Cinema, conclusa l’edizione 9 di un Festival ormai Festa

Kermesse senza sussulti, in linea con una manifestazione che, in vista del decennale, ha ancora non pochi interrogativi di identità da risolvere. Si spera che il prossimo direttore possa lavorare con più calma

Sui cartelloni e sul materiale pubblicitario era scritto Festival, poi, col passare dei giorni con sempre maggiore frequenza, quello di Festa si è sovrapposto, fino a diventare prevalente. Forse (manteniamo un piccolo margine di dubbio) era quello che gli organizzatori volevano. Certamente, quello che è venuto fuori al momento della conferenza stampa che ha concluso, sabato pomeriggio, la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (16-25 ottobre). La circostanza, di solito importante, è stata affrontata dal direttore Marco Muller con lo stesso tono tranquillo e distaccato che aveva caratterizzato l’incontro di apertura.

Non c’è dubbio che la scelta di un basso profilo sia da attribuire alla conferma che l’incarico di Muller è in dirittura d’arrivo. Aveva firmato un contratto per tre edizioni e il 31 dicembre il triennio scade. Lui stesso ha confermato di voler tornare a fare il professore universitario. Anche stavolta dunque il responsabile principale ha evitato di parlare di film, di cinema, dello stato di salute della settima arte. Il compito di presentare alla stampa un primo bilancio è toccato a Lamberto Mancini, direttore generale della Fondazione Cinema per Roma. Il quale ha proposto una raffica di dati e di numeri che sono cominciati con giusto taglio analitico e poi si sono adagiati in una serie incalzante di percentuali di difficile interpretazione perché privi di confronto con gli anni precedenti.

La programmazione ha visto al via 113 film, provenienti da 23 Paesi con 82 delegazioni e 474 talent. Sono aumentati la scontistica, le possibilità di accesso alle proiezioni e gli eventi a ingresso gratuito, è diminuito il prezzo medio del biglietto e sono state stipulate 52 convenzioni con Enti e Associazioni culturali. Il festival ha potuto godere di una promozione forte in ambiti di studio e di approfondimento: sono state coinvolte 33 Scuole di cinema e di teatro; 7 Università a Roma; 19 Università fuori Roma; 14 Enti e istituzioni straniere. E poi c’è stato il Mercato: con l’industry per convegni, tavole rotonde e la Business Street per acquisti e scambi commerciali con accreditati a livello internazionale.

Una lieve flessione nei biglietti venduti va compensata col fatto che agli oltre 80mila ingressi in sala vanno aggiunti quelli fuori conteggio della sezione Alice nella città, e il fatto che al Maxxi l’ingresso era sempre libero. Se andiamo oltre i dati, la vera novità era la programmatica cancellazione della Giuria. A votare i premi principali è stato il pubblico, tramite apposite schede distribuite al termine di ogni proiezione. Così alla fine sono venuti fuori i film vincitori: Trash di Stephen Daldry nella sezione Gala; 12 citizens di Xu Ang in Cinema d’oggi; Haider di Vishai Bhardwaj in Mondo Genere; Fino a qui tutto bene di Roan Johnson in Cinema Italia (fiction); Looking for Kadija di Franceco G.Raganato in Cinema Italia (documentario). Elencati i vincitori, arriva la fase più difficile. Quanti dei film sunnominati (e più in generale tra tutti quelli in cartellone) troveranno sale e pubblico per farsi vedere, apprezzare, creare occasioni di confronto?

Alcuni titoli, pur di qualità non disprezzabile,sono apparsi decisamente di nicchia, difficili da far arrivare sul mercato italiano specie in questo momento di inizio inverno che precede i due mesi centrali (novembre-dicembre) delle grandi uscite commerciali. Del resto i due film d’apertura e chiusura sono stati gli italiani Soap Opera, già nei cinema, e Andiamo a quel paese di Ficarra e Picone, in uscita il 7 novembre. In sostanza un’edizione numero 9 senza sussulti, in linea con una manifestazione che, in vista del decennale, ha ancora non pochi interrogativi di identità da risolvere.

Del resto, sei premi hanno anche l’ambizione di aiutare certi film a uscire dall’anonimato, merita una giusta segnalazione la presenza quest’anno a Roma per la prima volta della Giuria Internazionale SIGNIS (l’organizzazione mondiale cattolica per la comunicazione) che, in collaborazione con la Fondazione Ente dello Spettacolo ha assegnato il SIGNIS Award-Ente dello Spettacolo -riconoscimento in denaro del valore di 5mila euro (lordi)- ex aequo a Fino a qui tutto bene e a We are young. We are strong (Germania) di Burhan Qurbani, e una Menzione speciale a Biagio di Pasquale Scimeca. A proposito della prossima edizione, tre anni fa la nomina di Muller arrivò dopo molte incertezze, obbligando ad un preparazione affrettata e in condizioni non ideali. È sperabile, se il Festival (la Festa) prosegue, che il nuovo direttore possa lavorare con più calma.

27 ottobre 2014