Coronavirus, Speranza: «Lezione senza precedenti»

Il ministro della Salute in Aula al Senato, sui provvedimenti per il contenimento del coronavirus. «Sospensione delle scuole, la scelta più dolorosa»

«Non dobbiamo perdere la memoria di quanto abbiamo tragicamente vissuto. Non possiamo, asciugare le lacrime, dimenticare l’incubo che abbiamo vissuto. Abbiamo l’obbligo politico e morale di trarre insegnamenti da una lezione senza precedenti». Così il ministro della Salute Roberto Speranza durante le comunicazioni in Aula al Senato, ieri, 10 giugno, sui provvedimenti per l’attuazione delle misure di contenimento del coronavirus. «Sarebbe un errore imperdonabile – ha continuato – dividerci immotivatamente nell’azione di rilancio e riforma del Servizio sanitario nazionale». Quindi ha ricordato che «sono trascorsi 140 giorni da quando il 22 gennaio, con zero casi in Italia, abbiamo istituto la task force per monitorare l’andamento dell’epidemia da Covid-19. Quella decisione, come tante altre che si sono succedute, è stata adottata prima delle indicazioni dell’Oms e prima di tutti gli altri Paesi europei».

Il 1° marzo, prosegue il ricordo del ministro, l’Italia viene suddivisa in 3 zone e «il 4 marzo assumiamo quella che, a mio avviso, è stata la decisione più dolorosa: la sospensione delle attività scolastiche». Oggi, ha assicurato, «il governo è al lavoro per garantire la riapertura in piena sicurezza di tutte le scuole a partire dal mese di settembre. La mia opinione è che questa riapertura rappresenti la priorità assoluta su cui concentrare tutta la nostra attenzione e tutte le nostre risorse. Il diritto all’istruzione dei nostri figli, garantito dalla Costituzione, è il fattore essenziale per il futuro del nostro Paese». Il ministro non ha dubbi: «Non vi era alternativa alla durezza delle misure adottate. I luoghi del mondo dove si è scelta una strategia più morbida, penso a chi ha provato a seguire la strada dell’immunità di gregge, stanno pagando un prezzo molto più salato in termini di vite umane, oltre che in termini economici».

Da Speranza, parole chiare sia per il mondo della politica che per quello della scienza. «Credo, che tutti, politica, mondo sanitario, scienziati, tanto più dopo un lungo lockdown, dobbiamo avere misura nelle nostre affermazioni e mai dare messaggi contraddittori ai nostri concittadini», ha rimarcato, evidenziando i «risultati raggiunti tra mille difficoltà». Tra questi, «il raddoppio delle terapie intensive, la triplicazione dei posti nei reparti di pneumologia e malattie infettive». Non solo: «C’è un costante aumento dei tamponi eseguiti, c’è, adesso, una produzione italiana di mascherine, c’è un prezzo giusto di vendita al pubblico, c’è il ruolo ed il rispetto che ci siamo conquistati in tutti gli organismi sanitari europei ed internazionali», ha rivendicato il titolare della Salute.

Riguardo alla seconda ondata – o a «una recrudescenza» – del Covid-19, «non è certa ma è possibile. E quindi bisogna essere pronti. Restiamo, tutti, rigorosamente ancorati a una valutazione oggettiva dei dati e dei fatti», l’esortazione. Quindi, guardando agli ultimi mesi, Speranza ha ribadito che «è con le misure che governo e Regioni hanno adottato che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone, abbiamo alleggerito il peso insostenibile che arrivava sui nostri presidi sanitari e abbiamo sviluppato, giorno dopo giorno, le condizioni perché l’Italia potesse finalmente ripartire». E oggi c’è «una costante: aumentano i guariti, si riduce la curva del contagio, molte regioni sono a zero o prossime allo zero, diminuiscono i deceduti. L’indice Rt è in tutta Italia sotto la soglia di 1. Sono dati oggettivamente incoraggianti – ha rilevato -, che però continuano a rappresentare solo una parte della realtà».

Le analisi infatti rilevano «con la stessa chiarezza» due indicazioni ben precise «che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare». La prima è che «l’epidemia non si è conclusa, non è finita: ci sono ancora focolai di trasmissione attivi». La seconda: «Il virus, anche se in forma ridotta e con una prevalenza di casi asintomatici, continua a circolare». Ancora «indispensabili» dunque «il distanziamento, l’utilizzo delle mascherine, l’igiene personale», coì come «evitare gli assembramenti, restare a casa ed avvisare il medico immediatamente ai primi sintomi». In una parola, «continuare a rispettare rigorosamente le misure di quarantena». E «tenere alto il numero dei tamponi effettuati, soprattutto per ricercare possibili focolai laddove il Covid ci ha fatto più male».

Riguardo al tema degli spostamenti internazionali da e verso i Paesi extra Schengen, per il ministro della Salute «il quadro epidemiologico mondiale non offrea ancora sufficienti garanzie per una apertura senza regole prudenziali già dal 15 giugno. I dati che arrivano da molte aree del mondo – ha osservato -, in particolare dalle Americhe e dall’Oriente, segnalano una crescita preoccupante del contagio che non possiamo permetterci di sottovalutare. In Europa le cose vanno meglio. Ma il quadro globale è ancora molto complesso». Dentro ai confini nazionali invece – dopo l’orientamento positivo per l’autorizzazione di semifinali e finale di Coppa Italia che si disputeranno rispettivamente il 12, il 13 ed il 17 giugno -, ha continuato Speranza, «ci troviamo di fronte ad una forte richiesta di apertura, anche in considerazione della ormai iniziata stagione estiva, di ulteriori attività ricreative, attività ricettive come i centri termali, i parchi tematici, i rifugi alpini». Allo studio anche «tempi e le modalità delle attività congressuali e sugli eventi fieristici che necessitano di una preorganizzazione anche in vista dell’autunno, previa adozione di specifiche misure organizzative e di protocolli di sicurezza. Anche qui – le parole del ministro – servirà cautela, ma la strada non può che essere ancora quella di una graduale ripresa».

Nelle comunicazioni del ministro anche il tema del vaccino, riguardo al quale «l’Europa, unita, ha la forza politica, economica e scientifica, per svolgere un ruolo da protagonista – ha affermato -. Nessuno Stato deve essere lasciato indietro. L’Unione deve essere in grado di garantire, attraverso un processo equo e trasparente, che tutti possano avere accesso al vaccino». Secondo Speranza, «da parte del Parlamento Italiano, da tutte le forze politiche, deve giungere un forte messaggio affinché sia considerato un bene pubblico globale, un diritto di tutti e non un privilegio per pochi». Per l’Italia, in ogni caso, «le settimane che verranno saranno decisive. Noi dobbiamo continuare a lavorare per tenere il Paese unito da nord a sud. Non vincerà da solo un territorio contro un altro, ma solo la Repubblica, nella sua unità: sono le parole del nostro presidente Sergio Mattarella». Indubbiamente, i mesi del Covid «hanno dimostrato alcune debolezze del sistema su cui dobbiamo intervenire con coraggio. Penso, prima di tutto, alla necessità di rafforzare la sanità sul territorio e di puntare sulla ricerca o ancora a nuove politiche per il personale». Al momento, ha assicurato ancora il ministro, «stiamo lavorando a specifiche modalità utili a consentire l’apertura in sicurezza dei centri estivi già autorizzati a partire da 15 giugno. Particolare attenzione deve essere data alle attività relative alla cruciale fascia di età 0-3 anni».

Speranza non ha dubbi: «Dobbiamo chiudere definitivamente la stagione dei tagli. Ogni euro speso per la salute è un investimento per il futuro del nostro Paese. In 5 mesi abbiamo investito più risorse degli ultimi 5 anni. Ma per me – ha evidenziato – è solo l’inizio». Intatno, ha annunciato, «con il prossimo Dpcm, a cui lavoreremo immediatamente dopo questo passaggio parlamentare, dovremo decidere eventuali ed ulteriori misure di allentamento».

11 giugno 2020