«Conoscenza, vigilanza e responsabilità», contro gli abusi sui minori

Don Di Noto (Meter) al convegno “Dalla parte delle vittime”. Le testimonianze di due donne. De Donatis: «In cammino per cercare, ascoltare, proteggere e amare»

Ha iniziato a raccontare la sua storia dal «momento più buio della mia vita», che è stato anche quello in cui, però, a 35 anni, «ho saputo mettermi nelle mani di una psicoterapeuta, alla quale ho chiesto di essere salvata dal mio dolore e di riuscire a incontrare Dio in maniera intima». Lucia ha oggi 53 anni, è spostata con Amedeo da 10 anni, ha un figlio di 25 ed è una vittima di abuso, che ha portato la sua testimonianza sabato 19 novembre, intervenendo al convegno “Dalla parte delle vittime“, organizzato dalla diocesi di Roma all’Università Lateranense, in occasione della II Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, che ricorre il 18 novembre.

A distruggere «la mia innocenza, la mia infanzia e i miei sogni – ha spiegato Lucia – è stata l’esperienza di abuso subita da parte di mio nonno materno per tre anni, dall’età di 6 anni», anche se «il vero abuso è stato il fatto che nessuno mi abbia ascoltato e salvato». Mettendo in luce due elementi-chiave posti al centro della riflessione nel corso dei lavori – le ripercussioni psicologiche sulla vita delle vittime di abusi e la necessità di incontrare un ascolto autentico, empatico e non giudicante -, Lucia ha dato voce da un lato al suo «senso di inadeguatezza, che non mi consentiva di distinguere tra il bene e il male e mi rendeva terrorizzata, facendomi amare male e troppo, in modo dipendente»,  e dall’altro all’«incontro con una dottoressa cristiana, che mi ha permesso di sciogliere i miei traumi», a tal punto che è stata capace di perdonare chi le ha fatto del male e chi l’ha fatta sentire sola perché «da Dio ho ricevuto il centuplo. Il Signore mi ha scelto tra tanta gente, ha scelto proprio me per essere salvata».

Anche Rebecca, studentessa di 26 anni e vittima di abuso da parte della sua allenatrice di calcio quando aveva 14 anni, ha portato la sua testimonianza mediante un file audio nel quale ha ripercorso il suo «rapporto fatto di dipendenza affettiva, basato sul gioco della gelosia», che l’ha portata a vivere l’adolescenza «all’ombra di una persona che mi faceva sentire confusa, sbagliata e incompresa», tanto che «sapevo, ed era la cosa peggiore, di non poter raccontare nulla a nessuno perché mi sentivo totalmente responsabile di quanto succedeva».

Vittoria Lugli, don Fortunato Di Noto, Lorenzo Ghizzoni, Angelo De Donatis
Vittoria Lugli, don Fortunato Di Noto, Lorenzo Ghizzoni, Angelo De Donatis

Riprendendo il sottotitolo del convegno, tratto dal salmo 174 – “Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Dal dolore alla consolazione” -, il cardinale vicario Angelo De Donatis nel suo saluto ha insistito sui verbi «cercare  ascoltare, proteggere e amare», quelli che rimandano allo «”stile dell’Agnello”, con il quale vogliamo come Chiesa proseguire questo cammino», ricordando che è «l’Eterno figlio del Padre che ama e che accoglie» con quell’amore «che si manifesta nella Pasqua, sia nel momento tragico della croce ma anche in quello agapico e di festa della domenica».

Vittoria Lugli, don Fortunato Di Noto, convegno "dalla parte delle vittime", 19 novembre 2022Ha ripreso questa immagine, aprendo la sua relazione mostrando una foto dell’opera “Bambino Gesù che abbraccia l’agnellino”, conservata alla Galleria Ambrosiana, don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter nonché referente per la diocesi di Noto dell’Ufficio Fragilità Servizio tutela minori e responsabile dei Centri di ascolto regionali della Conferenza episcopale siciliana. Facendosi portavoce dei «piccoli, i senza voce della società moderna», il sacerdote ha sottolineato l’importanza di «ricordare che la Chiesa ha sempre messo al centro i bambini», per poi chiarire come per fare fronte al fenomeno degli abusi, guardando nello specifico al pericolo rappresentato in tal senso «dal mondo del web e dalla sfida prossima del metaverso», sia necessario «promuovere una cultura di conoscenza, vigilanza e responsabilità», lavorando «in rete anche al di fuori dell’ambiente ecclesiastico, con professionisti di retta coscienza» per «formare e continuare a formare alla prevenzione, perché la conoscenza fa diminuire i rischi».

Ecco allora che anche «i convegni come questo possono aiutare a creare una cultura di un amore liberante e a prevenire per aiutare i più piccoli», come ha detto nel suo intervento il vescovo ausiliare Baldassarre Reina, incaricato del Servizio regionale per la tutela dei minori.  A chiudere i lavori, l’intervento della psicoterapeuta Vittoria Lugli, referente del Servizio diocesano per la tutela dei minori, su come “Le neuroscienze possono aprire alla speranza”, e quello del vescovo Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori, che ha guardato ai dati del Report sulle attività di prevenzione e formazione svolte dal Servizio della Cei, sottolineando l’importanza che «le diocesi lavorino sempre di più con gli altri enti che sul territorio operano per contrastare il fenomeno degli abusi».