Coronavirus, Cauda: «Sbagliato ritenere che ce lo siamo lasciati alle spalle»

Il medico, ordinario di Malattie infettive alla Cattolica e direttore dell'Unità malattie infettive del Gemelli, analizza l'aumento dei casi osservato da fine luglio. «La "seconda ondata" è arrivata prima». Sul vaccino: «Impossibile derogare a metodi e tempi»

È un invito alla prudenza e alla responsabilità quello che Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, rivolge primariamente ai giovani, al fine di contenere la diffusione del coronavirus. «Dopo mesi di relativa stazionarietà nell’andamento dei contagi nel post-lockdown – osserva l’esperto -, dalla fine di luglio si rileva un aumento dei casi in parte legato alla circolazione di persone di ritorno dall’estero nel tempo delle vacanze, in parte dovuto a comportamenti non in linea con le regole di prevenzione». Nello specifico, Cauda nota come «la mancata attenzione ad evitare assembramenti nonché l’uso non sempre corretto della mascherina, da adottare insieme al lavaggio frequente e accurato delle mani», abbia condotto a una «crescita dei contagiati, insieme a una consistente diminuzione dell’età mediana che, se nel periodo più buio della pandemia, nei primi mesi, era di 60 anni, oggi si assesta intorno ai 30».

Roberto Cauda, infettivologo al Gemelli
Nella foto Roberto Cauda

Questo dato relativo a soggetti prevalentemente in buona salute, unitamente alla presenza, allo stato attuale, «di molti contagiati asintomatici o con sintomi benigni – continua l’esperto -fa sì che non ci troviamo in una condizione di emergenza per quanto riguarda i ricoveri e le sale di rianimazione, cosicché il sistema sanitario sta reggendo bene», tuttavia è sbagliato «agire superficialmente, ritenendo che oramai il virus ce lo siamo lasciati alle spalle». Alla sera di ieri, 1° settembre, il bollettino diffuso dalla Protezione civile indicava 978 nuovi casi, 8 decessi nelle precedenti 24 ore , per un totale di 270.189 casi e 35.491 morti dall’inizio della pandemia; 107 i ricoverati in terapia intensiva, 13 in più rispetto al giorno precedente.

Per Cauda «quella “seconda ondata” prevista per l’autunno è arrivata prima», seppure «la stagione estiva fosse stata ritenuta un tempo favorevole perché i raggi ultravioletti del sole possono destabilizzare la struttura del coronavirus e influenzare il suo ciclo vitale, rendendolo meno contagioso e favorendo una inattivazione precoce dei droplets, ossia le particelle di saliva che veicolano il virus». Per il medico, che invita ad attenersi al realismo «piuttosto che cedere a posizioni catastrofiste o, di contro, negazioniste – anche se ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni- », è importante ricordare che «questo virus, che sappiamo appartenere alla famiglia della Sars solo per l’80%, il che fa sì che presenti una minore letalità rispetto alla sindrome respiratoria acuta grave ma una maggiore diffusibilità, è un virus aereo e quindi si trasmette nel modo più naturale possibile: semplicemente respirando». Da qui il rimando di Cauda alle parole «sagge e autorevoli del presidente della Repubblica», che nel suo discorso in occasione del Meeting di Rimini, in merito all’emergenza sanitaria per il Covid-19 ha auspicato «senso di responsabilità da parte di ciascuno, non solo per se stessi ma anche per gli altri».

studenti con mascherina, covid, coronavirusL’esperto aggiunge che «è fondamentale avere cognizione del fatto che con il virus dobbiamo e dovremo ancora convivere» e che se «i diversi focolai, ora prevalentemente legati al ritorno dei giovani dai luoghi di villeggiatura – come ad esempio la Sardegna – non vengono adeguatamente individuati e contenuti è alto il rischio di contagio intra-familiare, che interesserà quindi genitori e nonni, i soggetti cioè più fragili e a rischio». Di conseguenza il medico rileva l’importanza «di una tracciatura dei contagi da compiere in modo capillare e della somministrazione di un sempre più alto numero di tamponi, perché sono capaci di darci in modo indiretto la misura di quanto circola il virus». Guardando poi alla imminente riapertura delle scuole, Cauda evidenzia come sarà necessario «prevedere il forte coinvolgimento delle famiglie, chiamate a collaborazione e corresponsabilità». La riapertura in sicurezza degli istituti scolastici «dipenderà dal numero dei contagi effettivi, indipendentemente dalle fasce di età colpite», aggiunge.

Infine, il medico del Gemelli sottolinea come «fino a quando non ci sarà la disponibilità concreta di un vaccino è necessario mantenere alto il livello di prevenzione», osservando quindi che «ci sono 4 o 5 vaccini a cui si sta lavorando nel mondo che si trovano in uno stato più avanzato, mentre almeno altri 20 risultano essere più “arretrati”». Cauda spiega come si tratti di una valutazione «non relativa al know-how ma al rispetto delle tre fasi di sperimentazione richieste per testare non solo l’efficacia ma anche il livello di sicurezza di un vaccino», ammonendo che «non è possibile derogare a metodi e tempi adeguati».

2 settembre 2020