Comece: la solidarietà, «chiave della ripresa»

A un anno dall’inizio della pandemia, la dichiarazione dei vescovi dell’Unione europea. Proposte su giustizia ecologica, sociale e contributiva

«Il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale». Riprendono le parole di Francesco nella Laudato si’ i vescovi dell’Unione europea, per sottolineare che «la solidarietà è al centro dell’Unione europea e sarà la chiave della ripresa». Lo fanno nella dichiarazione diffusa ieri, 13 aprile, a un anno dall’inizio della pandemia: “Un anno dopo: quale posto per la giustizia sociale, ecologica e contributiva nel Piano di ripresa dell’Ue?”. Un testo elaborato dalla Commissione per gli affari sociali della Comece -l’organismo che riunisce gli episcopati dei Paesi membri dell’Unione europea -, che prende posizione sul Piano per la ripresa dell’Europa e sul «più grande pacchetto mai finanziato attraverso il bilancio dell’Ue e sui suoi effetti sulla giustizia sociale, ecologica e contributiva».

La Commissione dei vescovi Ue lo definisce «un nuovo segno di solidarietà nell’Unione europea, tanto necessario per aiutare le persone più colpite dalla crisi e per affrontare il problema crisi ecologica globale in corso». Nelle parole del presidente della Commissione affari sociali Comece monsignor Antoine Hérouard, «siamo chiamati a vivere la solidarietà nell’Ue e includere pienamente le persone in situazioni di precarietà e isolamento, e in particolare quelle colpite dalla crisi del Covid-19». In particolare, i vescovi esprimono preoccupazione per gli effetti che la pandemia ha avuto su povertà e disoccupazione: secondo i dati Eurostat riportati nella dichiarazione, nel gennaio 2021 il tasso di disoccupazione ha raggiunto la quota del 7,3% nell’Ue ed è aumentato di un punto rispetto al gennaio 2020, quando la percentuale era al 6,6%. Ma è tutto il mondo dell’occupazione a essere stato colpito dalla pandemia. Basta guardare al calo del reddito totale da lavoro, diminuito a livello Ue del 4,8% nel 2020, per lo più a motivo di assenze, riduzione dell’orario o perdita di posti di lavoro, in particolare come conseguenza della pandemia.

Inevitabile l’impatto sulla povertà. Già prima della pandemia, nel 2019, oltre un europeo su cinque (92,4 milioni di persone) era a rischio di povertà o esclusione sociale nell’Ue. Inoltre, il 5,5% della popolazione ha dovuto affrontare gravi difficoltà materiali. La Comece, nel chiedere trasparenza nei piani nazionali di ripresa, invita l’Unione europea e gli Stati membri a coinvolgere le organizzazioni della società civile, le organizzazioni non governative e gli attori della Chiesa in tutte le fasi di progettazione, attuazione e monitoraggio dei piani nazionali. L’auspicio dei vescovi, insomma, è quello di «un dialogo aperto e franco con tutte le parti interessate, a vantaggio del bene comune».

Non mancano, nel documento, anche proposte concrete su «giustizia ecologica» (a partire da European Green Deal), «giustizia sociale» (Fondo sociale europeo Plus che è il principale strumento dell’Ue per la realizzazione di un’Europa più inclusiva) e «giustizia contributiva». Nelle parole di Hérouard, «contro interessi particolari, chiediamo all’Ue e ai suoi Stati membri che tutti gli attori economici, e in particolare le multinazionali, alcune delle quali hanno beneficiato della crisi, partecipino in modo equo agli sforzi di ripresa per aumentare la fiducia reciproca nella nostra economia».

14 aprile 2021