Con 26 ore di stop alle spese militari, salve dalla fame 34 milioni di persone

La denuncia di Oxfam e altre 250 organizzazioni, in una lettera aperta ai leader mondiali. 174 milioni di persone rischiano di morire di malnutrizione

«Le guerre sono la causa principale della fame nel mondo, aggravata anche dal cambiamento climatico e dalla pandemia di coronavirus. Dallo Yemen, all’Afghanistan, al Sud Sudan e alla Nigeria settentrionale, i conflitti e le violenze spingono milioni di persone sull’orlo della fame». È la denuncia che arriva da un gruppo di 250 organizzazioni umanitarie – tra cui Oxfam e Save the Children -, in una lettera aperta rivolta ai leader del mondo. L’obiettivo: scongiurare la catastrofe umanitaria in Paesi come Yemen, Afghanistan, Etiopia, Sud Sudan, Burkina Faso, Nigeria, a un anno esatto dall’allarme delle Nazioni Unite sull’aumento esponenziale della fame. Anno nel quale «i donatori più ricchi hanno finanziato solo il 5 per cento dei 7,8 miliardi di dollari per il 2021», osservano.

La richiesta è quella di aumentare urgentemente gli aiuti per evitare che oltre 34 milioni di persone quest’anno siano si trovino a soffrire la fame. «Se si considerano i 1,9 trilioni di dollari che i Paesi utilizzano ogni anno per spese militari, il finanziamento aggiuntivo di 5,5 miliardi di dollari recentemente richiesto dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite e dalla Fao equivale a quanto si spende in meno di 26 ore. Eppure, nonostante sempre più persone stiano soffrendo la fame, ad aumentare sono i conflitti». In concreto, «se i governi rinunciassero alle spese militari per sole 26 ore, avremmo 5,5 miliardi di dollari a diposizione per salvare 34 milioni di persone dalla fame nei prossimi mesi in Paesi piegati da guerra, pandemia e cambiamenti climatici».

A spiegarlo è Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia. «Secondo le stime delle Nazioni Unite, già a fine 2020, 270 milioni di persone erano sull’orlo della carestia – afferma -. Ebbene, 174 milioni di persone in 58 Paesi stanno già rischiando di morire di malnutrizione e questo numero potrebbe aumentare nei prossimi mesi, senza un intervento immediato da parte della comunità internazionale. Sono 80 i Paesi su 100 in cui le agenzie delle Nazioni Unite intervengono sono colpiti da conflitti – prosegue -. Bisogna spezzare il nesso mortale guerra-fame e simbolicamente noi chiediamo di farlo, smettendo di vendere armi anche solo per un giorno».

Nel primo trimestre del 2021, segnalano ancora da Oxfam, i grandi donatori internazionali hanno stanziato solo il 6,1% dei 36 miliardi di dollari richiesti dalle Nazioni Unite per fronte alle più gravi emergenze umanitarie in corso, mentre per la lotta alla fame aggravata dalla pandemia hanno destinato appena 415 milioni (il 5,3%) dei 7,8 miliardi di dollari necessari ad evitare milioni di morti. «Anche l’Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, è passata da oltre 108 milioni di aiuti bilaterali per far fronte all’insicurezza alimentare nei Paesi poveri nel 2018, a poco più di 66 nel 2019». In questo periodo, gli fa eco Inger Ashing, ceo di Save the Children international, «abbiamo avvertito i donatori più e più volte: la loro inerzia sta portando alla morte e alla disperazione dei bambini, come vediamo ogni giorno nei paesi di tutto il mondo. A inizio marzo, la conferenza per gli aiuti in Yemen non ha raccolto nemmeno la metà dei fondi necessari e ora quel Paese è a un punto critico. È doloroso, perché i governi hanno i soldi – aggiunge -. Se migliaia di bambini continueranno a morire di fame e malattie nel 2021 sarà per via di una scelta politica, è necessario assumersi finalmente la responsabilità di fare qualcosa per salvare le vite dei bambini».

21 aprile 2021