Controtempo, un sound tra Bob Seger e Ligabue

Novità della band di Modena: un doppio in compagnia di musicisti autentici del rock italiano

Cinque musicisti di Modena sono – a conti fatti – una delle più interessanti realtà del rock italiano. Li troviamo in classifica? Ne vediamo le love story pubblicate su Facebook? No, effettivamente no. Visto che vengono da esperienze poco pubblicitarie e sono privi di furbe operazioni di marketing, godono di scarsa esposizione mediatica, anche se hanno fatto parecchi passaggi televisivi sia sulle reti Rai che su quelle Mediaset. I cinque della band, Marco Spaggiari (chitarra), Elvis Nascetti (chitarra), Patrizio Pastorelli (basso), Michele Lambertini (batteria), Andrea Pozzetti (tastiere) hanno dalla loro il fatto di essere ottimi musicisti ben rodati e assemblati. Hanno “contro” di loro la normalità delle cose dette e cantate. Motivo per cui non godono di sovraesposizione su Mtv o sui network radiofonici.

Spiaggiari, leader del gruppo, e gli altri hanno scritto canzoni bellissime, ruotando attorno a idee chiare: esperienze positive, voglia di riprendere in mano la propria vita partendo da testimoni “buoni”, sempre suggerendo quella presenza che tutto protegge e anche nel buio è in grado di illuminare. Una presenza non ideologica, non mistica, non prometeica: quella presenza infinitamente buona che è Dio fatto uomo. La loro canzone più bella, Grazie, è bella perché… Ha dentro la vita. Difficilmente si sente in circolazione oggi un mix di testo e musica che sia in grado, con così grande semplicità, immediatezza ed efficacia, di dire cose così piccole e così grandi insieme:

Grazie per la luce che mi illumina un idea e la spinge fino al suono della voce / Grazie per la terra che io chiamo casa mia e il mio passo che cammina più veloce / Grazie per la luna sopra le montagne che mi fa alzare il mio orizzonte da me / Grazie per le stelle sopra questa notte che fa da culla a tutti i sogni e i perché

Per il pane e per il vino sull’altare / Grazie per la birra offerta da un amico che ha bisogno di parlare con me / Grazie per il fango sulla tuta e sul kway dopo il calcio e quando torno dai miei / Grazie di tutto ‘sto vento che c’è / Grazie di tutta ‘sta vita per me / Grazie del cielo che è sempre dov’è e delle facce qua sotto con me / Grazie a te che mi dai fiato e vita…


I Controtempo hanno inciso due dischi, In tutti i giorni eroi e On the road. Proprio in questi giorni esce un doppio, Noi Controtempo, che raccoglie entrambe le produzioni, realizzato in compagnia di una bella parata di musicisti autentici del rock italiano, da Maurizio Solieri (storico chitarrista di Vasco Rossi) a Beppe Carletti (fondatore e tastierista dei Nomadi), con dentro tutte le loro canzoni, da Come Bud Spencer e Terence Hill (primo loro singolo di successo, con il video interpretato dalla celebre coppia di attori) a Caro Allenatore. Ma – almeno per chi scrive – Grazie rimane il loro pezzo più riuscito, il più efficace, quello che riesce a dire “tutto a tutti” (operazione normalmente impossibile).

Grazie per la mano di chi mi riporta su quando non so più rialzarmi da uno sbaglio / Grazie per l’abbraccio che non scorderò mai più e per quella brutta copia scritta meglio / Grazie per la goccia di sudore in fronte che fa venire fuori il meglio di me / Grazie per gli amici la domenica nel bar e per l’anima in un giro di sol

Sono le cose che spesso vengono cantate dai più “quotidiani” dei nostri cantautori, da Max Pezzali e da Luca Carboni, ma il tutto in una confezione rock scintillante ed elettrica. I Controtempo sono proprio un’esperienza rock, aggressiva e potente, un sound che mette insieme tradizione emiliana e suono Made in California. Un sound che si è già fatto apprezzare in centinaia di concerti tenuti dal 2005 da Modena (dove la band è nata chiacchierando al bar, nemmeno fosse il “bar-Mario”) al resto di Italia:

Grazie del cielo che sta li dov’è / e della stella che cade per me / Grazie a te che mi dai tutto quello che mi dai / Grazie a te che mi dai fiato e vita e un’altra salita per me.

Una ballata rock, classica e immediata. Bob Seger e il miglior Ligabue, echi di rock con il marchio di fabbrica dei Nomadi: i Controtempo sono tutto questo, con l’aggiunta di un sentimento positivo della vita, una percezione di sfida e di destino come sempre contenenti una spina dorsale, invece che (come accade troppo spesso) un piangersi addosso, un crogiolarsi nel proprio finto o vero dolore, un godere delle proprie depressioni oppure un isolarsi per meglio soffrire dei guai propri e degli altri.

Non c’è cinema finto nei Controtempo, solo vita vera e vissuta. Vita che dice così potentemente “grazie”:

Grazie del tempo donato così / e che Grazie a un respiro sono vivo / Grazie della storia che mi hai dato fino a qui e del brivido che sento quando scrivo / Grazie solo / Grazie perché altro non si può per parlare della vita che ho / Grazie solo grazie ma anche scusami però per le volte dimenticherò…”

Ad ognuno definire le cose per la propria parte. Ad ognuno sapere se questo “grazie” può essere detto ad un amico, a nessuno, ad un’idea, ad un amore, ad un dolore. A qualcuno.

16 settembre 2014