Coronavirus, il bilancio del Gemelli: «Da una condizione di guerra a una di guerriglia»

A parlare, l’infettivologo Fantoni, responsabile del Columbus Covid 2 Hospital. Elefanti, direttore della Fondazione Gemelli: «Risposta straordinaria del personale». Dalla terapia intensiva, la testimonianza dell’infermiera Rita Di Cola

L’anno appena concluso sarà inevitabilmente ricordato per la pandemia di coronavirus. Dell’emergenza sanitaria che ancora stiamo vivendo ha trattato anche il Papa nella sua omelia del 31 dicembre scorso, esprimendo riconoscenza ai medici, agli infermieri e ai volontari «impegnati in prima linea e per questo sempre nelle nostre preghiere». Dall’Unità operativa complessa di Malattie infettive del Policlinico Agostino Gemelli, a fare un bilancio degli ultimi 10 mesi interessati dalla pandemia di Covid-19 è l’infettivologo Massimo Fantoni, responsabile del Columbus Covid 2 Hospital, la struttura dedicata afferente al nosocomio di via della Pineta Sacchetti. «Come professionisti della salute siamo stati investiti da un’onda d’urto violenta – dice il medico, che è anche docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore -, sul piano professionale e su quello umano. Avevamo di fronte un virus sconosciuto e una malattia con un andamento epidemico dal ritmo inaudito». L’elemento della novità, che «nella fase iniziale ci ha trovati in assenza di cure e in una condizione di incertezza diagnostica», ha offerto tuttavia «l’opportunità straordinaria di lavorare in equipe multidisciplinari, a contatto con colleghi molto giovani – evidenzia l’esperto -, motivo di grande arricchimento». Allo stato attuale, «con la cronicizzazione dell’emergenza e il passaggio da una condizione “di guerra” a una di “guerriglia” – continua Fantoni -, volgiamo lo sguardo in avanti, scorgendo una vittoria che, grazie al vaccino, vediamo più vicina, certo, ma che è ancora comunque lontana». Per questo, il medico considera «non condivisibile un atteggiamento di eccessiva euforia, così come sono inadeguate certe forme di sospetto e di denigrazione del lavoro di ricerca che è stato fatto».

Da parte sua, Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, evidenzia «la risposta straordinaria, a tutti i livelli, del personale, che in questi mesi ha vissuto un rapporto di vicinanza con i pazienti, dimostrando impegno, dedizione e unione». Elefanti fa sapere inoltre che «i nostri dipendenti hanno espresso un’adesione pressoché unanime alla vaccinazione e sono già oltre 2mila, su 3.800, coloro che hanno ricevuto il vaccino». Tra loro, anche Rita Di Cola, infermiera impegnata nel reparto di terapia intensiva del Covid 2 Hospital. «Con la vaccinazione il 31 dicembre – dice – ho chiuso in bellezza un anno difficile, fatto di tante morti in solitudine e di occhi pieni di smarrimento ma anche un anno nel quale il nostro ruolo di infermieri è finalmente uscito dall’ombra».

7 gennaio 2021