Coronavirus: l’inizio di una fase post-pandemica

A spiegarla è l’infettivologo Roberto Cauda (Gemelli): «Siamo in una situazione di convivenza con il virus». Strategia di contrasto «simile a quella per l’influenza»

Per valutare correttamente una situazione epidemiologica «è importante guardare i numeri» e quelli attuali legati al Covid-19 ci dicono che, «nonostante un’inattesa ondata di contagi nella stagione estiva, grazie alla protezione offerta dai vaccini il virus non ha prodotto e non produce uno stress sugli ospedali né sulle terapie intensive e il numero dei morti non è assolutamente avvicinabile a quello delle prime fasi della pandemia». A dirlo è Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, evidenziando che «ci troviamo all’inizio di una fase post-pandemica, con una situazione epidemiologica endemica, ossia di convivenza con il virus».

Professore, ci apprestiamo a vivere quindi un autunno sereno?
Se non ci saranno nuove varianti più trasmissibili e diverse da quella attualmente circolante, sì, dovremmo vivere una stagione autunnale relativamente tranquilla e questo grazie alla vaccinazione e al fatto che Omicron 5 ha una minore capacità di attaccare il polmone mentre si replica di più nel naso, il che significa che si verificano meno polmoniti e una forma meno grave della malattia. Pur a fronte di un’alta trasmissibilità del virus, non si verificano forme di malattia gravi perciò possiamo dire che viviamo una situazione simile a quella che presenta l’influenza, anche se parliamo ovviamente di due virus diversi ma con dei punti di contatto: producono entrambi malattie respiratorie, presentano delle mutazioni e generano delle pandemie.

Con l’influenza, però, possiamo convivere. È quindi confortante pensare di essere arrivati a questo punto pensando al coronavirus.
La stessa circolare del ministero della Salute del 7 settembre, che valuto molto appropriata – così come adeguate e puntuali mi sembrano le dichiarazioni di Aifa ed Ema dei giorni scorsi -, presenta una strategia di contrasto al Covid-19 simile a quella adottata per l’influenza: nemmeno quest’ultima si riesce a contrastare totalmente ma non genera forme gravi di malattia. L’obiettivo è quello di proteggere i soggetti fragili e coloro che rischiano di sviluppare forme patologiche gravi.

Per queste persone è quindi raccomandata la vaccinazione. E per le persone che invece non rientrano in queste categorie?
Il comunicato dell’Agenzia italiana del farmaco, che ha dato il via libera all’utilizzo dei vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax, recentemente approvati da Ema come dosi booster per tutti i soggetti al di sopra dei dodici anni di età, riconosce che la popolazione a maggior rischio di sviluppare malattia grave, per la quale quindi la dose booster è fortemente raccomandata in via prioritaria, è rappresentata dai soggetti che presentano fattori di rischio e dagli over 60. Tutti gli altri soggetti possono comunque vaccinarsi con la dose booster su consiglio del medico o come scelta individuale. La circolare del ministero della Salute indica inoltre che gli eleggibili alla vaccinazione sono primariamente coloro che siano in attesa della seconda dose di richiamo, includendo anche operatori sanitari, operatori e ospiti delle strutture residenziali per anziani e donne in gravidanza. Recenti notevoli studi fatti in Canada dimostrano per queste ultime sia la sicurezza che l’efficacia della vaccinazione. Chi invece non rientra nelle categorie elencate e abbia fatto la dose booster in questa fase non ha necessità di affrettarsi a fare il vaccino. Dopo 120 giorni dalla vaccinazione o dall’infezione lo si potrà comunque fare.

I nuovi vaccini bivalenti proteggono anche dalla variante “Centaurus”?
La variante Ba2.75, cosiddetta “Centaurus”, al momento è presente in India e non è possibile prevedere che cosa succederà e cioè se avremo una diffusione importante o sporadica. Pensiamo al fatto che ci sono altre varianti “voc”, ossia varianti di preoccupazione come ad esempio Gamma, che sono state isolate ma che non hanno determinato delle ondate significative di malattia. Perciò al momento è necessario vigilare, certo, per identificare le varianti circolanti sequenziando il virus, ma con la consapevolezza che grazie alla vaccinazione – con anche terza e quarta dose in numerosi soggetti, unitamente a un alto numero di soggetti infettati con eventuale pregressa vaccinazione e che quindi godono di una immunità naturale o ibrida – si è creato un muro contro il virus.

Stanno per ricominciare le scuole e l’uso della mascherina in classe non sarà più obbligatorio. Questo potrebbe avere delle conseguenze sulla diffusione del virus?
Ormai c’è stato un allentamento generale rispetto all’uso della mascherina. Rimane l’obbligo fino a fine mese della ffp2 sui mezzi pubblici ma penso che anche in questo caso andremo verso un allentamento perciò, dato che la scuola non è una realtà isolata né una monade a sé stante, solo se la situazione dovesse peggiorare rispetto alle condizioni attuali si potrebbe pensare all’utilizzo dei dispositivi di sicurezza nelle scuole come è stato per lo scorso anno. Tuttavia i bambini generalmente non vengono interessati da forme gravi della malattia, salvo il potersi fare portatori del virus nei confronti delle persone anziane o fragili come i nonni.

9 settembre 2022