Comunità terapeutiche: accordo con la Regione per le nuove tariffe

D’Agostino, portavoce del coordinamento e coordinatrice del gruppo salute mentale di Confcooperative sanità: «Per la prima volta abbiamo un impegno specifico». Sul tavolo, l’adeguamento Istat, a fronte di quote invariate da 16 anni

Le comunità terapeutiche e socio riabilitative del Lazio potrebbero presto ottenere l’adeguamento delle tariffe atteso da circa 16 anni. È l’esito dell’incontro avuto questa mattina, 11 febbraio, tra alcuni rappresentanti delle strutture con Alessandro Ridolfi, direttore generale della Regione Lazio, e Andrea Urbani, responsabile dell’area Sanità dell’ente. «Siamo soddisfatti – dice Angela D’Agostino, portavoce del coordinamento e coordinatrice del gruppo salute mentale di Confcooperative sanità del Lazio -. È stato siglato un accordo con il quale le comunità si sono impegnate a fornire entro 10 giorni i dati tariffari delle altre Regioni italiane. La Regione Lazio le comparerà e ci convocherà entro 15 giorni per comunicarci le nuove tariffe. Per la prima volta – rimarca – abbiamo un impegno specifico».

Nel Lazio sono 65 le strutture terapeutiche riabilitative con 942 posti accreditati, 52 quelle socio riabilitative h24 con 570 posti e 17 le comunità socio riabilitative h12 con 161 posti. Attualmente, spiega D’Agostino, le comunità terapeutiche percepiscono giornalmente 129 euro per ragazzo e quelle socioriabilitative 108. La richiesta è quella dell’adeguamento Istat, vale a dire aggiornare le rette in base al costo della vita. Il che significa una tariffa di 169,89 euro giornaliera per le strutture terapeutiche e di 142,24 per le socioriabilitative.

L’incontro ha avuto luogo mentre in piazza Oderico Da Pordenone, davanti all’ingresso laterale della Regione Lazio, si svolgeva una manifestazione alla quale hanno partecipato addetti del settore arrivati da tutta la regione, aderenti a Confepi, Anascop, Confcooperative Sanità Lazio, Federlazio, Mito e Realtà, Strutture Federate Reverie, Fenascop, Forum Terzo Settore Agci.
Gli operatori hanno rivendicato il riconoscimento della loro attività di cura, iniziata a seguito della chiusura dei manicomi con la legge Basaglia, e l’adeguamento del tariffario fermo al 2009.  «Dateci retta», hanno urlato: un efficace gioco di parole che sottolinea la necessità di essere ascoltati e di avere l’adeguamento economico.

«L’adeguamento delle tariffe è urgente – spiega D’Agostino -.  Dobbiamo offrire vitto e alloggio e pagare le equipe. Con gli attuali costi della  vita non è possibile coprire le spese. Siamo comunità piccole e soffriamo di più rispetto ai grandi centri». Le ha fatto eco Giampiero Di Leo, presidente delle strutture associate Reverie e presidente associazione nazionale Strutture comunitarie per la salute mentale Anascop. «Abbiamo bisogno di un intervento immediato – dice -. Chiediamo un intervento ponte. È importante per noi che i tempi lenti della Regione non coincidano con i nostri bisogni. Siamo al limite della sopravvivenza, abbiamo dato fondo anche alle risorse personali. Non ci vengono riconosciute le nuove categorie di intervento professionali. Siamo le uniche strutture sanitarie a non aver avuto l’adeguamento tariffario».

Paola Marchetti, rappresentante di Concepì, spiega che gli operatori svolgono «un lavoro di psicoterapia che non significa eliminare la malattia ma offrire gli strumenti per conviverci. La mancanza di fondi andrebbe a inficiare tutto questo». In piazza anche molti genitori e ragazzi. Enrico, papà di Caterina, non può neanche ipotizzare la chiusura dei centri per questioni economiche. «Significherebbe fare in proprio e con grande incertezza il lavoro svolto dalle equipe – dichiara -. Sono persone splendide che fanno un lavoro eccezionale, per Caterina si prospetta un pieno recupero». Valeria Grillo è la presidente dell’associazione di promozione sociale “Coprogettazione autismo” e responsabile del progetto “Viaggiatori a canestro”, che coinvolge 18 atleti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico che «creano comunità e senso di appartenenza, visto il vuoto che subentra terminato il ciclo di studi. Il mancato adeguamento delle tariffe comporterebbe che i ragazzi rimarrebbero chiusi in casa».

11 febbraio 2025