Con la guerra, 10 milioni di minori a rischio di matrimonio precoce

La denuncia di Save the Children, nella X Giornata internazionale delle ragazze. In Nigeria il numero più alto di casi. Le voci di giovanissime sposate, vedove e divorziate

Obiettivo puntato sul fenomeno dei matrimoni precoci, nel rapporto di Save the Children che accompagna il decimo anniversario della Giornata internazionale delle ragazze, oggi, 11 ottobre. Spazio alle voci di giovanissime sposate, vedove e divorziate – tra cui quelle di ragazze sfollate nel Kurdistan iracheno e in Sud Sudan a causa della guerra -, per arrivare alla conclusione che le ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il 20% di probabilità in più di sposarsi ancora bambine rispetto a quelle residenti fuori dalle zone di conflitto. Per averne la controprova, basti pensare che 8 dei 10 Paesi con i tassi più alti di matrimonio precoce stanno vivendo crisi umanitarie – tra cui conflitti e disastri climatici – che, causando l’interruzione dell’istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà oltre che indebolire le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze. Condizioni , queste, che provocano «un aumento del rischio di matrimonio precoce per le bambine che, spesso, rappresenta un modo per ridurre la pressione finanziaria sulle famiglie o per proteggere le bambine da altre forme di violenza di genere – osservano dall’organizzazione internazionale -. Sono quasi 90 milioni – ovvero 1 su 5 a livello globale – le bambine e le adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono in zone di conflitto con impatti devastanti sul loro benessere fisico e mentale e sulle loro opportunità future», proseguono.

Nel dettaglio, «se le bambine che vivono nell’Asia orientale e nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi e nell’Asia meridionale sono le più esposte al rischio di matrimonio precoce legato ai conflitti, l’Africa occidentale e centrale – una regione colpita da conflitti ed emergenze climatiche, che causano povertà e scarsità di cibo – ne registra i tassi più alti al mondo». La Nigeria, in particolare, è il Paese che registra il numero più alto di matrimoni precoci al mondo, nonostante la legge lo vieti.

«Nel 2021 il rischio di violenze di genere è stato classificato come grave o estremo nel 95% delle crisi umanitarie. Le azioni per affrontarlo, però, hanno ricevuto meno fondi di qualsiasi altra forma di protezione fornita nell’ambito delle risposte umanitarie – si legge nell’analisi di Save the Children -. Gli obiettivi di finanziamento sono raramente raggiunti, a fronte di richieste spesso troppo basse, perché solo occasionalmente le donne e le ragazze vengono incluse nelle discussioni riguardanti i loro bisogni o vengono interpellate in modo che si sentano a loro agio nel partecipare». Anche riguardo al matrimonio precoce, mentre gli sforzi per affrontarlo si concentrano spesso sulla prevenzione, poca attenzione viene data alle esigenze e alle esperienze delle ragazze sposate. È quello che tenta di fare il “Rapporto annuale globale sull’infanzia: Ragazze in prima linea” di Save the Children, frutto delle oltre 600 interviste condotte tra il 2020 e il 2021 con 139 ragazze sfollate sia nel Kurdistan iracheno che in Sud Sudan, per conoscere le loro esperienze, i motivi per cui si sono sposate e quanto avvenuto loro con la gravidanza e dopo il matrimonio.

(foto: Save the Children)

Tra i vari Paesi e le varie culture sono emerse forti differenze, evidenziando l’importanza di lavorare con le ragazze per definire soluzioni locali. «Esistono diversi “gradi di controllo” da parte delle bambine sulla decisione di sposarsi: alcune sono state rapite e costrette a farlo, altre hanno ceduto alle pressioni della famiglia o si sono sposate in seguito ad una gravidanza non pianificata – riferiscono dall’organizzazione -. Molte hanno raccontato di aver contratto un matrimonio per contribuire al sostentamento della famiglia in periodi di estrema difficoltà economica. Per alcune ragazze della regione del Kurdistan in Iraq, invece, la decisione di sposarsi è stata influenzata dal senso di isolamento e da un futuro incerto. Nei loro racconti è comunque sempre presente l’esposizione alla violenza e alle regole patriarcali, tra cui i valori che conferiscono agli uomini e ai ragazzi qualche forma di potere sulle donne e sulle ragazze, con conseguente disuguaglianza di genere, come una limitazione delle scelte a loro disposizione».

Analizzati, nel rapporto, i dati di oltre 2 milioni di donne in 56 Paesi negli ultimi trent’anni, prendendo in considerazione quelli relativi alle ragazze che si sono sposate da bambine e che vivevano nel raggio di 50 km da un conflitto armato. Allo stesso tempo, sono stati presi in esame anche i progressi compiuti per porre fine ai matrimoni precoci da quando, nel 2012, è stata proclamata la Giornata internazionale delle bambine. «Sebbene si stimi che tra il 2008 e il 2018 siano stati evitati 25 milioni di matrimoni infantili a livello globale, siamo ancora ben lontani dal raggiungere la scadenza dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile globale di porre fine al matrimonio infantile entro il 2030. Secondo le proiezioni, infatti, la crisi del Covid-19 e il suo continuo impatto sulla disuguaglianza di genere spingeranno 10 milioni di ragazze in più verso il matrimonio entro il 2030, il primo aumento dei tassi globali in più di due decenni», è il timore espresso da Save the Children.

Il numero poi potrebbe aumentare ulteriormente perché gli effetti della pandemia di Covid-19 si combinano con l’emergenza climatica, l’aumento dei conflitti e l’aumento del costo della vita. E l’aumento della povertà potrebbe mettere a rischio un numero maggiore di ragazze, indebolendone la protezione. A spiegarlo è Inger Ashing, Ceo di Save the Children International. «I conflitti hanno un impatto devastante sulle famiglie che sono costrette a fuggire dalle loro case, dalle scuole e dal lavoro per trasferirsi in campi temporanei, spesso angusti, con pochi servizi, poche possibilità di guadagno e quasi nessuna protezione dalla violenza. Sebbene i bambini paghino il prezzo maggiore di qualsiasi guerra – osserva -, le ragazze durante i conflitti diventano bersaglio di atti brutali di violenza a causa del loro genere. Le crisi umanitarie – che si tratti di disastri climatici, pandemie o dell’attuale crisi alimentare globale – comportano molti degli stessi rischi che spingono al matrimonio precoce come l’aumento della povertà e l’eliminazione dei sistemi di protezione che dovrebbero essere in atto per tenere le ragazze al sicuro dalla violenza». Proprio per questo, «con così tante bambine che affrontano crisi sovrapposte, questo anniversario dovrebbe essere un campanello d’allarme per i governi affinché diano priorità alle ragazze e si assicurino che siano protette dal matrimonio infantile e da tutti gli impatti devastanti che ha sulle loro vite iniziando, ad esempio, a dar loro voce in capitolo nelle decisioni che le riguardano», sono ancora le parole di Ashing.

Di qui le richieste dell’organizzazione, rivolte direttamente ai governi. La prima è quella di «aumentare i finanziamenti e gli sforzi per affrontare la violenza di genere contro le ragazze, compresi i finanziamenti per la protezione dei bambini nelle crisi umanitarie»; quindi «investire nel potenziamento delle iniziative per porre fine al matrimonio infantile che si basano su dati concreti e renderle disponibili a un maggior numero di ragazze in un maggior numero di luoghi». Ancora, si chiede di «sostenere e finanziare le ragazze per definire soluzioni alle sfide che devono affrontare, rafforzando i movimenti guidati dalle ragazze; sviluppare e finanziare pienamente i piani d’azione nazionali per porre fine al matrimonio infantile e ad altre forme di violenza di genere e contro i bambini; sviluppare la ricerca per capire meglio come evitare che le “quattro C” (Covid, conflitti, cambiamenti climatici e aumento del costo della vita) invertano i progressi compiuti per porre fine al matrimonio infantile». L’ultima richiesta, infine, è quella di «assicurarsi che mantengano le promesse fatte alle ragazze nelle loro leggi e negli accordi globali».

11 ottobre 2022