Coronavirus, Bartoletti: «Servono buon senso e responsabilità»

Per il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma la prevenzione passa dal rispetto di norme di comportamento sociali. Il vaccino antinfluenzale, raccomandato «soprattutto per le categorie a rischio». A scuola, aule ventilate e misurazione della febbre

Buon senso e responsabilità ma anche buona educazione. Per Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale della Federazione italiana dei medici di Medicina generale e vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma, la prevenzione del coronavirus passa «dal rispetto di norme di comportamento sociali». Il medico sottolinea infatti come «si fatica a comprendere che il Covid-19 non è un problema solo sanitario ma anche sociale, che cammina sulle gambe delle singole persone e si diffonde attraverso gli assembramenti». perciò «è chiaro che impatta e impatterà ancora sulle abitudini di vita e fino a quando non arriverà un vaccino, i comportamenti dovranno essere mirati al vivere comune». Fondamentale quindi «l’uso di mascherine, occhiali e igienizzante per le mani» e, più di tutto, il rispetto della distanza di almeno un metro. «Chi, con i mesi estivi, ha abbandonato le misure anti-contagio dicendo che l’emergenza era ormai finita – sono ancora le parole di Bartoletti – non ha capito che non c’è possibilità di bloccare il virus se non con il distanziamento dell’ampiezza di almeno un braccio da persona a persona». Riconoscendo che «le necessarie restrizioni richiedono misure di comportamento difficili, che fanno percepire come limitata la propria libertà», l’esperto ribadisce che «la mia libertà finisce dove comincia la tua», invitando soprattutto i giovani, «figli e nipoti», ad «avere a cuore i propri familiari più fragili, ossia i loro nonni e genitori, che rischiano di contagiare a seguito di comportamenti poco responsabili».

Commentando quindi i numeri dei contagi in risalita – ieri, 4 ottobre, il bollettino della Protezione civile contava 2.578 casi in Italia, 244 nel solo Lazio, dove si sono verificati 6 dei 18 decessi totali -, Bartoletti ricorda che «questo virus insidioso, che è passato da pipistrello a uomo e ora passa da uomo a uomo, ha un’altissima diffusibilità» e circola «in relazione alla suscettibilità della popolazione», a dire che «dove ha circolato di più c’è meno rischio di contagio mentre è molto presente dove ha circolato poco in precedenza». Ancora, alle porte di quello che sarà «il primo inverno con Covid, cui seguirà di certo una seconda primavera con Covid», il medico osserva come «fino ad ora le misure più tranchant sono state le più efficaci», aggiungendo che, «al momento, il vaccino antinfluenzale è una delle poche armi che abbiamo per contrastare la diffusione del coronavirus». Nel Lazio, fa sapere Bartoletti, «abbiamo ordinato 2,4 milioni di dosi» e si stima che «i medici di medicina generale dovranno vaccinare 1,6 milioni di persone: per questo organizzeremo delle giornate vaccinali vere e proprie. La cosa importante è avere la copertura più estesa possibile».

Il vaccino antinfluenzale – obbligatorio per medici, personale sanitario, sociosanitario e di assistenza – è raccomandato «soprattutto alle categorie a rischio, quindi alle persone più anziane – dice ancora Bartoletti – ma anche a chi opera in contesti di gruppo, come ad esempio i docenti impegnati nelle scuole». Nello specifico, rispetto alla ripresa delle attività scolastiche, il medico raccomanda «di mantenere le aule ben ventilate, con le finestre aperte quanto più si può, e, laddove possibile, di preferire spazi all’aperto o comunque sufficientemente ampi». Importante, inoltre, «la misurazione della temperatura perché la febbre è uno dei primi e pochi segnali che abbiamo della possibile presenza del virus – ricorda Bartoletti -, laddove la sintomatologia è fondamentale e ci aiuta a intervenire con prontezza, mentre il ruolo delle persone asintomatiche è più pericoloso».

Da ultimo, il medico auspica da parte di ognuno «grande attenzione e consapevolezza» al fine di evitare che «le strutture sanitarie si ritrovino in condizioni di sofferenza per l’esubero di pazienti» e guarda al ruolo dei medici di Medicina generale, «impegnati nelle procedure di tracciamento del contagio e di certificazione della malattia». In particolare, Bartoletti tiene a richiamare «al rispetto delle indicazioni che si ricevono dai propri medici», specie per quanto riguarda «il “mito del tampone”», strumento di cui non si deve abusare «perché non risolutivo ma semplice fotografia di una determinata situazione, che, se fotografata troppo presto, ad esempio, non fornisce alcuna indicazione utile». Fondamentale, quindi, «agire con razionalità perché questo virus non si contrasta con l’emotività».

5 ottobre 2020