Comunità ebraiche e Federcalcio contro razzismo e antisemitismo

Fra le iniziative in vista del Giorno della memoria, anche “Un calcio al razzismo”, promosso dall’Ucei. Siglato un manifesto comune, col patrocinio del Coni

Comunità ebraiche italiane e Federcalcio insieme per dare finalmente “Un calcio al razzismo”. È il tema dell’incontro ospitato ieri, 16 gennaio, nella sede Ucei, promosso con le società calcistiche e il ministero dello Sport e inserito fra le iniziative in vista del Giorno della memoria. Durante l’incontro è stato siglato un manifesto contro l’antisemitismo e il razzismo negli stadi realizzato in collaborazione con la associazione “Parole Ostili” e il patrocinio del Coni. Come simbolo dell’evento è stato firmato anche un pallone da calcio.

«Non risolveremo i problemi del calcio ma almeno vogliamo dire che insieme si deve condividere una coscienza», ha detto la presidente Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane) Noemi Di Segni. L’idea – ha aggiunto – era arrivare alla pancia e al cuore degli italiani. Ieri è venuto a mancare Franco Schoenheit, sopravvissuto al campo di concentramento di Buchenwald. A lui e agli altri che ci hanno lasciato voglio dedicare questo incontro. Sta a tutti noi gridare insieme». Con lui, Di Segni ha ricordato anche Tullia Zevi, presidente Ucei in passato, e a cui è dedicata la sala dove si è svolto l’incontro. «A lei – ha concluso – mi fa piacere che siano stati dedicati anche dei campionati di calcio dalle nostre scuole».

Per il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, «nasce oggi un nuovo germoglio che abbiamo il dovere di preservare». Il mondo del calcio, ha spiegato, «ha attivato dei meccanismi di progettualità a breve, medio e lungo termine anche con norme considerate tra le più severe a livello europeo. Vanno applicate per la punizione del singolo, di chi effettivamente si rende responsabile di atti di razzismo». In particolare il presidente ha parlato della applicazione «in via sperimentale, in questo campionato, del radar e dell’identificazione facciale. L’individuazione dei singoli sarà fatta attraverso la collaborazione delle società». Per quanto riguarda il lungo periodo invece Gravina ha ricordato che la Federazione porterà dei progetti nelle scuole. Infine, un auspicio: «Mi auguro si possa arrivare a una gestione responsabile del marchio. Credo sia giusto che si richieda una certificazione sotto il profilo sociale».

Presente all’incontro anche il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che ha assicurato: «Curo con attenzione il tema del razzismo e dell’antisemitismo negli stadi per risvegliare tutti dall’illusione che siano un fenomeno di costume». Contro quegli atteggiamenti, ha ribadito, «non ci deve essere alcun tipo di tolleranza. Gli stadi sono uno spaccato del nostro Paese e del nostro modo di essere che viene amplificato attraverso il tifo legittimo. Tutto deve trovare il limite nel rispetto e nei valori che lo sport porta con sé». Per Spadafora, «questa “scossa” che viene dall’Ucei deve essere sentita da ciascuno nel proprio ruolo. È un richiamo costante a tutti quelli che hanno responsabilità, a partire da me». Da ultimo, un monito alle società. «Il mondo dello sport – ha concluso il ministro – è fatto di valori ma anche di business e le società non devono farsi da parte in questa battaglia».

17 gennaio 2020