Chiusura delle fontanelle di Roma, la protesta dell’Associazione 21 luglio

Con lo stop ai primi 30 “nasoni”, il 3 luglio, è partita l’azione dimostrativa dei volontari: in un giorno, negato l’accesso all’acqua a circa 110 persone

Con lo stop ai primi 30 “nasoni”, il 3 luglio, è partita l’azione dimostrativa dei volontari: solo nel primo giorno, negato l’accesso all’acqua a circa 110 persone

Un bicchiere di plastica, rigorosamente vuoto, in mano. È questo il gesto simbolico con cui da ieri, lunedì 3 luglio, i volontari dell’Associazione 21 luglio protestano contro l’attuazione del piano Acea di progressiva chiusura dei 2.800 “nasoni” della Capitale: le fontanelle storiche che erogano acqua pubblica nelle strade di Roma. Solo 85 quelle escluse dal piano. L’obiettivo dichiarato del piano è il contrasto all’effetto della siccità. In concreto però, spiega il presidente della 21 luglio Carlo Stasolla, «l’interruzione dell’erogazione dell’acqua dalle fontanelle di Roma non risolverà in alcun modo il problema della siccità ma avrà invece effetti  devastanti sulla vita giornaliera di migliaia di persone tra cui anche bambini e neonati nella Roma del 2017».

7.700, nella Capitale, le persone senza fissa dimora che utilizzano i servizi mensa o accoglienza notturna della Caritas. A queste, spiegano dall’associazione, bisognerebbe aggiungere almeno altre 2mila unità in cui comprendere transitanti e migranti che nel circuito di assistenza non riescono nemmeno a entrare, oltre che le famiglie rom in emergenza abitativa, che vivono in insediamenti informali. Per tutti loro, evidenziano, i “nasoni” sono l’unica fonte di approvvigionamento di acqua, per bere ma anche per cucinare, igienizzare alimenti o indumenti e lavarsi. Proprio per questo l’associazione ha sollevato da subito l’attenzione sugli effetti devastanti del provvedimento, che solo nel primo giorno si stima abbia tagliato fuori dall’accesso all’acqua circa 110 persone. Tutto questo, a fronte di una percentuale di spreco rappresentato dalle fontanelle pubbliche pari all’1% del totale immesso nella rete idrica.

Per difendere l’accesso all’acqua, riconosciuto anche dall’Onu nel 2010 come «diritto umano fondamentale», staff e volontari si sono ritrovati già ieri, 3 luglio, in piazza del Campidoglio per una protesta silenziosa e simbolica, stringendo in mano, appunto, un bicchiere vuoto. L’intento, spiegano, è «sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze di quanto sta accadendo e chiedere una revisione dell’inutile provvedimento, che possa tenere conto soprattutto delle fasce più fragili e meno tutelate della popolazione». La protesta, di cui è possibile seguire gli aggiornamenti sulla pagina Facebook della 21 luglio, continua anche venerdì 7 e sabato 8 luglio, a partire dalle 16.30. L’invito: «Portate un bicchiere di plastica e unitevi a noi!».

4 luglio 2017