Chiesa cattolica e comunione anglicana piangono la regina Elisabetta

Nichols (vescovi cattolici): «Per sempre una luce splendente nella nostra storia». Welby: «Gratitudine per la sua capacità di servire Regno Unito e Commonwealth»

«Queen Elisabeth II requiescat in pace». Pochi minuti dopo l’annuncio della morte, diffuso ieri sera, 8 settembre, dalla famiglia reale, l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, rende omaggio alla regina, deceduta all’età di 96 anni. «Rimarrà, sempre, una luce splendente nella nostra storia. Possa ora riposare in pace». Il cardinale volge quindi lo sguardo indietro, a quel 21 aprile 1947, quando l’allora principessa Elisabetta, nel giorno del suo 21° compleanno, disse rivolta al suo popolo: «Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio». Ora, osserva Nichols, «75 anni dopo, abbiamo il cuore spezzato per la sua morte, e così pieni di ammirazione per il modo infallibile in cui ha adempiuto a quella dichiarazione. Anche nel mio dolore, condiviso con tanti in tutto il mondo – aggiunge -, sono pieno di un immenso senso di gratitudine per il dono al mondo che è stata la vita della regina Elisabetta II. In questo momento, preghiamo per il riposo dell’anima di Sua Maestà. Lo facciamo con fiducia, perché la fede cristiana ha segnato ogni giorno della sua vita e della sua attività».

Il presidente dei vescovi ricorda, ancora, il messaggio che la Regina pronunciò nel Natale del 2000: «Gli insegnamenti di Cristo e la mia responsabilità personale davanti a Dio forniscono il quadro in cui cerco di condurre la mia vita. Io, come tanti di voi, ho tratto grande conforto in tempi difficili dalle parole e dall’esempio di Cristo». Questa fede, «così spesso e così eloquentemente proclamata nei suoi messaggi pubblici – commenta l’arcivescovo -, è stata per me un’ispirazione, e ne sono certo per molti. La saggezza, la stabilità e il servizio che ha costantemente incarnato, spesso in circostanze di estrema difficoltà, sono una splendente eredità e una testimonianza della sua fede. La nostra preghiera è che ora sia accolta alla presenza misericordiosa di Dio, per riunirsi al suo amato principe Filippo. Questa è la promessa della nostra fede, e la nostra profonda consolazione».

Da ultimo, un pensiero al principe Carlo, che al momento stesso della morte della Regina assume il ruolo di re. «Preghiamo per sua maestà il re, che assume il suo nuovo incarico anche se piange sua madre. Dio salvi il re», le parole di Nichols. Al re e alla famiglia reale rivolge il suo pensiero e le sue preghiere anche l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, primate della comunione anglicana. «È con profonda tristezza che mi unisco alla nazione, al Commonwealth e al mondo nel piangere la morte di sua maestà la regina – si legge nel suo messaggio -. Sappiamo che, nel perderla, abbiamo perso una persona la cui lealtà irremovibile, capacità di servizio e umiltà ci ha aiutato a dare un significato a chi siamo attraverso decenni di straordinari cambiamenti nel nostro mondo e nella nostra società». Proprio per questo, scrive il primate anglicano, «anche se il nostro dolore è profondissimo ancora più profonda è la nostra gratitudine per la capacità di sua maestà appena scomparsa di servire il Regno Unito e il Commonwealth. Attraverso periodi di guerre e difficoltà, attraverso stagioni turbolente e di cambiamento e attraverso momenti di gioia e celebrazione siamo stati sostenuti dalla sua fede in che cosa e chi siamo chiamati ad essere. Nei giorni più duri della pandemia – è la conclusione – la Regina ha parlato con forza della luce che nessun male può sconfiggere e come ha fatto in passato ci ha ricordato una verità profonda su noi stessi: che siamo gente di speranza che ci preoccupiamo gli uni degli altri».

Affidata a Twitter la preghiera del vescovo anglicano Graham Kings, oggi in pensione a Cambridge, che della vita della regina racconta un episodio utile a capirne la personalità. «Una volta un chirurgo che aveva lavorato ad Aleppo ed era molto traumatizzato dall’esperienza, David Nott, andò a trovarla e pensava che la regina gli avrebbe chiesto della sua esperienza – riferisce – ma invece la sovrana prese le sue mani, le accarezzò e, durante il pranzo, cominciò a parlargli dei suoi cani, i corgi. Gli raccontò come si chiamavano, la loro storia e gli chiese di accarezzarli e di prendere dei biscotti, da una scatola, per dare loro da mangiare. “È molto meglio di parlare, vero?”, gli disse la sovrana, e il chirurgo ha raccontato di essersi sentito meglio dopo quell’esperienza e che i ricordi dolorosi di Aleppo sono diventati meno forti».

Di Elisabetta, conosciuta quando era vescovo di Sherborne, il presule afferma di avere apprezzato «la gentilezza, la capacità di simpatizzare con chi incontrava e di dedicare un’attenzione unica ed esclusiva a ciascuno, che si sentiva unico mentre parlava con lei. Penso che sia stata unica nella sua capacità di interpretare il suo ruolo, che considerava una missione che gli aveva affidato Dio durante l’incoronazione, nel momento in cui venne unta con l’olio santo dall’allora arcivescovo di Canterbury. Interpretava il suo ruolo come un servizio ai sudditi non un privilegio – ribadisce -. Penso che abbia avuto tante tragedie nella sua vita ma che la sua fede l’abbia sostenuta. Verrà trasportata a Londra dove giacerà fino a che i funerali verranno celebrati, tra dieci giorni, a Westminster Abbey».

9 settembre 2022