Coronavirus, dimessi dallo Spallanzani i 20 cinesi sotto osservazione

Erano con la coppia tuttora in ospedale. Sono tutti in buone condizioni. Intanto sale a 1.350 il numero di morti in Cina, 1.310 nella sola provincia dello Hubei, con 242 nuovi decessi in un giorno

Dopo 14 giorni di quarantena, sono stati dimessi questa mattina, 13 febbraio, i 20 turisti cinesi ricoverati in via precauzionale all’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, risultati ripetutamente negativi ai test del coronavirus. Erano stati messi sotto osservazione in quanto membri della comitiva della coppia tuttora ricoverata nella struttura romana. Il loro autobus era stato recuperato a Cassino. L’assessorato alla Sanità e all’integrazione socio sanitaria della Regione Lazio rende noto attraverso un tweet che «sono tutti in buone condizioni di salute». L’ambasciata cinese ha predisposto per loro il rientro in Cina.

Ad accompagnarli all’uscita dell’ospedale c’era il medico dell’ambasciata cinese, il dottor Zhang, da cui, insieme a gratitudine e stima per l’assistenza sanitaria ricevuta e l’umanità del personale dello Spallanzani, è arrivato anche un appello. «Nella comunità cinese – ha detto – si sta diffondendo il panico. Non per l’epidemia di coronavirus ma per la sicurezza. Ci sono state aggressioni verso cinesi in Italia, non turisti, ma comunità cinese. Vorrei invitare gli amici italiani a fare attenzione alla sicurezza dei nostri connazionali che vivono e lavorano in Italia – ha detto -, a evitare pregiudizi, distinzioni, aggressioni. Insulti e minacce non sono tollerabili. È l’appello che voglio lanciare».

Spallanzani, Istituto Nazionale per le Malattie InfettiveRestano quindi 3 i casi di coronavirus in Italia: oltre ai coniugi cinesi, l’italiano di 27 anni rientrato da Wuhan, arrivato allo Spallanzani dal sito della Cecchignola, le cui condizioni non destano comunque preoccupazione. Al momento quindi non ci sono segnali che il virus circoli nel nostro Paese. Questo però non basta ad arginare la paura, accompagnata spesso da scarsa informazione. Le agenzie stampa riportano la testimonianza di un’infermiera che ha assistito i turisti cinesi allo Spallanzani: «Non erano preoccupati per il fatto di essere stati ricoverati – riferisce -; li preoccupava il fatto che gli alberghi non li accettavano e sono dovuti rimanere un’altra notte. Lo stesso con i taxi: li chiamavano parlando in inglese ma quando i tassisti vedevano che erano cinesi non li facevano salire. Ieri erano senza mascherina, senza guanti, potevano socializzare e quindi anche uscire ma non hanno trovato posto, non avevano dove andare. Loro volevano uscire, pernottare fuori ma non è stato possibile».

In Cina intanto sale a 1.350 il numero di morti per coronavirus, 1.310 nella sola provincia dello Hubei – epicentro dell’epidemia -, con 242 nuovi decessi registrati ieri, 12 febbraio, secondo quanto riferito dall’autorità sanitaria locale. I contagi sono 48.206. Sempre nella sola provincia dello Hubei, i casi di guarigione sono 3.441. Il forte incremento del numero delle vittime è legato alla ridefinizione dei parametri diagnostici operata dalle autorità sanitarie, che hanno spiegato di aver modificato i criteri per confermare i casi di contagio, garantendo una maggiore discrezionalità ai medici nel decidere se un paziente è infetto. Si tratta di «casi diagnosticati clinicamente» anche per agevolare un più rapido accesso alle cure. Nel suo aggiornamento quotidiano, la commissione sanitaria di Hubei ha anche confermato altri 14.840 nuovi casi nella sola provincia.

Confermato un nuovo caso di coronavirus in California. Si tratta di uno dei cittadini americani evacuati da Wuhan, che si trova ora nella base dei marine Miramar nella contea di San Diego. È il 14esimo caso negli Usa; l’ottavo in California. In Vietnam invece disposta a partire da oggi, 13 febbraio, una quarantena di 20 giorni per una comunità di 10mila abitanti a Son Loi. Le misure di prevenzione, ha spiegato il ministero della Salute vietnamita, seguono la segnalazione di cinque casi di contagio nella cittadina. Finora in totale in Vietnam sono 15 i casi conclamati di infezione.

È approdata intanto in Cambogia la nave da crociera Mv Westerdam, in mare da due settimane dopo essere stata respinta da Giappone, Taiwan, Guam, Filippine e Thailandia per paura del virus. La sua destinazione originaria era Shanghai, che è stata chiusa. Soddisfazione nella parole del dirette dell’Organizzazione mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus: «È un esempio di solidarietà internazionale che abbiamo chiesto con insistenza – ha detto -. L’epidemia può far emergere il meglio o il peggio di noi». Da un’altra nave da crociera, la Diamond Princess, in quarantena al largo di Yokohama, in Giappone, arriva invece la notizia di altre 44 persone risultate positive ai test sul coronavirus. Il totale di quanti hanno contratto il virus a bordo della nave sale dunque a 174 ma l’operatore della nave – a bordo della quale ci sono 35 italiani, ancora tutti immuni – ha assicurato che la quarantena si concluderà comunque il 19 febbraio.

13 febbraio 2020