Corridoi umanitari, arrivati 139 profughi dall’Etiopia

A Fiumicino il vescovo Galantino rimarca che è importante «partire dai fatti più che dalle parole». Il capo dipartimento per l’immigrazione del ministero degli Interni rassicura: «l’esperienza proseguirà»

Provengono da Eritrea, Somalia e Sud Sudan i 139 profughi giunti nella tarda mattinata di ieri, 27 giugno, all’aeroporto di Fiumicino con un aereo di linea della compagnia Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba. Il loro ingresso in Italia è stato possibile grazie ai “Corridoi umanitari”, il protocollo d’Intesa con lo Stato Italiano firmato dalla Cei e dalla Comunità di Sant’Egidio, aperto con l’Etiopia. Dei 139 nuovi arrivi, tra i quali 62 bambini (il più piccolo ha appena tre mesi), la Diocesi di Roma ospiterà presso la “Cittadella della Carità – Santa Giacinta” una famiglia composta da padre, madre e tre bambini di 2, 6 e 10 anni. Si tratta di un nucleo di rifugiati per motivi politici, il papà è perseguitato nel proprio paese perché giornalista di un organo di informazione contrario al regime.

«Grazie alla collaborazione tra Governo, società civile, Chiesa e movimenti, c’è un’Italia che si muove in una direzione precisa che è quella della legalità, della voglia di accogliere e di integrare, che vuole crescere con l’arrivo di queste persone» ha affermato il neo presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, rimarcando che sulla questione dell’immigrazione è necessario «partire dai fatti più che dalla parole». Il vescovo ha posto l’accento sull’importanza dell’integrazione e dell’incontro perché «aiutano a ridimensionare i nostri limiti e ad aprire testa e cuore». Da Galantino un plauso alle tante famiglie italiane che si stanno rendendo disponibili all’accoglienza: «questa è l’Italia che stiamo insieme costruendo attraverso l’esperienza bella dei corridoi umanitari che ci libera dal tifo da stadio che non ci porta da nessuna parte. Quella del tifo è un’eredità che ci portiamo dietro da tempo ma di cui dovremmo liberarci perché se si è irretiti dal tifo, dalla contrapposizione per la contrapposizione non si cresce, non si è uomini e donne riusciti».

Ricordando che i migranti fuggono dalla guerra e dalla povertà ha sottolineato che «qualunque sia il governo, il colore politico, di fronte a queste storie non c’è colore che tenga». Infine ha rivolto un ringraziamento «all’Esecutivo per questa apertura e disponibilità», alla Comunità di Sant’Egidio e «agli italiani che destinano l’otto per mille e che, nonostante qualche episodio deprecabile, continuano ad avere fiducia nella Chiesa italiana che anche con la Campagna “Liberi di partire, liberi di restare” investe nelle terre da cui provengono queste persone».

Da Gerarda Pantalone, capo dipartimento per l’immigrazione del ministero degli Interni la rassicurazione che proseguirà «l’esperienza dei corridoi umanitari che sono un esempio bellissimo di collaborazione e un impegno ad integrare i rifugiati politici che sono ritenuti tali. Il ministero degli Interni continuerà a dare il suo sostegno alle migrazioni legali e in sicurezza, un modulo che vogliamo sostenere e continuare a sviluppare». Emanuela Del Re, sottosegretario agli Esteri ha invece evidenziato che corridoi umanitari «da tre anni rispondono alla sfida della protezione dei diritti umani e sono un esempio virtuoso: accanto alle centinaia di vite salvate in mare, questa è una via di accesso legale nel nostro Paese che permette di contrastare i traffici e apre vie sicure di immigrazione per selezionare quelle persone che fuggono, contrastando i trafficanti e chi specula. Questa è l’Italia che vogliamo, esprimiamo con chiarezza la solidarietà e la speranza a persone che si trovano in condizioni di vulnerabilità».

Per Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, con l’arrivo dei profughi attraverso il protocollo d’intesa «si fermano le polemiche e parlano i fatti: c’è un’Italia delle istituzioni, delle associazioni, delle Chiese, dei movimenti che vuole proteggere chi ha bisogno di protezione internazionale. Il nostro è un Paese capace di accogliere e di integrare: questo è il messaggio che arriva da qui». Rivolgendosi direttamente ai migranti ha dichiarato che «di fronte alla vostra vita, al vostro viaggio non ci sono parole polemiche, dibattiti inutili, ma il desiderio di accogliervi e di integrarvi. L’Italia è capace di protezione e sempre lo sarà perché lavorando insieme tutto cambia e tutto è possibile». Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione della Caritas italiana ha ricordato che «per ribadire la nostra posizione, alla vigilia del Consiglio Europeo, la stragrande maggioranza delle associazioni ha voluto lanciare la Campagna “European Solidarity”».

 

28 giugno 2018