Clericus cup, quarti di finale sotto la pioggia
Le storie di alcuni dei protagonisti. Come Imo, 32 anni, keniano: «Ero musulmano, mi sono convertito a 15 anni, poi la vocazione». Il 25 maggio le semifinali
Giocano sotto la pioggia, sabato 18 maggio, le squadre ai quarti di finale nella Clericus cup. Passano in semifinale, il 25 maggio, Sedes Sapientiae – North American Martyrs e Pontificio Collegio Urbano – San Guanella e Amici. Restano fuori Altomonte, Pontificio Collegio Spagnolo, Redemptoris Mater e San Paolo Apostolo. A bordo campo, tra l’incitamento ai compagni, emergono le storie di alcuni calciatori.
San Guanella e Amici batte ai rigori Altomonte. Imo Ekadeli, 32 anni, dell’Altomonte viene dal Kenia, sacerdote da 5 anni. «Sono di Lodwar. Studio teologia dogmatica alla Pontificia Università della Santa Croce. Ero musulmano e mi sono convertito a 15 anni. I miei genitori sono cattolici ma mio zio, che è a capo della famiglia, è musulmano. Poi è arrivata anche la vocazione. Terminati gli studi tornerò in Kenia». Riguardo al calcio, aggiunge: «Giocavo a basket e lo giocherò insieme alla pallavolo. Incontrando nuove persone però si imparano anche giochi nuovi».
In semifinale anche Sedes Sapientiae, che ha battuto il Pontificio Collegio Spagnolo. Tito Hernandez Trevino è il capitano dei vincitori. Messicano, 27 anni, studia Teologia all’Università della Santa Croce. «Il prossimo anno sarò ordinato sacerdote in Messico». La situazione nel suo Paese non è semplice. «Alcuni problemi sulla frontiera persistono ma la situazione è migliorata. Un messicano non ha bisogno di andare negli Usa per lavoro. Il problema è che i nostri prodotti non possono passare la frontiera». Il calcio ha il ruolo di «aiutare a restare fuori da narcotraffico, violenza e droga per i ragazzi che non hanno un futuro sicuro. Dà le armi giuste per difendersi: delle regole di vita».
Totu Ionut, del Collegio Spagnolo, 29 anni, rumeno di Luizi-Calugara, sarà sacerdote tra un mese. «Studio Storia della Chiesa alla Gregoriana. Sono un frate francescano Conventuale. La mia famiglia è in Italia da anni, da noi il lavoro è un problema». Riguardo al calcio, racconta: «Siamo qui per studiare, il calcio allenta la tensione. Attira i giovani. È un gioco internazionale. Serve per conoscerci, è un’esperienza di fraternità».
Juan Andres Barrera gioca come terzino nel Collegio spagnolo. Viene dalla capitale della Colombia, Bogotá, ha 43 anni, sacerdote da 16. Segue un corso per la formazione vocazionale e sacerdotale. «In Colombia c’è un campionato in cui giocano tutte le diocesi. Ci raduniamo in una città per svolgere una pastorale come confessare in carcere o in un Centro commerciale, con 400 sacerdoti. Il calcio è important:, aiuta a canalizzare le energie nel modo giusto».
Spettatori speciali in tribuna. Da Torremaggiore (Foggia) alle 4 sono partiti ragazzi, allenatori e genitori della A.s.d. La Torremaggiorese. «Siamo affiliati al Csi e, sapendo della Clericus cup, approfittiamo per giocare con l’oratorio di San Giuseppe al Trionfale opera don Guanella di Roma – Spiega il presidente Salvatore Trematore -. Come oratorio abbiamo unito al calcetto dei valori, come la famiglia che supportiamo nell’educazione». Sono gemellati con il gruppo arcieri Turris Maior. Il presidente Pasquale Di Genova: «Mercoledì torneremo per l’udienza papale. Facciamo rievocazioni storiche in tutta Italia. Coinvolgendo anche i bambini rendiamo partecipi le famiglie».
L’allenatore dell’oratorio San Giuseppe al Trionfale è Francesco Mariani «La passione è allenare i piccoli e socializzare. Si gioca per vincere, ci vuole rispetto tra loro e gli avversari». Andrej è moldavo, ha 11 anni, in Italia da quando ne aveva 7: «Ho scelto il calcio perché in Moldavia non è molto praticato e non mi piace copiare gli altri». Vince questa sfida l’oratorio pugliese per 1-0.
20 maggio 2019