Conrad, i bozzetti dedicati al mare

Nelle pagine della raccolta edita da Rizzoli, tutta la vegetazione fantastica che sta dietro e dentro ai grandi romanzi e racconti dell’autore. Con un continuo rimando al valore simbolico

C’è qualcosa di arcano nelle narrazioni marinaresche di Joseph Conrad, uno dei più grandi scrittori moderni, per il quale le navi erano creature viventi da assecondare: non i piroscafi che solcano gli oceani coi loro macchinari trionfali, infischiandosene delle condizioni atmosferiche, bensì i velieri che invece devono saper interpretare il mistero delle onde. Di questo e molto altro leggiamo in Lo specchio del mare (Rizzoli, introduzione e cura di Katharine Ogden Michaels e Alberto Rossatti, traduzione di Renato Prinzhofer e Ugo Mursia, pp. 80, 12 euro), singolare e preziosa raccolta di bozzetti apparsi per la prima volta su giornali e riviste agli inizi del Novecento, estrapolata da uno dei volumi di Tutte le opere.

Si tratta di pagine autobiografiche assai suggestive: il retroterra dei capolavori maggiori. «Se vuoi sapere l’età del globo – apprendiamo in queste pagine – osserva il mare in tempesta». E, poco più oltre, l’autore aggiunge: «Avvolto in un manto di oro abbagliante o drappeggiato in stracci di nuvole nere come un mendicante, la potenza del Vento di Ponente troneggia sull’orizzonte occidentale con l’intero Nord Atlantico a fare da sgabello sotto i suoi piedi e le prime scintillanti stelle da diadema alla sua fronte». Il lettore appassionato riconoscerà in tali scorci tutta la grande retorica romantica di Lord Jim, Nostromo e Vittoria, per citare soltanto alcuni dei capolavori conradiani, insieme alla suggestiva descrizione dei porti di mezzo mondo, quelli occidentali che danno sui cortili impolverati delle vecchie case popolari, dove riposano i capitani in attesa del prossimo richiamo, e quelli esotici degli approdi confusi nelle Indonesie che, come sappiamo, diventeranno le quinte teatrali e fantasmatiche delle opere maggiori.

Da una parte la cattività a cui sono costrette le imbarcazioni confinate nella rada: «Una nave in darsena, circondata dalle banchine e dai muri dei magazzini, ha l’apparenza di una prigioniera che medita sulla libertà con la tristezza di uno spirito libero messo a freno». Dall’altra il mondo eroico che scatta quando prendono il largo. Con uno splendido capitolo, intitolato La culla del mestiere, dedicato al Mar Mediterraneo, il cui incanto, afferma lo scrittore rivolto a se stesso, «indugia nella fragranza indimenticabile dei miei giorni giovanili, e ancora fino a questo istante
questo mare, sul quale soltanto i romani governarono incontrastati, ha conservato il fascino romanzesco della gioventù».

In questi articoli di giornali non troveremo quindi le storie dei tentati riscatti e delle avvincenti imprese di cui si nutrono i romanzi e i racconti di Conrad, bensì la vegetazione fantastica che sta dietro e dentro di loro, con un continuo rimando al valore simbolico e alla profonda dignità del lavoro marinaro: «Dopotutto, l’arte di manovrare le navi è più bella, forse, dell’arte di manovrare gli uomini».

12 ottobre 2021