Convegno regionale sul dialogo: l’omaggio alle suore uccise

Un pensiero alle religiose trucidate nello Yemen ha aperto i lavori del tradizionale appuntamento con cristiani, ebrei e islamici. Appello all’integrazione

Un pensiero alle religiose trucidate nello Yemen ha aperto i lavori del tradizionale appuntamento con cristiani, ebrei e islamici. Appello all’integrazione

Integrazione, abbattimento dei muri, accoglienza e dialogo interreligioso. Queste le parole chiave per la pace emerse durante il convegno delle diocesi del Lazio intitolato “Le risorse della pace e i conflitti”, svoltosi ieri, giovedì 10 marzo, al Santuario del Divino Amore. Organizzato dalla Commissione della Conferenza episcopale laziale per l’ecumenismo e il dialogo, l’incontro ha visto un confronto tra cristianesimo, ebraismo e islamismo. A fare gli onori di casa monsignor Marco Gnavi, incaricato diocesano e segretario della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo, che ha ricordato le 4 suore Missionarie della carità – la Congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta – trucidate venerdì 4 marzo nello Yemen «dove da un anno e mezzo è esplosa una guerra combattuta per procura da altri attraverso attori locali. Le risorse della pace hanno avuto il volto disarmato di queste donne che vivevano la misericordia con grande fiducia, con una fede povera, accanto ai disabili e agli anziani. Ultime cristiane rimaste in quello scacchiere complesso».

Gli ha fatto eco Abdullah Redouane, direttore del Centro islamico culturale d’Italia della Grande Moschea di Roma. «Quanto accaduto nello Yemen – ha detto – è una ferita e una vergogna per l’umanità intera, non solo per quella parte del Medio Oriente». Per monsignor Gerardo Antonazzo, presidente della Commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo, «prima risorsa della pace è la ragione umana. È questa che deve impedire l’individualismo egoistico e legare insieme i singoli, le piccole comunità, lo Stato, la comunità internazionale. Altra risorsa è la giustizia che trova il suo pieno compimento nella misericordia; ultima è la speranza».

Un invito a essere attori della storia e a prendere coscienza di quello che sta accadendo nel mondo è arrivato dallo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, già ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione nel governo Monti. «I conflitti sono lontani e noi ormai non ce ne accorgiamo più – ha detto -. Non toccano il nostro quotidiano. Oggi siamo sostanzialmente indifferenti alle guerre, in modo particolare i ragazzi. L’Europa si è voltata dall’altra parte dicendo che era problema degli Stati Uniti e della Turchia. Ci siamo svegliati quando sono arrivati i profughi siriani sulle nostre coste. Solo quando abbiamo iniziato a essere soffocati dai profughi si è posto il problema della pace in Siria in modo concreto. Noi non siamo solo spettatori della storia e di fenomeni più grandi di noi ma siamo chiamati a essere attori perché sono le comunità che fanno integrazione».

Per fare integrazione, secondo Redouane, bisogna insegnare ai bambini «già dalle scuole elementari che ci sono altre religioni. Così avremo vinto una sfida. Come musulmano trovo scandaloso che vi si chieda di togliere il crocifisso: alcuni presidi parlano a nome dei musulmani senza chiedere il nostro parere. La scuola deve rimanere il luogo della conoscenza e non dell’ideologia». Parlando della “visione islamica” Redouane ha quindi sottolineato come «l’islam e i musulmani sono spesso indicati come fonte di insicurezza, conflittualità e guerre dimenticando che in queste guerre attuali i musulmani sono quelli che pagano il tributo più alto in termini di vite umane».

Impossibilitato a partecipare all’incontro, il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, nell’intervento preparato, ha sottolineato il suo apprezzamento «per l’invito di Papa Bergoglio a ricordare e riconoscere che la misericordia, come valore religioso, è comune a tutte le religioni del mondo, principalmente a quelle monoteiste. Solo attraverso le vie di misericordia sapremo rispondere alla sofferenza e all’agonia inflittaci in questi tempi con aggressività inaudita». Maria Quinto, della Comunità Sant’Egidio, e Federica Brizi, della Federazione Chiese Evangeliche Italiane, hanno mostrato infine un video dell’arrivo dei primi profughi siriani giunti a Roma con l’iniziativa ecumenica dei Corridoi umanitari il 29 febbraio scorso, augurandosi che altri Paesi europei vogliano ospitare i profughi legalmente e in sicurezza.

11 marzo 2016