Chiara Corbella, si apre il processo di beatificazione

L'apertura della fase diocesana, con il cardinale Angelo De Donatis, che in una gremita basilica lateranense indica la giovane mamma come «faro di luce» e «modello di santità»

La testimonianza cristiana di Chiara Corbella Petrillo «ha prodotto e continua a produrre frutti di conversione in molte persone, che vengono spinte dalla sua storia a interrogarsi sul senso della vita». Con queste parole del cardinale vicario Angelo De Donatis si è aperta ufficialmente questa mattina, venerdì 21 settembre, la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione della giovane mamma romana morta il 13 giugno 2012 a soli 28 anni per un raro tumore alla lingua che aveva rinunciato a curare per salvaguardare il bambino che portava in grembo. La sua storia ha commosso l’Italia e fu accostata a santa Gianna Beretta Molla che preferì morire a 39 anni anziché accettare le cure che avrebbero danneggiato la bambina che aspettava.

Il rito si è svolto in una affollatissima basilica di San Giovanni in Laterano. Presenti in prima fila i genitori Roberto Corbella e Maria Anselma Ruzziconi, la sorella Elisa e tanti amici della giovane mamma che proprio oggi avrebbe festeggiato i dieci anni di matrimonio con Enrico. Il cardinale vicario ha ricordato la vita della Serva di Dio Chiara Corbella morta a Pian della Carlotta (Manziana) dopo due anni di sofferenze. Nata il 9 gennaio 1984 aveva un temperamento tranquillo ed era sempre disponibile ad aiutare il prossimo tanto da intraprendere il servizio civile nelle Acli di Roma dove comprese le difficoltà degli immigrati. Il padre Roberto la ricorda come «una ragazza normale. Sempre allegra, positiva, autoironica. Non ha preso sul serio nemmeno la malattia, ci scherzava sopra, fino alla fine. Le piaceva viaggiare, amava la vita, la musica, suonava il piano e il violino. Già da viva era un punto di riferimento per molti, sapeva ascoltare, stare vicino a chi aveva bisogno di aiuto».

apertura processo di beatificazione di chiara corbellaConobbe Enrico nell’estate del 2002 e dopo sei anni di fidanzamento si sposarono ad Assisi. Al ritorno dal viaggio di nozze Chiara scoprì di essere incinta ma alla bambina, Maria Grazia Letizia, fu riscontrata una anencefalia. I due giovani decisero di proseguire la gravidanza perché, come ripeteva la giovane mamma, «siamo nati e non moriremo mai più». La piccola nacque il 10 giugno 2009 e visse solo mezz’ora, il tempo di essere battezzata. Dopo pochi mesi Chiara scoprì di essere di nuovo incinta ma il bambino, Davide Giovanni, aveva gravi malformazioni ed era privo degli arti inferiori. Anche in questo caso la gravidanza fu portata a termine e il piccolo morì poco dopo la nascita e il battesimo il 24 giugno 2010.

Chiara Corbella ed Enrico Petrillo non si arresero, troppo grande il desiderio di diventare genitori. Nel 2010 concepirono Francesco e le ecografie ne confermarono la buona salute. Al quinto mese di gravidanza Chiara scoprì però di avere un carcinoma e decise immediatamente di rinviare le cure che avrebbero danneggiato il bambino nato in perfetta salute il 30 maggio 2011. Solo dopo il parto si sottopose ad un importante intervento chirurgico e ai cicli di chemio e radioterapia ma purtroppo «il drago», come lo aveva ribattezzato, si era diffuso. Perse la vista dell’occhio destro ma la sua fede non vacillò mai tanto che, seppur debilitata, partì per un pellegrinaggio a Medjugorje con tutta la famiglia dove diede «una splendida testimonianza dell’abbandono fiducioso nelle mani del Padre misericordioso, che fa sempre il meglio per noi» ha affermato il vicario. Il suo funerale come quello dei suoi due figli fu vissuto come una festa.

«La conoscenza della vita di Chiara – ha aggiunto il cardinale De Donatis – suscita speranza in moltissimi giovani e meno giovani, fidanzati e coppie, che in lei toccano quasi con mano la vicinanza del nostro Signore infinitamente buono e misericordioso. La sua tomba nel cimitero del Verano è frequentemente visitata, meta di preghiera e di richiesta di grazie per tante persone». Ricordando l’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” di Papa Francesco, il porporato ha rimarcato che «la santità di Chiara, di cui inizieremo a verificare la consistenza raccogliendo prove documentali e testimoniali, sia proprio quella di cui parla Bergoglio, “la santità della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”».

La testimonianza cristiana di Chiara Corbella «è un faro di luce – ha affermato il vicario – che fa quasi toccare con mano la vicinanza amorevole di Dio che è Padre e aiuta a scoprire la bellezza della Chiesa, che nella fraternità dei suoi figli e nella cura dei suoi pastori si mostra madre». La storia dei due giovani sposi «tocca la verità dell’esistenza umana, e dei suoi pilastri fondamentali profondamente scossi – ha concluso De Donatis -. Il significato dell’amore umano e della vita, la missione peculiare della donna e come vivere un matrimonio secondo Dio».

postulatore beatificazione chiara corbella Padre Gambalunga
Padre Romano Gambalunga

Presenti alla cerimonia il postulatore padre Romano Gambalunga, il vicario giudiziale del Tribunale ordinario della diocesi di Roma, monsignor Slawomir Oder e i membri del Tribunale diocesano che istruiranno l’inchiesta: il delegato episcopale monsignor Giuseppe D’Alonzo, il promotore di giustizia don Giorgio Ciucci, il notaio attuario Marcello Terramani e il notaio aggiunto Giancarlo Bracchi.

«Dieci anni fa eravamo tutti ad Assisi per festeggiare un matrimonio, oggi siamo tutti qui e festeggiamo comunque» ha detto la mamma Maria Anselma che dalla figlia ha imparato a vivere la fede in modo profondo e totale. Per il marito Enrico questa giornata è la dimostrazione che «veramente il Signore è passato nella mia vita». Il figlio Francesco oggi ha sette anni e non ricorda la mamma ma crescendo «sta pian piano comprendendo di essere un bambino speciale che è stato amato infinitamente e di essere fortunato ad avere una madre in cielo e un padre in terra». Chiara ha insegnato ad Enrico ad «amare quando non sei amabile perché è troppo facile amare quando l’altro dà il meglio di sé».

I due ragazzi sono sempre stati seguiti da padre Vito d’Amato secondo il quale Chiara Corbella insegna che la santità è un modo di vivere il cristianesimo. «Vedeva l’amore nei gesti più semplici – ha spiegato – accoglieva l’altro per quello che era». La sua biografia è stata tradotta in 13 lingue dando la possibilità a migliaia di persone di conoscerla. «Non è una ricchezza solo romana – ha concluso il sacerdote – ma di tutta la Chiesa». Padre Romano Gambalunga, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione ha messo in evidenza la forza che Chiara Corbella traeva dalla preghiera. «Nella sua storia personale risplende la luce del Vangelo, è Vangelo vissuto, vivente».

 

21 settembre 2018