Coronavirus, nuove misure dell’Unhcr per l’emergenza tra i rifugiati
L’Alto Commissario Filippo Grandi: «Di primaria importanza implementare misure di prevenzione». L’obiettivo: rafforzare sistemi igienico-sanitari
Grecia, Bangladesh, Giordania, Uganda, Sudan, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Brasile, Ciad, Iran. Questi alcuni tra i Paesi con campi profughi o alta presenza di rifugiati raggiunti dalle nuove misure messe in atto dall’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) per la prevenzione della pandemia di Covid-19. Misure per la realizzazione delle quali il 26 marzo l’organismo internazionale aveva lanciato una raccolta fondi per 255 milioni di dollari.
Basso, al momento, il numero di contagi confermati tra i rifugiati ma resta il fatto che oltre l’80% della popolazione rifugiata mondiale e quasi la totalità degli sfollati interni vivono in Paesi a reddito basso o medio, molti dei quali con servizi medici, idrici e igienico-sanitari inadeguati. Numerosi rifugiati vivono in campi densamente popolati o in aree urbane in condizioni di povertà in cui le infrastrutture per l’assistenza medica e le strutture per l’erogazione di acqua e servizi igienico-sanitari sono inadeguate. Per l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi, «in questi siti l’implementazione di misure di prevenzione è di primaria importanza».
Le misure adottate dall’Unhcr mirano proprio a rafforzare servizi e sistemi igienico-sanitari e per la salute, anche tramite la distribuzione di sapone e il miglioramento delle opportunità di approvvigionamento idrico. Ancora, mirano a sostenere i governi nell’implementazione di misure di prevenzione del contagio e di risposta dell’assistenza sanitaria, anche mediante la distribuzione di forniture e attrezzature mediche; distribuire materiali per gli alloggi e beni di prima necessità; offrire orientamento e informazioni sulle misure di prevenzione. Tra gli obiettivi, per continuare, c’è anche quello di estendere l’assistenza in denaro al fine di attenuare gli effetti socio-economici negativi della pandemia e di promuovere il monitoraggio e gli interventi volti ad assicurare che i diritti delle persone costrette alla fuga siano rispettati.
1° aprile 2020