Coronavirus, Caritas Baby Hospital di Betlemme accanto alle famiglie

Consulenza telefonica no stop, consegna a domicilio di farmaci, dispositivi e attrezzature mediche. Suor Lucia: protocollo su come gestire la crisi

Consegna a domicilio di farmaci essenziali per i piccoli con malattie croniche, di fronte all’esaurimento delle scorte da parte delle autorità locali e agli alti costi per le famiglie; consulenza medica no stop via telefono per affrontare casi critici e ricevere supporto nella gestione delle terapie per i piccoli con malattie croniche; fornitura di dispositivi e attrezzature mediche a domicilio, come per esempio i respiratori. Così il Caritas Baby Hospital di Betlemme si impegna a fronteggiare la pandemia del coronavirus e a fornire ai bambini ammalati cronici e in condizioni critiche un’assistenza particolare. Un impegno avviato già dal 5 marzo, quando sono stati confermati i primi casi positivi al coronavirus a Betlemme, e portato avanti anche adesso, quando purtroppo i contagi risalgono in tutta la Cisgiordania. Al 18 luglio i casi confermati erano 9.587, con un aumento di 532 rispetto al giorno precedente, 1.770 ricoverati, 62 decessi (dato Oms).

Unico ospedale pediatrico della Cisgiordania, il Caritas Baby Hospital si trova subito dopo l’ingresso a Betlemme, poco dopo il Muro che divide in due la città della Natività. È stato scelto dal Ministero della Sanità palestinese come uno dei laboratori certificati per i test diagnostici. «In questo periodo – ha detto al Sir suor Lucia Corradin, direttrice dell’assistenza infermieristica e membro del comitato esecutivo – abbiamo redatto un protocollo su come gestire la crisi per quanto riguarda lo staff e i casi di coronavirus sia sospetti che confermati. Abbiamo formato i nostri dipendenti, in particolare quelli che lavorano in prima linea, come medici e infermieri. Abbiamo condiviso con loro i video dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) su come indossare e rimuovere i dispositivi di protezione individuale e posto all’ingresso dell’ospedale un “infermiere in attesa” con il compito di misurare la temperatura a chiunque entri  e di sottoporli ad un’intervista. L’infermiere poi indirizza i bambini malati a seconda che presentino o meno problemi respiratori. Abbiamo preso le decisioni necessarie per sopravvivere e garantire la sicurezza». A questi interventi di aiuto diretto alle famiglie per gestire la malattia dei loro bambini, si affianca ora l’esigenza di rafforzare il servizio ordinario con altri dispositivi di protezione e di potenziare un servizio sempre attivo nel Caritas Baby Hospital, quello di supporto alla popolazione indigente.

21 luglio 2020