Con l’Unhcr dal Niger all’Italia 54 rifugiati vulnerabili

Tra loro anche 23 minori, 13 dei quali non accompagnati o separati. La maggior parte è reduce da una lunga detenzione in Libia, tra «enormi difficoltà»

Sono atterrati a Roma intorno alle 17 di ieri, 5 novembre, i 54 rifugiati vulnerabili trasferiti in Italia dal Meccanismo di transito di emergenza in Niger gestito dall’Unhcr, l’Agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati. Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan i Paesi di provenienza. Tra loro anche 23 minori, 13 dei quali non accompagnati o separati.

La maggior parte dei rifugiati trasferiti ieri è reduce da una lunga detenzione in Libia, dove, riferiscono dall’Unhcr, ha dovuto affrontare condizioni terribili, spaventose violazioni dei diritti umani e la crescente minaccia di essere coinvolti nelle ostilità. «I rifugiati in Libia continuano a vivere una situazione terribile, affrontando difficoltà enormi per sopravvivere – ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale -. Accogliendoli in Niger e permettendo loro di proseguire il viaggio verso l’Italia, entrambi i Paesi hanno dimostrato un’eccezionale solidarietà». Ci sono però «altre migliaia di persone» che hanno bisogno dello stesso sostegno. «È cruciale – ha aggiunto l’inviato speciale Unhcr – che altri Paesi della comunità internazionale si facciano avanti offrendo più posti e procedure più rapide per aiutarci a evacuare in sicurezza dalla Libia i rifugiati più vulnerabili».

Quella di ieri è stata la seconda evacuazione umanitaria dal Niger all’Italia effettuata dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, dopo che un primo gruppo di 51 persone era stato evacuato nel novembre dello scorso anno. È salito così a 913 il numero di persone vulnerabili evacuate in Italia dal dicembre 2017, la maggior parte delle quali direttamente dalla Libia. Senza contare i numeri di ieri, dal 2017 l’Unhcr ha evacuato più di 5.100 rifugiati e richiedenti asilo dalla Libia verso altri Paesi, tra cui 2.913 verso il Niger e 189 verso il Rwanda attraverso il Meccanismo di transito di emergenza. Oggi, con l’intensificarsi della violenza in Libia, le operazioni di evacuazione verso altri Paesi sono spesso l’unica possibilità di salvezza per i rifugiati vulnerabili, rinchiusi nei centri di detenzione o comunque in contesti urbani che «hanno un disperato bisogno di sicurezza e protezione».

L’operazione di ieri, informano, è stata cofinanziata dalla Commissione europea nell’ambito della misura emergenziale Fami “Life saving assistance through humanitarian evacuations from Libya and Niger to Italy”.

6 novembre 2019