Chiamatemi Francesco, l’atteso film di Luchetti

Nelle sale, dal 3 dicembre, la pellicola dedicata alla vita di papa Francesco. Racconta la stora di Bergoglio, dagli studi fino all’elezione

Nelle sale, dal 3 dicembre, la pellicola dedicata alla vita di papa Francesco. Racconta la stora di Bergoglio, dagli studi fino all’elezione

È probabile che molti ricorderanno quando nel 1981 uscì nelle sale Da un paese lontano. Era il film che il polacco Krisztov Zanussi aveva realizzato in tempi decisamente rapidi sul connazionale Karol Wojtyla, il quale, nato nel 1920, era diventato Pontefice il 16 ottobre 1978. Zanussi era un regista in ascesa e di forte tempra descrittiva e apparve l’uomo giusto per affidare alle immagini la testimonianza di un avvenimento epocale come quello dell’avvento di un cardinale dell’est europeo sul soglio di Pietro.

Da allora la storia ha fatto tante capriole, fino ad arrivare alla scelta di un Pontefice proveniente ancora da più lontano, dall’altra parte dell’Oceano e del mondo, e far arrivare in Vaticano il cardinale Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco. È già entrato nel cuore e nella mente di tutti questo modo rapido di chiamarlo, di salutarlo e di parlarci, diretta conseguenza, forse, di quel “buona sera”, così semplice e familiare, che il Papa volle rivolgere ai fedeli in piazza san Pietro la sera della sua elezione.

Era il marzo del 2013 e quel tono intimista e spoglio sarebbe diventato un modo di fare non più eliminabile. Sono passati poco più di due anni e dal 3 dicembre arriva nei cinema Chiamatemi Francesco, un film su papa Bergoglio (anteprima martedì in Aula Paolo VI con i senzatetto). Come quello di Zanussi, anzi anche prima, a stare alla cronologia. Nella non facile impresa di realizzare un film su una figura già tanto carismatica si è cimentato Daniele Luchetti, regista italiano dal curriculum importante (Il portaborse, 1991; La scuola, 1995; Mio fratello è figlio unico, 2007; La nostra vita, 2010) fortemente segnato da storie tra cronaca sociale, denuncia, sentimenti esasperati.

All’inizio Bergoglio è a Roma, in attesa dell’inizio dei lavori del Conclave, dietro di lui si snoda il flashback che riporta alla Buenos Aires degli anni Sessanta. L’Argentina si prepara a passare i terribili anni della dittatura militare di Videla e dei generali. Comincia la ricostruzione di quell’infausto periodo, e tutta l’azione si muove intorno a quei tragici avvenimenti. Che Bergoglio vive da superiore provinciale dei Gesuiti per l’Argentina e cerca di modificare negli esiti, facendo opposizione, proteggendo prigionieri, aiutando a nascondere oppositori politici.

Con esplicita lettera di Giovanni Paolo II, Bergoglio diventa arcivescovo di Buenos Aires e cardinale, e dopo le dimissioni di papa Ratzinger, si prepara al conclave del 2013 che lo elegge Pontefice. Il film ripercorre 50 anni di storia con pulizia e precisione: dalle vittime dei militari alla generosa dedizione di Bergoglio per indifesi e ultimi, il quadro è sincero, giusto, coerente. Allo stesso tempo segnato da un tono didattico che forse avvicina il pubblico ma rinuncia ad ogni sguardo profondo, inquieto, sofferto. È il Francesco della gioia e della Chiesa aperta a tutti. È il Papa che non teme un film, anche se non del tutto riuscito.

 

30 novembre 2015