Conclusi alla Camera i funerali laici di Giorgio Napolitano

Il feretro del presidente emerito ha lasciato Montecitorio poco dopo le 14, per raggiungere il cimitero acattolico di Roma, scortato dai Corazzieri. Intervenuto, tra gli altri, il cardinale Ravasi. L’omaggio della politica, accanto a familiari e amici

«I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre». È la frase del profeta Daniele che il cardinale Gianfranco Ravasi ha dedicato al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo questa mattina, 26 settembre, al funerale di Stato, laico, celebrato per la prima volta nella storia della Repubblica nell’Aula della Camera dei deputati.

Accompagnato dal corteo funebre, il feretro è partito da Palazzo Madama, che ospitava la camera ardente, fino a raggiungere piazza Montecitorio, dove è stato accolto dal lungo applauso della folla in piazza e dalle note dell’Inno di Mameli, suonato e cantato dai corpi dell’aeronautica, dell’esercito e della marina  militare, prima di entrare nella Camera dei deputati portato a spalla da otto rappresentanti delle forze armate e di polizia più uno dei vigili del fuoco. Quindi, gli onori militari a cura di uno schieramento composto da cento unità del reparto d’onore e da cinquanta elementi della banda musicale dell’esercito. In Aula, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e le più alte cariche dello Stato, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, all’emerito Francois Hollande, al presidente della Repubblica di Germania Frank Walter Steinmer, al presidente emerito della Repubblica d’Austria Heinz Fischer, accompagnato dalla moglie. Ancora, presenti a Montecitorio anche il presidente della Slovenia Borut Pahor e il presidente portoghes, Anibal Cavaco Silva. Ad accogliere gli ospiti stranieri, la moglie di Giorgio Napolitano, Clio.

Ad aprire la cerimonia, il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Con Giorgio Napolitano, mancato lo scorso 22 settembre all’età di 98 anni, scompare una delle figure più rilevanti della storia politica e istituzionale della Repubblica – ha affermato -. Servitore dello Stato, nel corso del suo mandato presidenziale ha guidato il Paese in uno dei periodi più complessi della storia italiana recente», attraversando «da protagonista» le grandi vicende internazionali e nazionali del suo tempo. «Con la sua morte scompare una figura di altissima levatura politica, il cui profondo senso delle istituzioni e il rigore morale costituiscono un esempio straordinario di impegno al servizio della Repubblica».

Testimone «di una cultura che si fa politica e di una cultura politica che si fa istituzione». Così lo ha ricordato il presidente del Senato Ignazio La Russa, rievocando la commemorazione in Aula per i suoi 70 anni di attività parlamentare. «Da capo dello Stato ha guidato la nazione, riconoscendosi in quei valori che sono le fondamenta della nostra Carta Costituzionale», l’omaggio. E della lunga attività politica di Napolitano ha parlato anche, spostandosi su un piano del tutto personale, il figlio Giulio, raccontando il suo rapporto con il suo «lavoro»: la politica intesa come «cosa seria». Nelle sue parole, il ricordo di un disegno fatto in prima elementare: «Lo ritrassi alla scrivania con la penna in mano, a leggere libri e saggi, accompagnandolo con la scritta “Mio papà fa il deputato al Parlamento”. Per 50 anni l’ho visto in quella posizione – ha aggiunto -. Per mio padre la politica non era solo un’attività intellettuale ma partecipazione fisica ed affettiva», ha detto, accompagnato dal lungo applauso dell’Aula. «Scrisse di sé: “Ho combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate”», ha aggiunto ripercorrendo il suo impegno politico e istituzionale. Quindi, ringraziando le autorità presenti e i cittadini che nei giorni scorsi hanno visitato la camera ardente, ha esortato: «Viviamo questo momento in spirito di unita e condivisione».

Tra le lacrime il ricordo della nipote Sofia Napolitano, che ha ricordato il nonno come «un leader e un politico e un uomo formidabile premuroso e pieno di attenzioni. Era sempre presente per noi – ha aggiunto -, ascoltava i nostri problemi in modo partecipe e e comprensivo nonostante fosse già occupato con i problemi del Paese. Ci scriveva sempre, anche quando non sapevamo ancora leggere, ci telefonava quando vedeva dei cartoni in televisione che pensava ci sarebbero piaciuti. Ci veniva a prendere a scuola e ci portava a villa Borghese per un gelato. Ha sempre trovato il tempo per me e Simone, nonostante i suoi impegni – ha sottolineato con affetto -. I consigli che ci ha dato ci fanno sentire fiduciosi in noi stessi quando dobbiamo affrontare scelte personali».

Con l’applauso all’ultimo intervento di Giuliano Amato, presidente emerito della Corte costituzionale, si è conclusa la cerimonia nell’Aula di Montecitorio. I primi ad uscire sono stati i componenti della famiglia, trai quali la moglie Clio, il figlio Giulio e la nipote Sofia. Poi gli ospiti stranieri, ai quali è andato l’applauso dei parlamentari. Il corteo funebre ha raggiunto quindi il cimitero acattolico di Roma, per la tumulazione. Tra gli applausi dei presenti in piazza e qualche voce che esclamava «Grazie presidente».

26 settembre 2023