Controlli tra i rifugiati, Centro Astalli: «Non alimentare equazione scellerata»

Il presidente Ripamonti: «Si dimentica che spesso sono loro le prime vittime del terrorismo». Tavoli di lavoro per affrontare il tema delle occupazioni

Il presidente padre Camillo Ripamonti: «Si dimentica che spesso sono loro le prime vittime del terrorismo». Tavoli di lavoro per affrontare il tema delle occupazioni

Prima il Centro Baobab, poi lo stabile occupato in via Curtatone, nei pressi della stazione Termini. Proseguono i controlli di polizia tra i rifugiati stabilitisi nella Capitale. Solo nel palazzo occupato sono state controllate 556 persone, per lo più provenienti da Eritrea ed Etiopia, ma anche 15 italiani. Fra loro 30 bambini e alcune donne incinte. La questura ha reso noto che nessuno ha opposto resistenza ai controlli e al termine si è appurato che si trattava per lo più di rifugiati o titolari di altre forme di protezione internazionale. Solo 4 le persone accompagnate in questura perché trovate prive di documenti.

Per il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti il rischio di questi controlli effettuati solo per accertare generalità e regolarità dei documenti dei rifugiati che vivono in occupazione è di alimentare «la scellerata equazione “rifugiati uguale terroristi”. Si dimentica – dichiara – che i rifugiati molto spesso del terrorismo sono le prime vittime, costrette alla fuga dai loro Paesi per vivere in contesti di pace». La richiesta del Centro dei Gesuiti per i rifugiati è quella di istituire tavoli di lavoro con le istituzioni che affrontino il tema delle occupazioni a Roma in modo strutturale e progettuale. Da un lato, i rifugiati hanno diritto ad accedere ad un’accoglienza legale e dignitosa; dall’altro, «eliminare situazioni di degrado in città sarebbe la prima vera misura efficace volta ad aumentare la sicurezza di tutti», cittadini e rifugiati.

«Il Giubileo della Misericordia – conclude padre Ripamonti – ci chiama ad essere protagonisti di gesti di accoglienza e solidarietà nei confronti di coloro che vivono in situazioni di disagio e marginalità. Papa Francesco con il suo viaggio in Africa ha tracciato la strada: andiamo incontro ai poveri e ai perseguitati e diventiamo insieme protagonisti del cambiamento».

2 dicembre 2015