Conte: «Situazione critica, il coronavirus sta correndo forte»

Il premier ha illustrato in conferenza stampa il nuovo dpcm in vigore dal 6 novembre. «Dobbiamo intervenire per rallentare la circolazione del contagio»

Ha parlato di «situazione particolarmente critica» il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuto ieri sera, 4 novembre, in conferenza stampa per presentare il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (dpcm) in vigore da domani, 6 novembre, fino al 3 dicembre. «Il virus – ha detto – noi ma anche in tutta Europa sta circolando, sta correndo forte, anche violento. Nella settimana 19-25 ottobre il numero di nuovi casi è quasi raddoppiato rispetto alla precedente, l’Rt nazionale è aumentato a 1,7 con alcune Regioni che hanno un Rt ancora superiore». Rispetto alle persone contagiate, ha informato il premier, «sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero delle persone che vanno in terapia intensiva ma i numeri complessivi sono in costante aumento e comportano un’alta probabilità che molte Regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche già nelle prossime settimane».

Conte non ha dubbi: «Dobbiamo necessariamente intervenire per rallentare la circolazione del virus, in attesa di disporre ci auguriamo quanto prima di vaccini, di terapie risolutive». Nel frattempo, grazie al «piano di monitoraggio della curva molto articolato che si basa su 21 parametri» è oggi possibile adottare «misure differenziate e mirate». In concreto, le misure saranno più restrittive nelle zone in cui il rischio di diffusione del contagio è maggiore. «Se invece introducessimo misure uniche su tutto il territorio nazionale – è la riflessione del premier – produrremmo un duplice effetto negativo: non adottare misure realmente efficaci per le Regioni attualmente a maggior rischio e imporre misure irragionevolmente restrittive per quelle aree del Paese dove la situazione è meno grave».

aree di criticità covid, dpcm 4 novembre 2020Di qui la scelta di dividere la penisola in tre grandi aree, ciascuna con proprie misure restrittive. «Con un’ordinanza del ministro Speranza sono state individuate in area gialla, con criticità moderata, Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Province di Trento e Bolzano. In area arancione, con un livello di criticità medio-alta, Puglia e Sicilia. Nelle Regioni dell’area rossa, con criticità alta, rientrano Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta», ha spiegato il presidente del Consiglio. Non ci sono regioni comprese in area verde. «Le ordinanze del ministro della Salute – ha aggiunto Conte – non saranno arbitrarie o discrezionali perché recepiranno l’esito del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente con i rappresentanti delle Regioni».

Una valutazione, quella che individua le fasce in cui si trova ogni zona del Paese, basata su «criteri predefiniti e oggettivi che sfuggono da qualsiasi contrattazione – ha rivendicato il premier -. Non si può negoziare o contrattare sulla pelle dei cittadini. Non lo farà Speranza né i presidenti delle singole Regioni; il contraddittorio ci sarà, perché le ordinanze vengono fatte sentito il presidente, ma non negoziato con il presidente». La situazione verrà aggiornata ogni 14 giorni, con possibilità per le Regioni di veder accresciuto o diminuito il proprio livello di rischio. Nelle aree rosse, naturalmente, ci saranno le misure più restrittive, con il divieto, in qualsiasi orario della giornata, di ogni spostamento anche all’interno del proprio Comune – oltre che tra Regioni – salvo che per comprovati motivi di lavoro, salute e necessità. In queste zone «è l’uscita di casa che va motivata», ricorrendo all’autocertificazione, «ma in ogni caso, al di là del divieto, c’è sempre la raccomandazione anche nelle aree gialle di non andare in altre abitazioni dove ci sono non conviventi», ha precisato Conte rispondendo alle domande dei giornalisti.

Tra i temi centrali, quello della scuola, che «deve essere un presidio». Per questo, «mandare in didattica a distanza degli studenti è un fatto che pesa molto al governo. Appena la curva rientrerà sotto controllo una delle prime misure sarà restituire la didattica in presenza a quanti più alunni possibile», la rassicurazione del premier. Al momento, in tutto il Paese la didattica a distanza è confermata per le scuole secondarie di secondo grado (superiori) mentre dovranno farvi ricorso gli alunni delle classi seconda e terza media nelle regioni in area rossa. Negli altri casi è confermata la didattica in presenza. Chiuse le università, salvo specifiche situazioni.

Per quanto riguarda l’emergenza economica-sociale, il premier ha comunicato che «già questa settimana porteremo in Consiglio dei ministri un nuovo decreto legge” per i ristori», probabilmente già nella serata di oggi, 5 novembre. Per il “Ristori-bis” Conte non ha anticipato una cifra esatta ma ha indicato che le risorse «potrebbero essere in un ammontare di 1,5-2 miliardi. Se ci fosse necessità di disporre di ulteriori risorse – ha aggiunto – dobbiamo essere pronti anche a presentarci in Parlamento per un ulteriore scostamento ma non lo abbiamo ancora deciso perché, a quanto mi è stato detto, abbiamo stanziamenti sufficienti».

5 novembre 2020