Contro le discriminazioni, arriva #UPprezzami
La campagna di SottoSopra, il movimento Giovani per Save the Children, per dire basta a pregiudizi e stereotipi. Vittime più di 3 ragazzi su 5. Soprattutto a scuola
Prende il via alla vigilia della Giornata internazionale contro le discriminazioni, il 1° marzo, #UPprezzami, la campagna di SottoSopra, movimento Giovani per Save the Children, per dire basta a pregiudizi e stereotipi. Il punto di partenza è il sondaggio realizzato da SottoSopra con il sostegno dell’Invalsi su più di 2mila studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado, in tutta Italia. Il risultato: più di 3 ragazzi su 5 dichiarano di essere stati vittime di discriminazione e di avere vissuto sulla propria pelle violenze o minacce, essere stati derisi ed emarginati dai loro coetanei o messi al centro di voci negative sul loro conto. Soprattutto a scuola, quasi 9 su 10 sono stati testimoni diretti di comportamenti discriminatori nei confronti dei loro amici e compagni. L’omosessualità, l’appartenenza alla comunità rom, l’obesità o il fatto di essere di colore sono le principali “etichette” per le quali le persone rischiano di essere discriminate, secondo più dell’80% degli intervistati. A queste seguono l’essere di religione islamica, l’essere povero o disabile (per il 70%).
Immagine simbolo della campagna – la prima iniziativa nazionale ideata e lanciata dagli oltre 400 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 22 anni coinvolti nel movimento giovanile dell’organizzazione e impegnati in azioni di sensibilizzazione e cittadinanza attiva in 15 città italiane – è un codice a barre che rappresenta le etichette con le quali si giudicano gli altri in modo superficiale. Lo slogan: “Non fermarti all’etichetta”. L’invito è a condividere sui social utilizzando l’hashtag #UPprezzami e sfidando amici e familiari a postare foto e video disegnandosi un codice a barre sulla guancia. L’idea è quella di liberarsi dalle etichette e a dire no alle discriminazioni, che è anche il messaggio veicolato da un video costruito e realizzato dai ragazzi di SottoSopra, in cui ciascun giovane viene letteralmente imprigionato in uno scatolone che rappresenta lo stigma di cui è vittima.
«La discriminazione esiste ed è pericolosa, fa male a tutti, a chi discrimina e a chi è discriminato – scrivono i giovani di SottoSopra nel manifesto della campagna -. È terribile come ne siamo assuefatti, non la vediamo e, se la vediamo, la giustifichiamo. Dobbiamo smettere di chiudere gli occhi, smettere di trovare scuse, di dirci che sono scherzi tra ragazzi, che c’è una giusta motivazione. Ogni giorno, ognuno di noi, deve impegnarsi a strappare le proprie etichette e a smettere di attaccarne su gli altri, come fossero pacchi in un supermercato. È per questo che serve l’impegno di tutti noi e, in particolare, chiediamo l’aiuto del mondo della scuola perché è lì che, per la metà dei ragazzi intervistati, si consuma la discriminazione».
Per Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, «è fondamentale che iniziative di questo tipo partano dai ragazzi, perché sono loro per primi a vivere queste situazioni spesso drammatiche. Sappiamo che il coinvolgimento dei “pari” è fondamentale per isolare chi compie atti discriminatori – prosegue -, per non minimizzare qualsiasi segnale di chiusura verso le diversità e per diffondere una cultura di rispetto dei diritti di tutti, a scuola e negli altri luoghi di incontro». Tanto più che il fenomeno, stando ai dati del sondaggio, riguarda il 61% degli intervistati: tra questi, il 19% ha dichiarato di essere stato emarginato ed escluso dal gruppo mentre il 17% è stato vittima di brutte voci messe in giro sul proprio conto, il 16% deriso e 1 su 10 ha subito furti, minacce o pestaggi. Tra chi ha subito discriminazioni, il 32% ha scelto di rivolgersi ai genitori, un altro 32% ha preferito parlarne agli amici mentre un significativo 31% non si è rivolto a nessuno. Solo 1 intervistato su 20 ha scelto di rivolgersi agli insegnanti. Un dato, questo, che assume ancor più peso visto che proprio la scuola è il luogo principale (45% dei casi) dove gli studenti assistono a discriminazioni nei confronti dei loro compagni di pari età, seguita dal contesto della strada (30%) e dai social (21%).
I ragazzi intervistati hanno anche stilato una scala precisa di quelle che, per loro, sono le categorie di persone che rischiano maggiormente di essere discriminate per via dell’etichetta che viene loro associata, relativamente all’orientamento sessuale, all’aspetto fisico, alla disabilità, alla religione o alla provenienza. In cima alla classifica, per l’88% degli studenti, ci sono le persone omosessuali, seguite da persone di origine rom e persone grasse (entrambi all’85%), persone di colore (82%), di religione islamica (76%), poveri (71%), persone con disabilità (67%), arabi (67%), asiatici ed ebrei (53% per entrambi). Da ultimo, emerge dal sondaggio la difficoltà nel combattere stereotipi spesso difficili da stanare, perché alle volte si tende a giustificare o sminuire le proprie azioni o quelle commesse da altri: quasi il 13% dei ragazzi intervistati ha risposto che «picchiare i compagni di classe odiosi significa solo dargli una lezione»; quasi 1 su 5 pensa che «ai ragazzi non importa essere presi in giro perché è un segno di interesse»; quasi 1 su 3 ritiene «giusto maltrattare qualcuno che si è comportato come un verme».
La campagna UP-prezzami verrà raccontata e promossa dai ragazzi anche attraverso UndeRadio, la web radio del Movimento Giovani per Save the Children, con una diretta radiofonica a partire dalle ore 14.30 del 1° marzo.
28 febbraio 2019