È un premier rassicurato e rassicurante quello che ha incontrato i giornalisti a margine dell’Assemblea biennale Assonime. Nel governo, ha assicurato, «c’è piena condivisione sul fatto che la procedura d’infrazione va evitata perché è un danno per gli italiani e per il Paese. Non solo ci esporrebbe ad una fibrillazione dei mercati incontenibile, che rischia di non poter essere controllata, ma poi sarebbe il massimo del paradosso per un governo essere sottoposto a una procedura che prevede periodici controlli, verifiche e la necessità di concordare ogni nuova misura di politica economica. Questo – le parole di Giuseppe Conte – assolutamente non lo vogliamo».

Il presidente del Consiglio ha riferito della riunione di ieri sera, 10 giugno, che «è stata utile per recuperare un clima di confronto e di dialogo. Era da tempo che non ci riunivamo, io con i vicepresidenti». Il motivo: la «distrazione della campagna elettorale». Ieri dunque è ripreso il confronto. «La riunione è stata molto utile, in un clima molo cordiale, di fiducia reciproca» e, ha sottolineato Conte, «se mi volessero mettere in un angolo non sarebbe stato questo il clima». Al contrario, «abbiamo impostato il rilancio dell’azione di governo», ha assicurato il premier, spiegando che c’è «il pieno accordo di tutti» per dire «no austerity, no misure recessive. Non è di questo che ha bisogno il Paese».

Ancora: «Sono sempre Giuseppe Conte, quello che a dicembre ha evitato la procedura d’infrazione al Paese salvaguardando le misure di protezione sociale: quota 100 e Reddito di cittadinanza – ha continuato il presidente del Consiglio -. Non è che ho cambiato filosofia per cui c’è un contrasto rispetto a quelli che sono gli obiettivi di crescita e di sviluppo sociale che servono al Paese. Adesso – è la conclusione – dobbiamo confrontarci sulle azioni concrete e programmare in modo serio, responsabile ed efficace quelli che sono gli obiettivi di crescita e di sviluppo sociale, cercando di scongiurare la procedura d’infrazione».

11 giugno 2019