Convegno di Firenze: porre al centro l’uomo

Dal 9 al 13 novembre i lavori del quinto appuntamento ecclesiale. Le cinque “vie”: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare

Dal 9 al 13 novembre il V appuntamento ecclesiale, nel decennio dedicato all’educare “alla vita buona del Vangelo”. Le cinque “vie”: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare

«L’uomo è la via della Chiesa». Così suona una delle più famose espressioni dell’enciclica Redemptor hominis di san Giovanni Paolo II. Rileggere questo documento magisteriale a quasi quarant’anni dalla sua promulgazione potrebbe essere un’eccellente preparazione al V Convegno della Chiesa Italiana, sia al livello personale che comunitario. Il Papa polacco vi descriveva con pennellate vigorose la sua passione per l’uomo, «l’uomo “concreto”, “storico”», «ogni uomo senza eccezione alcuna». Un uomo che però, oggi come ieri, può trovare la misura della sua piena realizzazione solamente in Cristo: come ricorda il Concilio, «chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo» (Gaudium et spes). È dunque ben motivato il titolo del Convegno di Firenze: «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Perché «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo». Dinanzi alle sconcertanti trasformazioni che agitano il mondo post-moderno e globalizzato e che mettono in discussione la stessa grammatica elementare della vita umana – cosa significa vivere una “vita buona”, quali sono le relazioni fondamentali di cui ogni persona umana ha bisogno, in che modo si devono vivere i legami sociali, ecc… – la Chiesa italiana si esprime con sereno coraggio e offre alla società intera il suo unico tesoro, la verità del Vangelo.

I Convegni ecclesiali sono una tappa ormai tradizionale nel cammino della Chiesa Italiana. Ogni decennio viene infatti caratterizzato da un tema pastorale, che i vescovi individuano come particolarmente urgente e importante. A metà di ciascun decennio la convocazione di una grande assemblea sinodale, con ampia rappresentanza di ogni componente ecclesiale e di tutte le diocesi della penisola, rappresenta sia un bilancio del cammino del primo lustro che un’opportunità di rilancio per il quinquennio successivo. Il Convegno di Firenze – in programma dal 9 al 13 novembre 2015 – sarà il quinto, dopo quelli di Roma (nel 1976, “Evangelizzazione e promozione umana”), Loreto (1985, “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”), Palermo (1995, “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia”) e Verona (2006, “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”). Si colloca nel cuore del decennio che la Chiesa italiana ha voluto consacrare all’impegno di “Educare alla vita buona del Vangelo”: a buon diritto, quindi, mette al centro dell’attenzione l’umanesimo cristiano. Educare, infatti, significa essenzialmente condurre alla piena maturità. Ma se non siamo d’accordo su ciò che caratterizza l’«humanum», se litighiamo sul profilo di persona cui un buon cammino formativo dovrebbe tendere, come potremo poi formulare un progetto educativo condiviso?

Nel campo dell’educazione scolastica – àmbito che mi è particolare familiare – oggi scricchiolano anche le certezze più elementari. Sembra dominare la confusione e il disorientamento, il “tutto è possibile” e il “non so bene chi voglio essere, ma lo voglio fortemente”. Certo, nessuno ha la minima nostalgia per i progetti educativi totalitari sviluppati nel corso del Novecento da ideologie perverse, di varia natura, che miravano a costruire una “nuova umanità” a misura di se stesse. Ma non pochi, dinanzi a tanto sconcerto, sentono il bisogno di riscoprire i fondamenti dell’essere umano. Perciò, con la pazienza di una madre, la Chiesa cerca nuovi modi per riproporre la sua convinzione di sempre: non è da attendersi un uomo “diverso” o “migliore”; piuttosto, occorre che ciascuno si lasci trasformare dalla novità evangelica.

L’assise di Firenze si colloca a cavallo fra due altri eventi di eccezionale rilievo per la Chiesa: la XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia e l’apertura del Giubileo straordinario della misericordia. La famiglia e la misericordia: i luoghi in cui l’uomo viene generato alla vita e rigenerato grazie al perdono: il Convegno non potrà non tenerne conto. A Firenze la diocesi di Roma sarà rappresentata, oltre che dal Consiglio episcopale al completo, da alcuni sacerdoti, religiosi e religiose, e soprattutto laici, chiamati ad offrire il punto di vista sulle questioni “di confine” o – come direbbe Papa Francesco “di periferia”. Nel corso del Convegno ecclesiale di Verona, nove anni fa, i vescovi italiani avevano voluto restituire centralità alla persona umana nella sua totalità e concretezza, individuando cinque “ambiti” dell’esperienza umana che non possono rimanere estranei all’azione pastorale: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione e cittadinanza. Ora quel cammino viene proseguito con l’individuazione di “cinque vie” che desiderano concretizzare la vicinanza della Chiesa all’uomo, sintetizzate da altrettanti verbi: “uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare”. Questa è la proposta della “Traccia” preparatoria al Convegno, scaricabile su www.firenze2015.it. Le Chiese locali sono invitate a farla conoscere agli organismi pastorali, affinché se ne discutano le prospettive e le proposte, ed eventuali suggerimenti possano essere consegnati ai lavori di Firenze. La prossima seduta del Consiglio pastorale diocesano, giovedì 16 aprile, prevede infatti la partecipazione di tutta la delegazione diocesana. (Filippo Morlacchi, direttore Ufficio scuola della diocesi di Roma)

15 aprile 2015