Circolo San Pietro, la Via Crucis con Massara

L’arcivescovo ha guidato il tradizionale rito del sodalizio al Colosseo e ha presieduto la celebrazione eucaristica. «Un passo oltre la nostra solitudine c’è Gesù»

«Quando la tentazione di ripagare con la stessa moneta chi trama il male contro di noi diventa più ricorrente, come Gesù abbiamo bisogno di prendere la giusta distanza e ritirarci “al di là del Giordano”. Lì Gesù aveva iniziato e lì aveva maturato la sua vocazione». A dirlo ai soci del Circolo S. Pietro è stato monsignor Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, durante l’omelia della celebrazione eucaristica presieduta venerdì 22 marzo nella chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo – affidata al sodalizio dal 1936 – dopo aver guidato le meditazioni della tradizionale Via Crucis all’interno dell’Anfiteatro Flavio.

«Anche per noi c’è un “Giordano” – ha detto il presule -, un luogo-memoria della nostra identità più vera, un luogo che rammenti le motivazioni verso cui abbiamo scelto di orientare la vita. Quel luogo è il nostro battesimo: lì ci è rivelata la nostra verità più grande, la nostra dignità di figli di Dio grazie alla quale, giorno dopo giorno, ci si riconosce fratelli e figli di quel Dio che ci ha creati per compiere le sue opere. Lì, il Padre ci ha offerto suo Figlio perché i nostri passi trovassero orme da seguire».

Attraverso le letture del giorno, Massara ha definito «una guida per riconoscere i santi», coloro che hanno «saputo riconoscere la verità della carne di Dio che si è fatto uomo per farsi vicino e farci suoi figli e fratelli». Dai santi che tutti preghiamo fino a quanti, come insegna Papa Francesco, «vivono una santità ordinaria, silenziosa e nascosta, ma non meno eroica; in ognuno di loro riconosciamo le opere buone che Dio suscita per salvare tutto il Buono che c’è nel mondo. I santi sono uomini e donne che sembra abbiano vissuto in un altro mondo quando invece hanno vissuto solo in un altro modo: seguendo Cristo e il suo Vangelo nella vita di tutti i giorni».

Al termine delle meditazioni della Via Crucis, il presule ha consegnato ai soci, ai volontari e agli amici del Circolo S. Pietro un pensiero sul mistero della croce. «Quando pensiamo di aver toccato il fondo, quando pensiamo che non c’è più niente e nessuno per noi, dobbiamo ricordarci che un passo oltre la nostra solitudine c’è Gesù. È Lui che ha scelto quel posto per mettere un argine alla nostra disperazione. La croce che abbiamo contemplato è l’immagine di Dio più pura, più alta, più bella della nostra fede; qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio: lui è con me, fino all’estremo, per sempre. Chi vuole allora conoscere Gesù deve guardare dentro la croce, dove si rivela la sua gloria; perché il crocifisso, non è un oggetto ornamentale o un accessorio di abbigliamento a volte abusato! Ma è un segno da contemplare e comprendere; perché essere in croce e ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. La Croce diventa così l’unità di misura dell’Amore di Dio».

L’assistente ecclesiastico monsignor Franco Camaldo ha espresso – a nome del presidente Niccolò Sacchetti, di tutti i soci e i partecipanti – un ringraziamento all’arcivescovo per aver accettato di presiedere la Via Crucis e di celebrare la Messa per noi e con noi e per l’affetto che ha sempre nutrito verso il nostro sodalizio quando era a Roma prima della sua nomina ad arcivescovo». Inoltre gli ha assicurato la preghiera per lui e per i fedeli a lui affidati.

25 marzo 2024