Coronavirus, a Betlemme «situazione drammatica»

Vincenzo Bellomo (Associazione pro Terra Sancta) descrive la situazione in Israele e Palestina: «Numero importante di casi positivi. Escalation che fa paura»

Parla di «situazione drammatica» Vincenzo Bellomo, responsabile dei progetti di Associazione pro Terra Sancta (Ats), descrivendo quanto accade in Israele e Palestina a causa della pandemia di coronavirus. «Dopo una prima fase con pochi contagi e un lockdown lungo fino a metà maggio, adesso ci troviamo a fare fronte a un numero importante di casi positivi. In queste due ultime settimane stiamo assistendo ad una escalation che fa paura», ha spiegato ieri sera, 16 luglio, nel corso di un incontro online promosso da Ats. In Israele – il dato riferito – si registra una crescita di circa 1.200 casi al giorno e in Palestina di oltre 400 al giorno.

Facendo il punto sulla situazione nei due Paesi, Bellomo ha riferito che «entrambi i governi hanno disposto una nuova chiusura per alcune attività. In particolare in Palestina è stato reintrodotto, due settimane fa, lo stato di emergenza fino al 5 agosto. A Betlemme ci sono oltre 500 casi Covid attivi, nella vicina Hebron i casi sono oltre 5mila. E ci sono molte persone che rifiutano di fare test perché hanno paura di restare senza lavoro». Nei Territori palestinesi infatti la crisi economica è stata acuita dal blocco dei pellegrinaggi in seguito alle restrizioni dovute al Covid-19. Basta pensare che «circa l’80% della popolazione betlemtita lavora nel settore del turismo e dei servizi. Dal 5 marzo è tutto fermo: non ci sono né turisti né pellegrini. Molte famiglie che lavoravano nel settore alberghiero, artigianato, turismo, ristorazione sono senza un salario e non sanno come andare avanti».

Non mancano i progetti solidali, sia della parrocchia locale che dell’Associazione pro Terra Sancata. «Il Covid ha aggravato le condizioni di coloro che erano già vulnerabili, come anziani e disabili, e aperto crisi in famiglie, giovani, donne – le parole di Bellomo -. Abbiamo potenziato la Società Antoniana per gli anziani e creato progetti come quello delle mascherine che vede impegnate alcune donne betlemite. Abbiamo acquistato delle macchine per cucire e oggi queste donne producono mascherine che stiamo distribuendo gratuitamente a Nazaret, Gerusalemme e Betlemme». Ancora, «stiamo definendo “Dar al Majus” (in arabo “La casa dei Magi”), una struttura acquisita grazie anche alla Cei e destinata a diventare un Centro di formazione professionale dove i giovani possono studiare per un lavoro e costruirsi una speranza. Se hai una casa e un lavoro non pensi a emigrare. Lavoro e cultura – la conclusione di Bellomo – saranno i pilastri di questo Centro».

17 luglio 2020