Contro l’autismo in punta di fioretto

Nella parrocchia di Nostra Signora di Coromoto ai Colli Portuensi, l’Accademia di scherma Lia impegnata nell’integrazione dei ragazzi nello spettro autistico

Tanti ragazzi. Tutti impegnati negli allenamenti all’Accademia di Scherma Lia presso la parrocchia Nostra Signora di Coromoto ai Colli portuensi. Un progetto inclusivo per accogliere anche giovani affetti da disturbi dello spettro autistico. Presidente è Luigi Mazzone «L’Accademia è nata tre anni fa. Il parroco, don Francesco Giuliani, ci ha messo a disposizione i locali. Lavorare con l’autismo è la mia professione: sono neuropsichiatra infantile». Opera al Policlinico di Tor Vergata ed è ricercatore presso l’Università di Roma Tor Vergata. È fondatore e presidente dell’Associazione Progetto Aita Onlus e del Centro scientifico di neuropsichiatria Aita, fondatore e membro del comitato scientifico dell’Associazione Italiana Ricerca Autismo.

Per quanto riguarda la scherma «nel 2002 sono stato campione italiano di spada maschile individuale. Ho gareggiato con la Nazionale in coppa del mondo fino al 2005». L’Accademia «comprende psicologi, istruttori, tutor, maestri e tecnici delle armi con un unico obiettivo: una società sportiva in cui ci sia inclusione tra ragazzi neurotipici e quelli con disturbi dello spettro autistico. Siamo in Serie B nazionale e abbiamo portato a Rio durante l’Olimpiade i ragazzi, senza i genitori, per seguire le gare della Nazionale italiana di spada».

Ultimo appuntamento presso il Cus di Catania dove si è svolto il I Memorial Angelo Arcidiacono, il campione di sciabola catanese, argento a Montreal e oro a Los Angeles, scomparso prematuramente nel 2007. Vice presidente dell’Accademia Lia è Laura Maria Fatta, psicologa: «Il problema principale degli autistici è la modulazione della relazione sociale. Per prima cosa sensibilizziamo i neurotipici ad avvicinarsi nel modo più semplice e naturale dandogli delle strategie. Per esempio evitando metafore. Le attività sportive devono essere chiare, sia in termini tecnici, sia nella percezione dello spazio».

Accorgimenti semplici. «I canali visivi e sonori per loro sono privilegiati. Nella scherma il rapporto è 1 a 1, non crea confusione, quando c’è la stoccata arriva il suono». Senza dimenticare che «cerchiamo di fare accoppiate ad hoc. L’autismo è un modo di essere, non è una condizione da cui si è affetti. Spieghiamo ai neurotipici cosa vuol dire essere nello spettro. L’obiettivo è che il contesto faciliti la capacità di stare in mezzo agli altri, di poter interagire all’esterno, prescindendo dallo sport. Come Accademia pratichiamo sport a livello agonistico e partecipiamo a gare federali».

La dottoressa ha lavorato al Bambino Gesù e all’Istituto Superiore di Sanità. «Ora mi occupo di terapie presso il centro Aita che si occupa di riabilitazione per chi è affetto da disturbi del neurosviluppo e dell’autismo». I risultati nell’Accademia si ottengono anche grazie ai tutor. La coordinatrice è Chiara Carnovale: «Sono un sostegno per tutti i ragazzi. Coordinarne il ruolo significa risolvere situazioni problematiche. C’è un confronto diretto con i maestri. Occorre provare le strategie per verificare quella migliore. Tutti i ragazzi fanno parte del circuito olimpionico normale e sono iscritti alla Federazione italiana scherma».

Aggiunge l’istruttrice Glenda Andreani: «In pedana le differenze si annullano abbastanza perché ognuno ha difficoltà diverse». Precisa la coordinatrice che «si lavora sulla parte sportiva, comportamentale e psicologica con tutti. Un lavoro che continua in famiglia, con i genitori, perché ci danno riscontro del lavoro svolto. Più cresce la rete, più crescono i risultati».

Il risultato migliore nei ragazzi autistici per Gleda è «vedere che tornano a ogni allenamento motivati. Sono aumentati. La più grande vittoria è vederli amici e aiutarsi. Ognuno è diverso dagli altri e dà il suo meglio agli altri. I ragazzi ci percepiscono come una grande famiglia. Riguardo i risultati, qualsiasi ragazzo deve essere preparato all’agonismo a 360 gradi. I successi per noi sono diversi perché abbiamo un ventaglio di obiettivi, per piccoli passi».

 

 

24 settembre 2018