Comunicazione: riscoprire ciò che ci unisce

Il 2 giugno la 53ª Giornata mondiale. La riflessione del Papa: nel tempo di internet e social network communities, «manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti»

Contenuti carichi di significato, pieni di riferimenti al tempo presente e in grado di direzionarci in modo chiaro. Il Messaggio per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (che si celebra   domenica 2 giugno nel giorno della solennità dell’Ascensione) è tutto questo. Ma è molto altro ancora. È riscoperta di san Paolo e del suo “sensus corporis”, di quel corpo che è uno solo (Cristo) ma che ha anche molte membra (noi uomini). È riflessione sul concetto di comunità, sin dalle origini intesa come dimensione costitutiva di ogni società. È comprensione che la comunicazione ci riguarda sempre più perché è essenza stessa della nostra esistenza, è variabile identitaria, è scelta libera. Ritroviamo tutto questo nel versetto della Lettera agli Efesini (a cui il Messaggio si ispira) quando Paolo ci chiede di bandire la menzogna e dire ciascuno la verità al suo prossimo, perché «siamo membra gli uni degli altri». E non è difficile trasporre la sollecitazione paolina nell’oggi mediale. Un adesso contorto, turbolento, complesso e, in una sola parola, digitale.

Il web, internet, la rete, le “social network communities” sono le nuove metafore del contemporaneo, spazi e tempi di vita, griglie interpretative di ciò che ci circonda e ci coinvolge. Ma, ci spiega il Papa, «tutto questo non produce automaticamente comunità». Anzi, può snaturare l’umano prendendo pieghe inaspettate che possono diventare piaghe dolorose. Contrapposizioni, divisioni, pregiudizi (etnici, sessuali, religiosi e altri), individualismo, odio e vetrine in cui esibire il nostro narcisismo possono diventare le lacerazioni che affliggono i nostri corpi e le nostre membra. A meno che la comunicazione non diventi – lo ha chiesto il Pontefice all’associazione stampa estera in Italia il 18 maggio scorso – «davvero strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare;
per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte».

Possiamo scegliere quindi. Anzi: dobbiamo farlo. Senza esitare né dare volti a quelle paure indotte da chi vuole soffocare la nostra libertà e deteriorare la nostra umanità. Francesco ci chiede di scegliere anzitutto come cristiani, chiamandoci «a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti. La fede stessa, chiarisce nel Messaggio, infatti è una relazione, un incontro; e sotto la spinta dell’amore di Dio noi possiamo comunicare, accogliere e comprendere il dono dell’altro e corrispondervi». Il compito è dunque chiaro: «Contribuire a costruire una comunicazione che non scomunica». Sono parole di padre Antonio Spadaro (dette il 17 maggio scorso ad un convegno organizzato a Roma dal Copercom). Il direttore de La Civiltà Cattolica, commentando il Messaggio, ha sottolineato come la comunicazione «non deve perdere l’aspetto della compassione, intesa come centro della comunicazione.

La compassione, ha aggiunto il gesuita, non è un assunto di ordine morale, ma ha un valore politico, perché può farci sentire comunità. Senza di essa non c’è comunità umana e, se la perdiamo, perdiamo anche la capacità di creare legami». Quei legami spesso confusi e scambiati per sterili link, per unioni fittizie prive di quella verità che ogni relazione autentica dovrebbe manifestare. La rete non è buona né cattiva. A esserlo siamo noi. Spesso nel male (come nel caso del cyberbullismo e di tutte le altre derive del web) o nel bene, quando decidiamo di rendere la rete «prolungamento o attesa dell’incontro». E non importa se questo avviene in famiglia, nelle comunità ecclesiali o in qualunque altro luogo: ciò che è importante è la continua ricerca del «bene nella riscoperta di ciò che ci unisce». (Massimiliano Padula, presidente Copercom)

30 maggio 2019