“Che sia benedetta”, il secondo posto a Sanremo dietro alla scimmia
Interpretata dalla Mannoia nel 2017 fu battuta da “Occidentali’s Karma”. La speranza e la voglia di lottare
Anche la 69esima edizione del Festival di Sanremo è stata archiviata, con infinite serate tv, commenti sui social e inevitabili polemiche (anche sul vincitore Mahmood), divisioni tra chi lo ha visto e chi lo ha ignorato. Migliaia di canzoni sono passate da quel palco, più o meno belle, più o meno di successo in termini di vendite, anche tra quelle vincitrici, e non tutte tra queste sono rimaste impresse nella memoria collettiva.
Scegliere un brano tra i pezzi che fanno parte della storia di Sanremo è impresa ardua, ma senza andare tanto lontano nel tempo preferisco puntare l’attenzione su un’interprete straordinaria della nostra musica, autori giovani, un testo toccante e un aneddoto curioso. E così ho scelto “Che sia benedetta”, la canzone che con Fiorella Mannoia ha conquistato il secondo posto nel Festival 2017.
«Sono stata battuta da una scimmia», ha detto più di una volta – con la disarmante autoironia che la contraddistingue – la cantante che esordì sul palco dell’Ariston nel 1981 con “Caffè nero bollente”. Il riferimento è a quella vittoria mancata di due anni fa, “colpa” di “Occidentali’s Karma”, il brano astuto di Francesco Gabbani che trionfò – spopolando poi anche tra i bambini, e lasciando impronte ovunque, nel reale e nel virtuale, con alcune delle sue parole – anche grazie alla scimmia danzante sul palco.
Ben diverso l’impatto del testo di “Che sia benedetta”, inserita nella riedizione dell’album “Combattente”. A firmarlo, con Salvatore Mineo, è Amara, pseudonimo della toscana Erika Mineo. Passata ventenne dal programma “Amici” (dove tornerà come docente), vincitrice di una borsa di studio nel centro di Mogol, due volte a Sanremo, nel 2015 in concorso nella sezione “Nuove proposte” con “Credo” e poi come ospite con “Pace” in coppia con Vallesi nel 2017, l’anno appunto in cui firma “Che sia benedetta”.
Il brano vince il Premio al Miglior testo e il Premio Sala Stampa Radio-Tv “Lucio Dalla”. Il pubblico apprezza i valori che emergono dal testo, a partire dalla consapevolezza dei propri errori – «ho sbagliato tante volte nella vita» -, e poi il perdono (dato e negato), la memoria, l’invito a non mollare e a non dare colpe alla vita, sempre ricca di sorprese. «Quante volte condanniamo questa vita / Illudendoci d’averla già capita». Sapere che occorre arrendersi alla realtà, ma imparare ad affidarsi. «E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona / Che sia fatta adesso la sua volontà… Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta / Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta / E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta».
Due anni dopo, Fiorella Mannoia è tornata a Sanremo. Questa volta come ospite. Ancora con una canzone scritta da Amara, “Il peso del coraggio”, che sarà nel suo nuovo album in uscita in primavera, “Personale”, quando partirà anche il suo “Personale tour”. Una canzone sulle disillusioni e sulle responsabilità che incrocia il momento storico che stiamo vivendo. «E allora stiamo ancora zitti che così ci preferiscono / tutti zitti come cani che obbediscono / ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione / se si parla della vita, se parliamo di persone». Ci vorrebbe il peso del coraggio, soprattutto oggi, e Mannoia lo sostiene e lo canta.
12 febbraio 2019