Contro la tratta una «preghiera di denuncia»

A Ognissanti la veglia promossa da Usmi e rete mondiale delle religiose Talitha Kum. Il vescovo Ruzza: «Boicottare chi sfrutta il lavoro dei bambini»

A Ognissanti la veglia promossa dall’Usmi e dalla rete mondiale delle religiose Talitha Kum. Il vescovo Ruzza: «Boicottare chi sfrutta il lavoro dei bambini» 

«Dobbiamo compiere dei gesti di protesta». Questa l’esortazione di monsignor Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare per il settore Centro, durante la veglia di preghiera che si è tenuta sabato 4 febbraio nella parrocchia di Ognissanti in occasione della III giornata mondiale di preghiera contro la Tratta: «Questa non è solo una preghiera di invocazione, è una preghiera di denuncia, la denuncia contro lo scandalo che si sta generando nei confronti di persone indifese». “Sono bambini! Non schiavi!” il titolo della Giornata di quest’anno ripetuto durante la preghiera. La veglia è stata promossa dall’Usmi, Unione superiore maggiori d’Italia e dalla rete mondiale delle religiose impegnate contro la tratta, Talitha Kum. Durante la veglia le suore, da sempre in prima linea, hanno testimoniato ciò che affrontano ogni giorno.

«I ragazzi che arrivano con i barconi non si reggono in piedi, per la sete hanno bevuto acqua sporchissima, provati dalla fame», ha raccontato suor Rosalia, della congregazione delle Serve della Divina Provvidenza di Catania. Qui hanno un centro per i casi più difficili: «Arrivano ragazze molto scoraggiate e disilluse, nel corpo portano i segni di una violenza che più brutta non si può. Io ora so che cos’è la violenza perché l’ho vista sui loro corpi». L’accoglienza qui è diversa: «non è altro che dare a queste ragazze un’accoglienza semplice, un clima di famiglia, li rassicuriamo. Preghiamo con loro, magari con un semplice salmo, ognuno nella propria lingua. Offriamo un’accoglienza alternativa e loro sono grati di questo».

La Tratta non ha come provenienza solo l’Africa. Suor Ornella delle Suore Pianzoline ha letto la storia di Radu, un tredicenne della Romania: «Un uomo bussò alla porta della casa di legno, gli offrì un lavoro onesto e ben retribuito per aiutare la sua famiglia e permetterle di comperare una vera casa. Una volta arrivato in Ungheria gli strappò il passaporto e lo costrinse a lavorare come schiavo». Da ragazzo sano che era, Radu è stato costretto a scavare un deposito merci abusivo in una montagna, con la minaccia che se fosse fuggito la sua famiglia sarebbe stata uccisa: «Scavava la notte per non soffrire il caldo di luglio, a un certo punto non riusciva più a distinguere la notte dal giorno e desiderava solamente finire». Così ha trovato la morte.

«C’è un’indifferenza drammatica nei confronti di questi piccoli» – ha detto Ruzza, che diventa colpevole: «Ultimamente se ne parla per le reazioni politiche di chi vorrebbe respingere, di chi vuole pensare “prima agli italiani”, in quella visione per cui gli altri sarebbero meno importanti. Ma non si dice quello che sta succedendo alle frontiere, dove abbiamo congelato migliaia di bambini, a temperature che noi neanche immaginiamo». Ognuno può agire: «Perché non diciamo: io faccio quello che è giusto fare per mettere fine a questa spirale di morte?».

Anche nella quotidianità: «Perché non proponiamo che venga sospeso almeno un giorno il campionato di calcio, per ricordare tutto quello che sta avvenendo a questi bambini? Perché non fare chiarezza su chi sfrutta i bambini e cominciamo a boicottare chi produce grazie al loro lavoro?». Mettere fine alla Tratta è possibile: «Noi protestiamo contro la società che vende armi e sfrutta i minori. Credo che molto si possa estirpare, ricordando che, come dice il Vangelo, chi scandalizza anche uno di solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare».

6 febbraio 2017