Chiusa la Porta Santa della Carità, varcata da 12mila pellegrini

Il cardinale Vallini: «Nell’Anno Santo la parola misericordia, che è rivelazione di Dio stesso, è entrata nel cuore di tanti, adesso dobbiamo viverla»

Il cardinale Vallini: «Durante l’Anno Santo la parola misericordia, che è rivelazione di Dio stesso, è entrata nel cuore di tante persone, adesso dobbiamo viverla»

Un percorso inverso, in uscita verso l’esterno, per passare la Porta Santa e andare nella città «a incontrare l’uomo, perché solo in esso è presente Cristo». Una lunga processione, al termine della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Agostino Vallini, ha varcato l’uscio della Mensa e dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” sormontato dalla scritta “Lo avete fatto a Me” (Mt, 25): ospiti dei centri Caritas, volontari, operatori pastorali e molti sacerdoti e religiose. Così si è concluso sabato 12 novembre il Giubileo della Misericordia che la diocesi di Roma ha vissuto, in modo straordinario, nel centro di accoglienza per senza dimora alla Stazione Termini. Una Porta giubilare – la prima nella storia che non introduce a basiliche o chiese – aperta da Papa Francesco il 18 dicembre 2015 nel primo venerdì della Misericordia, gli appuntamenti mensili che hanno caratterizzato l’Anno Santo del pontefice vicino alle persone sofferenti.

Una Messa che il cardinale vicario ha presieduto concelebrandola con monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, padre Sebastian Vazhakala, superiore generale dei Missionari della Carità, alcuni parroci, i sacerdoti del Collegio Lombardo e gli studenti del Seminario Maggiore. La liturgia – i canti, le letture e le preghiere – è stata invece animata dagli ospiti dei diversi centri di accoglienza promossi dall’organismo pastorale.

Durante l’omelia, il cardinale Vallini ha spiegato la processione di uscita – «senza che la Porta Santa venga chiusa» – con il coraggio dell’azione alla città, perché il Giubileo «in cui abbiamo sperimentato un tempo di grazia e di misericordia» possa essere un punto d’inizio. Ricominciamo nella gioia e nell’impegno – ha detto il vicario del Papa -, per far respirare alla città lo spirito che respiriamo qui nell’ostello». Durante l’Anno Santo, ha aggiunto, «la parola misericordia, che è rivelazione di Dio stesso, è entrata nel cuore di tante persone, adesso dobbiamo viverla». Commentando il vangelo del Buon Samaritano, il porporato ha detto che la domanda da porsi è «cosa posso fare io per gli altri?» e la risposta è «farsi prossimi e agire, stare vicini e ascoltare chi soffre».

Un’azione che deve ripartire proprio dall’Ostello diocesano alla Stazione Termini, quest’anno “visitato” da 12mila pellegrini che facendo volontariato hanno chiesto l’indulgenza giubilare, perché si tratta di «una scuola di carità», da cui ci si augura parta «una luce di misericordia che invada tutta la città». Perché, ha aggiunto Vallini, «è vero che le povertà sono in aumento, ma grazie a Dio abbiamo anche la straordinaria opera di tanti volontari e tante persone di buona volontà di cui non si parla mai abbastanza».

Ecco perché, anche se il Giubileo si conclude, ha spiegato monsignor Enrico Feroci, «la porta deve essere sempre aperta, nell’animo ma soprattutto attraverso la disponibilità fattiva a favore degli altri. Dobbiamo uscire – ha spiegato il direttore Caritas – perché solo incontrando l’uomo troviamo Cristo».

14 novembre 2016