Combattere la povertà con il Reddito di inclusione sociale

Presentata al Cnel la proposta dell’Alleanza contro la povertà, che conta tra i fondatori diverse realtà dell’associazionismo cattolico. Richiesto un piano nazionale strutturale che preveda, tra le altre cose, un maggiore coinvolgimento del terzo settore

Si chiama Reddito di inclusione sociale (Reis) la proposta avanzata al governo Renzi per contrastare la povertà assoluta. A promuoverla, l’Alleanza contro la povertà, che vede tra i soggetti fondatori molte realtà dell’associazionismo cattolico, dalle Acli, alla Caritas, dall’Azione cattolica al Movimento dei Focolari, a molti altri ancora. Se ne è parlato questa mattina, martedì 14 ottobre, in un incontro di presentazione, nella sede del Cnel. Partendo proprio dai “numeri” della povertà assoluta, cresciuta negli ultimi 7 anni fino a raggiungere il 10% della popolazione, non solo al sud. «Con simili numeri – ha sottolineato il sociologo della Cattolica di Milano Mauro Magatti – corriamo il forte rischio che l’Italia si “accartocci”, implodendo sotto i colpi della cristi».

L’idea, allora, illustrata proprio alla vigilia della presentazione della legge di stabilità, è quella di «sottrarre la poca spesa sociale alla logia di ricerca del consenso», non aumentando la spesa pubblica ma orientandola e qualificandola meglio». Vale a dire, darsi un metodo di «politica sociale», come l’ha definita il sociologo: una misura strutturale, della cui esigenza ha parlato anche il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Franca Biondelli, riconoscendo il lavoro svolto dal cartello di soggetti che propone il Reis. «Anche l’Unione europea – ha dichiarato – ritiene importante la lotta alla povertà con il sostegno all’inclusione attiva (Sia). Intendiamo potenziarne la sperimentazione, attiva in 12 città del Paese, cercando nella legge di stabilità le risorse per estenderla all’intero Paese». Già avviati, ha informato, pagamenti da aprile ad agosto: «50 milioni di euro per le 12 città. Con il progetto del Reis – le parole del sottosegretario – il governo ha comunanze di vedute ma ci sono limiti di bilancio con cui si deve fare i conti”.

Eppure il Reddito di inclusione sociale, ha sottolineato Francesco Marsico, responsabile dell’area nazionale di Caritas italiana, «si fonda su una comune idea di diritti e di come si possa oggi costruire un percorso possibile di contrato alla povertà». La risposta, gli ha fatto eco il presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico, «non è la social card». Anche per Cristiano Gori, docente alla Cattolica di Milano, che ha curato il progetto, è urgente avviare un «piano nazionale contro la povertà, da subito, a partire dal 2015, impiegando inizialmente almeno 1,7 miliardi di euro per arrivare a regime in un quadriennio a una spesa di 7,1 miliardi, un centesimo della spesa corrente» Il sociologo ha descritto il calcolo del Reis, secondo criteri economici che si basano su Isee, reddito familiare e anche «reddito presunto»: la media è di circa 400 euro al mese, con importi crescenti secondo il carico familiare. Ma non basta. Oltre al Reis, ha aggiunto, «è molto importante l’insieme dei servizi offerti alle persone in povertà assoluta, che vanno “incardinati” nell’azione delle amministrazioni locali». Essenziale, in questa chiave, il ruolo del terzo settore, per «cooperare con gli enti locali» nel sostegno alla povertà.

Per informazioni: ww.redditoinclusione.it .

14 ottobre 2014