Coronavirus, l’epidemiologo Ciccozzi: «Guardarsi dalla “sindrome di Super Mario Bros”»
L'appello ai giovani, e non solo: «Stiamo procedendo più che bene con il piano vaccinale ma è necessario agire ancora con cautela nei prossimi mesi. Non abbiamo tre vite». Preoccupazione per la disponibilità di dosi per tutti, «nei tempi giusti». La «sospensione temporanea del brevetto»
Ad oggi, in Italia sono poco più di 11 milioni, pari al 18,78% della popolazione, le persone che hanno completato l’iter vaccinale, di cui lo 0.87% con il vaccino monodose. Gli italiani che hanno invece ricevuto soltanto la prima dose del vaccino sono il 36,32%, ovvero più di 21 milioni e 600mila, su una platea di quasi 60 milioni. Questi dati «ci dicono che la strada che stiamo percorrendo è una buona strada, ed è quella giusta, ma è ancora lunga» perché per avere una situazione di stabilità e sicurezza «è necessario raggiungere la soglia almeno del 70% di vaccinati con entrambe le dosi, come è avvenuto negli Stati Uniti». A spiegarlo è Massimo Ciccozzi, ordinario di Statistica medica ed epidemiologica molecolare all’Università Campus Bio-Medico di Roma, che con il virologo Arnaldo Caruso, ordinario di microbiologia clinica all’Università di Brescia, ha identificato la variante italiana.
Professore, il bilancio rispetto al piano vaccinale è dunque positivo?
Sì, stiamo procedendo più che bene anche se da epidemiologo ho una preoccupazione non banale in merito alla disponibilità di dosi di vaccino per tutti e, cosa molto importante, da garantire nei tempi giusti. Mi riferisco all’allungamento dei tempi tra la prima e la seconda somministrazione del farmaco, che da un punto di vista scientifico non è giustificato e che mi pare un escamotage per supplire a una eventuale mancanza di dosi per tutti. Se l’efficacia di protezione è calcolata in tre settimane tra una somministrazione e l’altra, non posso arbitrariamente allungare questo tempo, specie se in alcune regioni fisso un limite di 33 giorni e in un’altra di 41. Si dice che il trial clinico parla di efficacia fino al 41° giorno ma parlarne in questi termini è come parlare di una media matematica, che è un valore approssimativo, non scientifico e certo. Agendo così non si garantisce uniformità e questo disorienta.
Un altro elemento di preoccupazione diffusa è quello dell’effettiva efficacia dei vaccini contro le varianti.
Uno studio pubblicato sul sito della Sanità inglese ci dice che a 15 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino a Rna, ossia il Pfizer, i sintomi della malattia scompaiono nell’88% dei casi di variante indiana e nel 93% di quella inglese. Il vaccino a vettore virale, quale è Astrazeneca, è efficace invece in 7 casi su 10 di variante indiana mentre guariscono 6,6 persone su 10 di quelle colpite dalla variante inglese. Ancora, entrambi i vaccini sono efficaci, avendone ricevuto una sola dose, rispettivamente in un terzo e nella metà dei casi sia di variante indiana che inglese.
L’allarmismo per le varianti non ha quindi motivo di esistere.
No, non è motivato da fondamenti scientifici, specie perché sappiamo che un virus per sua natura muta per induzione del nostro sistema immunitario, che cerca di respingerlo e di combatterlo, e più mutazioni fa, più si adatta all’ospite che ha infettato, con l’unico scopo di riprodursi in lui all’infinito. Perciò, per semplificare, possiamo dire che il virus non ha alcun interesse a uccidere il suo ospite. Noi epidemiologi vediamo che dalle mutazioni che sta facendo, questo coronavirus ha iniziato un buon adattamento all’ospite e quindi diventerà via via sempre meno importante. Per prevenirlo faremo dei richiami del vaccino, che magari poi in futuro consiglieremo solo a certe categorie di persone, come avviene ora per il vaccino antinfluenzale.
Quali sono invece i tempi previsti per il richiamo e, quindi, qual è la durata dell’efficacia del vaccino?
C’è da pensare assolutamente alla dose di richiamo per tutti, ecco perché è davvero importante assicurarsi che i vaccini arrivino e che ci siano per tutti. Quanto all’efficacia, le analisi fatte sul trial vaccinale ci dicono che 6 mesi sicuri di copertura un ciclo completo li garantisce ma va fatto un ragionamento in chiave preventiva, evitando la circolazione del virus e quindi ecco l’importanza, alle porte dell’estate, di vaccinare i giovani, ossia coloro che hanno una vita sociale più attiva e che rischiano di far circolare il virus non solo tra i loro coetanei ma anche infettando i familiari adulti e gli anziani.
Cosa raccomanda ai giovani in particolare, ma a tutti, per i prossimi mesi estivi, che garantiranno maggiore libertà viste le aperture e il venire meno di coprifuoco e restrizioni?
Prima di tutto invito tutti a vaccinarsi e allargo lo sguardo evidenziando l’importanza di una sospensione temporanea del brevetto sui vaccini per garantire anche ai Paesi più poveri il farmaco. Dato che parliamo di una pandemia, il ragionamento deve essere posto a livello globale. Laddove non si agisca per “altruismo epidemiologico”, si consideri quanto meno che certe zone del mondo sono allo stato attuale delle sacche di endemia dove il virus circola e può dare luogo ad altre varianti che potremmo non controllare. Prevenire questo equivale a proteggere anche noi stessi, oltre che proteggere quelle persone. Tornando alla situazione italiana, è necessario agire ancora con cautela nei prossimi mesi. Io sono ottimista ma parlo di cauto ottimismo. Quindi bisogna ancora indossare la mascherina, sia al chiuso che all’aperto, e mantenere il distanziamento. Ai giovani in particolare dico di guardarsi bene da quella che chiamo la “sindrome di Super Mario Bros” perché non siamo e non sono dei super eroi come il personaggio del famoso videogioco, non abbiamo cioè tre vite a disposizione ma una soltanto.
28 maggio 2021