Coronavirus «verso l’endemizzazione». Evitare «contagi inutili»

L’epidemiologo Massimo Ciccozzi “legge” i dati dell’ultimo report, che segnala un aumento dell’incidenza dei casi e parla di «maggiore contagiosità ma non gravità della malattia»

Guardando all’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute – pubblicato venerdì 18 marzo -, che segnala un aumento dell’incidenza dei casi di Covid-19 ma, fortunatamente, una non conseguente pressione sui reparti ospedalieri e sulle terapie intensive, Massimo Ciccozzi, ordinario di Statistica medica ed epidemiologica molecolare all’Università Campus Bio-Medico di Roma, parla di «un cauto ottimismo».

Professore, perché è necessario procedere con cautela anche e soprattutto in questa prima fase di allentamenti delle restrizioni annunciati dal governo?
È indubbio che stiamo procedendo bene e nella giusta direzione, così come è chiaro che siamo tutti stanchi di questa situazione legata alla pandemia, tuttavia se è vero che stiamo andando verso l’endemizzazione, il virus non è ancora endemico. Va bene quindi allentare le misure restrittive ma progressivamente, seguendo quello che ci dicono i dati scientifici, perché se la scienza dice certe cose la politica non può non tenerne conto. Non condivido la scelta di altri Paesi di eliminare in modo netto le restrizioni. Per esempio, potremmo rischiare un aumento dei casi nel periodo estivo, come già capitato, e questo non conviene a nessuno.

In effetti i casi di coronavirus in Italia risultano in crescita, specialmente in 9 regioni dove sono aumentati nell’ultima settimana i ricoveri ed è salita la percentuale di positivi ai tamponi molecolari. Inoltre negli ultimi 8 giorni è salito al 15,5% il tasso di positività a livello nazionale.
La variante predominante oggi, Omicron 2, ossia una sottovariante della principale Omicron, è diffusa al 90% e presenta una maggiore contagiosità – che è comunque pari a quella del morbillo – e tuttavia non dà fastidio agli ospedali né per quanto riguarda le terapie intensive né per quanto riguarda i ricoveri ordinari. A dire che c’è sì una maggiore contagiosità ma non una gravità della malattia. Anzi, i sintomi risultano pressoché gli stessi riscontrati per la variante Omicron, con una piccola percentuale di pazienti che manifesta problemi di gastroenterite. Di certo questi numeri in aumento risentono del venire via via meno dell’efficacia della terza dose e del fatto di non utilizzare più le mascherine all’aperto, senza magari ricorrervi quando si creino situazioni di aggregazione. Come è stato detto, la fine dello stato di emergenza non mette fine alla circolazione del virus perciò a mio avviso le mascherine in alcune situazioni, per esempio e soprattutto sui mezzi pubblici o al chiuso, andrebbero ancora utilizzate. Il punto principale è evitare contagi inutili perché anche se i sintomi sono lievi a oggi non conosciamo ancora tutti gli effetti di questo virus. Di certo sappiamo che il long Covid provoca una “nebbia cognitiva”, ad esempio. Ecco, questi effetti a lungo termine della malattia non devono essere sottovalutati.

Cosa si può dire rispetto all’ipotesi della necessità di una quarta dose del vaccino?
La quarta dose del vaccino, ossia la seconda dose booster, se fatta sul vecchio vaccino, cioè sul ceppo originario del virus di Wuhan, sarebbe inutile perché avrebbe un’efficacia di tre mesi e vorrebbe dire continuare a somministrare ciclicamente il farmaco. Se il vaccino è tarato sulla variante Omicron o se è un vaccino nuovo, come il Novavax, basato su strutture proteiche, può avere un’efficacia migliore, così come efficaci sono i vaccini a Rna. Oppure un vaccino polivalente. Ci sono molti trial aperti in merito, così come ce ne sono per i farmaci antivirali, utili specialmente per chi presenta delle comorbidità anche molto importanti. Insomma, di armi ne abbiamo da usare, bisogna solo scegliere quelle migliori.

La guerra in Ucraina sta comportando e comporterà ancora l’arrivo di profughi nel nostro Paese. Potrebbe questo impattare sulla diffusione del virus?
Dobbiamo tenere conto che solo il 20-30% della popolazione ucraina si è sottoposta al vaccino per il Covid-19 perciò sarà importante, come è stato predisposto, somministrare all’arrivo un tampone e garantire semmai l’isolamento e le quarantene necessari, così come vanno garantiti vaccino e cure a queste persone. Questa situazione è uno dei motivi per cui io avrei lasciato il generale Figliuolo al suo posto anche oltre il 31 marzo, per gestire questa situazione che richiede un’organizzazione logistica efficiente, così come la richiederà la somministrazione dei vaccini in autunno per chi ne necessiterà.

21 marzo 2022