Coronavirus, in aumento i contagi in Italia

La prima vittima, 38 anni, nel Lodigiano, è in prognosi riservata con insufficienza respiratoria. Le sue condizioni sono ritenute gravi. Contagiata anche la moglie incinta e un amico, in terapia intensiva. Quarantena terminata per i 55 italiani alla Cecchignola

Primi sei casi di coronavirus in Italia. Il primo contagiato è un uomo di 38 anni di Castiglione d’Adda, in provincia di Lodi, risultato positivo al test. L’uomo, sposato e senza figli, è stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno in prognosi riservata, con insufficienza respiratoria. Le sue condizioni sono ritenute molto gravi ma il leggero miglioramento rispetto alla serata di giovedì. Si sta cercando di ricostruire come abbia contratto il virus: sembra che sia andato a cena a fine gennaio con un amico che tornava dalla Cina ma non è detto che sia partito da lì il contagio da COVID-19, dato che i giorni trascorsi da allora sarebbero più di quelli considerati finora il periodo di incubazione del virus. L’amico comunque è stato individuato ed è ricoverato in isolamento al Sacco, da dove nella giornata di oggi, 21 febbraio, dovrebbero arrivare i risultati dei primi test. Positivi ai test anche sua moglie incinta – un’insegnante di liceo di Codogno – e uno stretto conoscente, entrambi ricoverati in isolamento al Sacco. Al momento si sta decidendo come procedere per la scuola dove lavora la donna.

«Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto superiore di Sanità», ha detto nella serata di ieri l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, aggiungendo che in via cautelativa «sono attualmente interrotti gli accessi al Pronto Soccorso e le attività programmate dell’ospedale di Codogno». L’assessore ha inoltre spiegato che le persone sottoposte a test per il coronavirus tramite tampone sono 150, tra medici, sanitari e parenti stretti del 38enne, e saranno sottoposte a quarantena in base a quanto stabilito dal ministero.

Il 38enne, che lavora all’Unilever di Casalpusterlengo – dove oggi sono in programma i tamponi per tutti i suoi colleghi – e vive vicino Codogno, si è presentato in ospedale, al Pronto soccorso di Codogno, ieri, giovedì. Ricostruendo i suoi spostamenti è passato dal Pronto soccorso al reparto di Medicina fino alla Terapia intensiva. Al momento si stanno avviando le procedure per la quarantena per i suoi familiari e con tutti i medici e gli infermieri che sono entrati a contatto con lui. In tutto, circa 70 persone.

Questa mattina, 21 febbraio, le autorità sanitarie stanno organizzando il trasferimento dell’uomo, con un’ambulanza ad alto biocontenimento, all’ospedale Sacco di Milano, individuato con lo Spallanzani di Roma come quello adatto a trattare i casi di bioemergenze. Intanto una equipe del Sacco è andata all’ospedale di Codogno. Per quanto riguarda i contatti dell’uomo, gli esperti ricordano che la quarantena è considerata necessaria per chi ha avuto il “primo contatto”, vale a dire per chi è stato fino a un metro di distanza dalla persona contagiata per un periodo non occasionale. Quarantena che, per l’immunologo Roberto Burioni, è indispensabile per chi torna dalla Cina, «senza eccezioni. Spero che i politici lo capiscano – scrive su Facebook – perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili».

Intanto nella giornata di ieri, 20 febbraio, i ministri Roberto Speranza (Salute) e Lorenzo Guerini (Difesa) hanno incontrato i 55 italiani che hanno terminato il periodo di quarantena nel sito della Cecchignola, al rientro da Wuhan. I primi 20 hanno lasciato la struttura militare entro la serata. «Bella emozione abbracciare i nostri connazionali riportati in Italia da Wuhan. Oggi tornano in tutta sicurezza alla loro vita – le parole di Speranza affidate a Twitter -. Lo Stato ha fatto fino in fondo il suo dovere. Grazie a tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno lavorato a questa operazione».

21 febbraio 2020

aggiornato alle ore 14