Contro il coronavirus, la vera «arma vincente» è servizio sanitario territoriale

A parlare è Francesco Franceschi, direttore della Medicina d’urgenza del Gemelli. Al 18 ottobre 11.705 nuovi casi, 69 decessi e in 750 in terapia intensiva

Francesco Franceschi, direttore del reparto di Medicina d’urgenza e del Pronto soccorso del Policlinico Agostino Gemelli (foto: Policlinico Gemelli)

Responsabilità e buon senso. Di questo si compone la ricetta che Francesco Franceschi, direttore del reparto di Medicina d’urgenza e del Pronto soccorso del Policlinico Agostino Gemelli, prescrive per questo tempo di pandemia, al fine di contenere la diffusione del coronavirus. Alla luce degli 11.705 nuovi casi annunciati dal bollettino diffuso dalla Protezione Civile ieri sera, 18 ottobre, con 69 decessi e 750 persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva, per il medico risulta importante «richiamare ciascuno alla responsabilità personale», ribadendo che «il virus non è cambiato: è sempre lo stesso della primavera scorsa, aggressivo allo stesso modo».

Ancora, «la situazione allo stato attuale è difficile per le strutture ospedaliere perché si trovano già in una condizione di criticità per quanto riguarda la disponibilità di posti letto – afferma Franceschi – e ci aspettiamo un peggioramento poiché ci sono entrambe le condizioni affinché questo si verifichi: non siamo in lockdown – e per questo il rispetto delle regole e delle misure preventive appare davvero fondamentale – nonché stiamo andando incontro alla stagione più fredda, che porterà le persone a vivere prevalentemente all’interno». A differenza dei mesi estivi, infatti, «quando si trascorre la maggior parte del tempo all’aria aperta, con la stagione autunnale e invernale si vivono gli spazi chiusi, dove il contagio aumenta più facilmente». Da qui l’invito di Franceschi alle strutture di ristorazione affinché «si attrezzino per sfruttare lo spazio esterno, avvalendosi di strumenti di riscaldamento a infrarossi, ad esempio».

Più di tutto, l’esperto auspica «il potenziamento del servizio sanitario territoriale, che è la vera arma vincente» poiché «solo rafforzando la medicina territoriale potremo evitare il sovraccarico di pazienti che si riversano negli ospedali, che dovrebbero essere invece l’ultima ratio», sono ancora le parole di Franceschi. Laddove, a livello territoriale, «e quindi da parte di medici di base e Asl di competenza», mancano le risposte e i servizi di diagnostica, «le persone si recano spaventate e in preda al panico al Pronto soccorso, ritenendo così di poter avere poi accesso alle cure ospedaliere», spiega. In particolare, il medico del Policlinico di via della Pineta Sacchetti rileva «in queste settimane un aumento esponenziale di pazienti che accedono al nostro Pronto soccorso, specie nel fine settimana, quando non sanno a chi altro rivolgersi». É proprio «la medicina di emergenza e di urgenza a patire di più in questa fase, perché deve gestire prevalentemente un numero elevato di codici verdi -dice ancora Franceschi -. Pensiamo a quelle persone che non riescono a fare un tampone viste le lunghe file ai drive-in e si allarmano: rallentano il sistema e dovrebbero essere gestite da medici di base e distretti sanitari locali, monitorati in isolamento domiciliare», mentre soltanto «pazienti che presentino condizioni di insufficienza respiratoria dovrebbero accedere agli ospedali».

Franceschi illustra che «è possibile tenere sotto controllo il proprio livello di saturazione con un saturimetro, facile da utilizzare e acquistabile in farmacia ma presente anche sotto forma di applicazione in molti smartphone». Qualora «la saturazione risulti inferiore al 93% – spiega l’esperto –, ci si reca in ospedale, altrimenti la situazione può essere monitorata a casa». Franceschi tiene a spiegare quanto «è importante evitare la sofferenza dei reparti di terapia intensiva e la conversione dei reparti tradizionali in reparti dedicati Covid perché tutte le patologie devono poter essere curate e non rimandate come è accaduto nelle fasi più critiche di marzo e aprile».

Ancora, per il medico i dati odierni «sono il risultato della movida dei mesi estivi, che di certo è causa dell’aumento della diffusione dei contagi e per questo é uno dei primi obiettivi a essere preso di mira dai provvedimenti del governo». Inoltre, Franceschi prova a spiegare la ritrosia di molti a rispettare le restrizioni previste dai dpcm, l’ultimo firmato dal premier Conte ieri sera, 18 ottobre. «Si stanno chiedendo solo sacrifici senza concedere la possibilità di divertirsi» ma in questa fase «superare una situazione di egoismo è fondamentale, così come intervenire su quelle situazioni a rischio che favoriscono la circolazione del virus», osserva il medico. Da qui, l’importanza di «incentivare lo smart-working e il pensiero eventualmente anche alla didattica a distanza, per evitare criticità legate al traffico, il tutto con la finalità di salvaguardare l’economia, scongiurando un altro lockdown». Per convincersi ad agire «con maggiore prudenza, responsabilità e buon senso», per il medico del Gemelli basta porsi una domanda: «Con le misure di contenimento adottate fino ad ora abbiamo ridotto i contagi?». Purtroppo la risposta è negativa, dato che, «a oggi, sono fuori controllo», conclude.

19 ottobre 2020