Corridoi umanitari: in 5 anni portati in Europa quasi 4mila profughi

La Comunità di Sant’Egidio ritorna sulle parole pronunciate in Senato dal premier Draghi, che ha invitato l’Europa a «incentivare canali di immigrazione legali»

«Prevenire e contenere i flussi irregolari e incentivare i canali di migrazione legale. Su quest’ultimo aspetto in particolare l’Europa dovrebbe impegnarsi di più, seguendo ad esempio il modello dei cosiddetti corridoi umanitari». Lo ha detto ieri, 20 ottobre, il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo al Senato, in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre. Un discorso che da Sant’Egidio definiscono «molto importante»: è il «riconoscimento di una best practice della società civile, totalmente autofinanziata, che funziona perché riesce a mettere insieme la necessità di salvare chi fugge da guerre e condizioni di vita insostenibili con l’esigenza di avviare percorsi di integrazione».

A dimostrarlo, dalla Comunità citano il fatto che «in cinque anni siamo riusciti a portare con successo in Italia, in Francia, in Belgio e nel principato di Andorra quasi 4mila persone dai campi profughi del Libano, dall’Etiopia e dall’isola di Lesbo». L’auspicio ora è che «si concretizzino presto nuovi corridoi umanitari per salvare chi è nei campi di detenzione in Libia e chi è vittima della grave crisi umanitaria che si è aperta in Afghanistan. La nostra Comunità – conclude la nota diffusa da Sant’Egidio – continuerà a impegnarsi in questa direzione, cosciente della necessità che si aprano anche altri “canali di immigrazione legali”, come quelli attesi da anni per motivi di lavoro, necessari oggi più che mai anche per rispondere in modo adeguato alla ripresa economica in atto».

21 ottobre 2021