Coronavirus, i vescovi: «Vaccinarsi, un atto d’amore»

Dalla presidenza Cei una nota su “Curare le relazioni nel tempo della ripresa”. L’invito a comportamenti responsabili e a un’immunizzazione «sempre più diffusa»

«Un atto d’amore». Papa Francesco ha definito così la scelta di vaccinarsi contro il Covid-19. Una scelta consapevole, attraverso cui passa anche la cura dell’azione pastorale: lo ribadiscono i vescovi nella nota “Curare le relazioni nel temo della ripresa”, diffusa oggi, 8 settembre, dalla presidenza della Cei. In questa fase della pandemia, si legge nel testo, «resta fondamentale mitigare i rischi di trasmissione del virus, che è ancora pericoloso, specialmente nelle sue varianti. Per questo – scrivono i vescovi – è bene continuare a osservare le misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio, quali l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene costante delle mani. La prevenzione di nuovi focolai passa, infatti, attraverso l’adozione di comportamenti responsabili e un’immunizzazione sempre più diffusa».

Al centro, dunque, il tema della vaccinazione, che, precisano dalla Cei, «rientra nella più ampia materia della tutela della salute pubblica ed è affidato alle competenti autorità dello Stato. Finora  – si legge nella nota – l’obbligo vaccinale riguarda solo alcune circoscritte categorie di lavoratori. La normativa civile attuale non prevede l’obbligo vaccinale né richiede la certificazione verde per partecipare alle celebrazioni o alle processioni né per le attività pastorali in senso stretto (catechesi, doposcuola, attività caritative…). La tematica è complessa – aggiungono ancora i vescovi – e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta». Le parole del Papa però, evidenziano, interpellano le coscienze di tutti, «soprattutto di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità. Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a “un atto di amore” per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate», esortano.

L’invito dei vescovi insomma è a fare «quanto è nelle nostre possibilità» perché «le relazioni pastorali riprendano nella cura vicendevole e, specialmente, dei più deboli. Facciamolo come atto di risposta al mandato del Signore di servirci gli uni gli altri, come lui si è fatto nostro servo; come segno di accoglienza del suo invito a prenderci cura gli uni degli altri, come lui si è preso cura di noi». Di qui l’esortazione a «incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione eucaristica; di quanti sono coinvolti in attività caritative; dei catechisti; degli educatori; dei volontari nelle attività ricreative; dei coristi e dei cantori». E ancora: «Le Conferenze episcopali regionali e ciascun vescovo, sentiti i Consigli di partecipazione – si precisa nel documento – possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio, come quelle elencate».

Tra le linee operative indicate, anche la possibilità di promuovere, in questa fase, incontri con esperti «che possano offrire spiegazioni e delucidazioni sul tema delle vaccinazioni», per «contribuire a una maggiore e più efficace informazione». Rimane, infine, «inalterata la facoltà di ogni singolo vescovo di definire criteri che consentano di svolgere le attività pastorali in presenza, in condizioni di sicurezza e nel rispetto della normativa vigente».

8 settembre 2021