Coronavirus, Unicef: colmare il gap nell’accesso ai vaccini
Il punto sulla situazione, a quasi 18 mesi dalla prima somministrazione di un vaccino contro il Covid-19. «Incredibili progressi ma le disuguaglianza continuano a prolungare la pandemia»
Nonostante gli «incredibili progressi» compiuti nei 18 mesi che sono passati dalla prima somministrazione di un vaccino anti Covid, «con uno storico lancio globale che non ha precedenti in termini di velocità, scala e popolazione raggiunta», il perdurare delle «disuguaglianze tra i Paesi a basso e alto reddito» continua a «costare vite umane e a prolungare la pandemia, aumentando la minaccia rappresentata dall’emergere di nuove varianti del virus, potenzialmente più pericolose». È il bilancio tracciato da Unicef e Covax, in una nota diffusa ieri, 23 maggio. «Solo il 16% delle persone nei Paesi a basso reddito ha ricevuto una singola dose di vaccino, rispetto all’80% dei Paesi ad alto reddito – si legge nel testo -. In alcuni Paesi a basso reddito, molte delle persone più a rischio della società – operatori sanitari, anziani e persone con condizioni di salute precarie – non sono protette, mentre giovani adulti sani ricevono dosi di richiamo nei Paesi più ricchi. Il mondo deve agire con urgenza per colmare questo divario di equità», il monito.
Dopo un anno di forti limitazioni, «ci troviamo ora in una situazione che due anni fa sarebbe sembrata impossibile: l’offerta globale è sufficientemente elevata da supportare l’obiettivo generale di sostenere una vaccinazione equa e completa di tutte le popolazioni adulte e adolescenti a livello globale». Covax – l’azione globale per accelerare lo sviluppo e l’accesso ai vaccini contro il Covid-19, guidata da Cepi, Gavi e Oms, in collaborazione con l’Unicef – ha accesso a un numero di dosi più che sufficiente per consentire a 91 Paesi a basso reddito, sostenuti dal Covax Advance Market Commitment (Amc), di raggiungere i propri traguardi alla luce dell’obiettivo globale dell’Oms di proteggere il 70% della popolazione di ciascun Paese. Ora si tratta di costruire su queste basi per aiutare i Paesi a proteggere completamente i gruppi ad alto rischio, a raggiungere gli obiettivi nazionali di vaccinazione e a colmare definitivamente il divario di equità del vaccino contro il Covid-19 a livello globale. Tuttavia – è la conclusione -, rimangono ancora degli ostacoli: la domanda e la capacità di assorbimento sono basse, con i Paesi a basso reddito che rimangono i più indietro».
Riguardo ai dati, è sceso dai 34 del mese di gennaio ai 18 di oggi il numero di Paesi con una copertura inferiore al 10% della popolazione. «Con oltre 3,8 miliardi di dosi contro il Covid-19 somministrate finora, i governi nazionali dei Paesi a basso reddito hanno fatto da apripista», informano dall’Unicef. Nel gennaio 2022, l’Oms, l’Unicef e Gavi hanno istituito il Partenariato per la distribuzione del vaccino contro il Covid-19 (Covdp), un’iniziativa inter-agenzie che si basa sulle risorse esistenti a livello globale, regionale e nazionale per sostenere la distribuzione del vaccino contro il Covid-19 nei Paesi a basso reddito. A metà aprile 2022, «è stato coordinato ed erogato un totale di 29 milioni di dollari di finanziamenti urgenti – entro 15 giorni lavorativi o meno – a dieci Paesi tra le tre agenzie».
Restano comunque diverse sfide ancora da affrontare. «Dall’analisi delle ultime previsioni di pianificazione della domanda forniteci da questi Paesi, la domanda nazionale stimata da oggi fino all’inizio del 2023 è attualmente di circa 330 milioni di dosi da Covax, oltre a quelle già consegnate o accettate dai Paesi», rende noto l’Unicef. Quindi, la richiesta. «Affinché il mondo continui a compiere progressi significativi nel colmare il divario globale di equità vaccinale, chiediamo con urgenza ai Paesi di fissare obiettivi ambiziosi sostenuti da piani concreti per l’attuazione – dando priorità alla copertura completa dei gruppi ad alto rischio – e a tutti i partner di coordinarsi per fornire ai Paesi le risorse necessarie per accelerare ed espandere le strategie nazionali, stimolare la domanda e superare le difficoltà operative». Indubbiamente, «il fatto che l’offerta globale e quella di Covax superino ora la domanda è una situazione vantaggiosa in caso di pandemia, in quanto garantisce a tutti i Paesi la disponibilità a lungo termine delle forniture e la scelta del prodotto». Si tratta di dare la priorità alla protezione delle popolazioni in tempi rapidi.
L’organismo delle Nazioni Unite chiede quindi «ai Paesi donatori e ai produttori di sostenere Covax assicurando che il volume e la tempistica delle consegne corrispondano il più possibile alle esigenze dei Paesi a basso reddito. I donatori devono sostenere Covax nel mantenere un portafoglio diversificato, che includa vaccini adattati alle varianti, se necessario». E ancora: «I produttori dovrebbero collaborare con Covax per riorganizzare o ridimensionare le forniture a partire dagli accordi di acquisto anticipato esistenti. Un mondo assediato da numerose sfide e crisi non cambia il fatto che la pandemia – la nostra crisi collettiva – è tutt’altro che finita. Colmare il gap di equità nei vaccini deve continuare a essere una priorità urgente per la comunità internazionale».
24 maggio 2022