Coronavirus, Niccolò in viaggio verso casa

Partito alle 5 del 14 febbraio il volo che riporterà in Italia il 17enne italiano rimasto bloccato per due volte a Wuhan, focolaio dell’epidemia

Iniziata questa mattina, 14 febbraio, alle 5.45 l’operazione di rimpatrio di Niccolò, lo studente italiano di 17 anni, originario di Grado, rimasto bloccato per due volte a Wuhan, focolaio dell’epidemica di coronavirus perché febbricitante. L’ultima volta era stata il 3 febbraio, quando non si era potuto imbarcare sul volo dell’Aeronautica militare che aveva riportato da Wuhan altri 56 italiani.

Ora Niccolò sta bene, è risultato negativo ai test sul coronavirus e, da giorni, vive in un albergo, in attesa di poter tornare. Per lui è partito questa mattina da Pratica di Mare un volo speciale dell’Aeronautica militare, che ha il compito di imbarcarlo e fare ritorno nello stesso scalo romano domani, 15 febbraio, alle 7. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ieri era aveva fatto sapere durante la trasmissione “Piazza Pulita” che sarebbe stato anche lui sull’aereo per Wuhan: «Con me medici e infermieri. Ritorneremo nella giornata di sabato».

Già attivata la procedura di quarantena. Il volo allestito dall’Aeronautica militare avverrà in biocontenimento, vale a dire con un protocollo per proteggere sia il paziente in isolamento sia il personale sanitario, l’equipaggio e l’aereo stesso dall’esposizione ad agenti infettivi. Avviene in coordinamento con i ministeri della Salute, dell’Interno, degli Esteri e con la Protezione Civile. Nel mondo, oltre al nostro Paese, solo Stati Uniti e Gran Bretagna sono in grado di svolgerlo. Niccolò, viaggerà all’interno di speciali barelle Ati (Aircraft transport isolator) isolatrici: un sistema utilizzato per febbri emorragiche, vaiolo, peste o tubercolosi multi-farmaco resistente. Una volta atterrato verrà trasportato in ospedale su un’ambulanza anch’essa ad alto bio-contenimento.

Intanto aumentano i contagi. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 4.633 nuovi casi e 121 decessi, portando il bilancio totale dei morti a 1.383. I casi di contagio confermati in tutto il mondo sono 64.437, di cui 63.855 nella Cina continentale. Vittime anche tra il personale sanitario: la Commissione sanitaria nazionale di Pechino parla di 6 morti mentre, all’11 febbraio, i contagiati tra il personale medico risultano 1.716, vale a dire il 3,8% dei casi totali confermati nel Paese. A mettere in luce le difficili condizioni del loro lavoro in prima linea, la morte di Li Wenliang, il medico rimproverato per essere stato uno dei primi a fine dicembre a dare l’allarme, contagiato dal virus. A preoccupare, la carenza di forniture mediche: si lavora senza un’adeguata protezione, con maschere insufficienti, tute protettive carenti e spesso riutilizzate per giorni. Il bilancio umano più pesante a Wuhan, dove il coronavirus è apparso a dicembre: il 74% dei decessi in tutto il mondo e il 43% di tutti i pazienti contagiati.

14 febbraio 2020