Colosseo rosso, come il sangue dei cristiani perseguitati

L’illuminazione è stata organizzata da Aiuto alla Chiesa che soffre. Il cardinale Parolin: «Questo appuntamento scuota le coscienze e rinnovi il messaggio salvifico del Signore, che tanti cristiani nel mondo continuano a testimoniare, pagando anche con la vita»

La pioggia non ha reso meno intenso il colore rosso di cui è stato illuminato il Colosseo in ricordo e memoria dei martiri cristiani. Sabato pomeriggio, 24 febbraio, con un evento organizzato in largo Gaetana Agnesi, di fronte all’anfiteatro Flavio, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre ha tinto con fasci di luce il monumento simbolo del martirio cristiano per ricordare il sacrificio di quanti, ancora oggi, donano la loro vita per la fede.

Acs colosseo 2018«I martiri sono le prime vittime
di una mentalità che non riconosce la libertà né la dignità della persona umana» ha evidenziato il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin auspicando che «questo appuntamento scuota le coscienze e rinnovi il messaggio salvifico del Signore, che tanti cristiani nel mondo continuano a testimoniare, pagando anche con la vita». Dei martiri come «testimoni coerenti e credibili» ha parlato anche monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana: «In un mondo che vuole arginare la portata rivoluzionaria del Vangelo – ha detto -, il dono della vita per la fede dei nostri fratelli ci dice che ha senso restare fedeli alla Parola».

Contemporaneamente al monumento
di Roma sono state illuminate la cattedrale maronita di Sant’Elia ad Aleppo e la chiesa di San Paolo a Mosul: la città siriana e quella irachena sono luoghi simbolo della persecuzione cristiana in Medio Oriente. «Sentiamo la vostra vicinanza perchè questa è la Chiesa: un corpo solo – ha detto in collegamento Skype padre Jalal Yako, missionario della congrezione dei Rogazionisti di Messina, che opera nel nord dell’Iraq -; ringrazio anche i musulmani qui presenti per dare la loro solidarietà alla comunità cristiana che pur tra tante difficoltà è tornata al 50 per cento».

Padre Firas Lufti, francescano
della Custodia di Terra Santa e viceparroco della chiesa di San Francesco ad Aleppo ha raccontato – collegato dalla Siria – di una città «riunificata e che sta rinascendo dopo anni di martirio e sofferenza»: nonostante la diaspora dei cristiani, crollati da 250mila a 30mila, «ora, assieme alla pietre, stiamo rimettendo in piedi i profughi e gli orfani». Centrale il momento delle testimonianze di Rebecca Bitrus, nigeriana rapita da Boko Haram, e di Masiq e Eisham Ashiq, marito e figlia di Asia Bibi, pachistana condannata a morte per blasfemia: ricevuti da Papa Francesco nella mattina di sabato, dal palco, nel silenzio attento e commosso dei presenti, hanno raccontato delle persecuzioni vissute a motivo della loro fede.

Rebecca Bitrus, Acs colosseo 2018
Rebecca Bitrus

«Mi hanno chiesto di abbandonare la mia religione – ha ricordato tra le lacrime Rebecca Bitrus che dalla violenza subita ha avuto un figlio e per questo è ripudiata dal suo paese –, ma nemmeno la minaccia delle armi mi ha convinta: mi hanno torturata e violata ma ho sempre risposto mostrando loro il mio rosario». Mentre la foto della madre veniva proiettata sul maxischermo, la figlia diciottenne di Asia Bibi, in prigione da più di 8 anni per presunta blasfemia, ha rievocato il giorno in cui la catturarono davanti ai suoi occhi «legandole al collo un laccio e trascinandola come un cane al guinzaglio, facendola sanguinare sulla strada».

«Deve partire da qui, oggi, un messaggio a sostegno della libertà religiosa – ha auspicato Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, con un richiamo alle Nazioni Unite -: vorremmo che anche l’Onu avesse il coraggio che ha avuto il Parlamento europeo di definire “un genocidio” le persecuzioni contro i cristiani». A conclusione della manifestazione, sulle note de La Passione secondo Matteo di Bach, dieci lanterne luminose sono state lanciate in aria a simboleggiare ciascuna una figura simbolo della persecuzione contemporanea contro i cristiani, i cui volti sono stati poi proiettati sulla facciata del Colosseo fino alle 2 di notte. Tra loro anche don Andrea Santoro, sacerdote romano fidei donum ucciso a Trabzon, in Turchia, nel 2006.

Prima della preghiera finale con la recita
dell’orazione di Pio XII per la Chiesa perseguitata, il monito del cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Acs: «La libertà viene meno – ha detto – quando dominano le teorie individualistiche e l’uomo, nella difesa del proprio interesse, perde di vista il fine ultimo». Le mura dell’indifferenza, «vero male del secolo – ha concluso il porporato -, si abbattono quando ci si pongono le domande fondamentali della vita».

 

 

26 febbraio 2018