Charlie, Gambino (Scienza&Vita): sentenze inglesi non precludono trasferimento all’estero
Il giurista dell’Università Europea: negli atti processuali si parla di trasporto «problematico ma possibile». Iniziativa del Movimento Amore familiare
Il giurista dell’Università Europea di Roma interviene sulla vicenda del neonato londinese: negli atti processuali si parla di trasporto «problematico ma possibile»
Parla da giurista ma anche come presidente di Scienza & Vita, Alberto Gambino, ordinario di Diritto privato all’Università Europea di Roma, intervenuto questa mattina, 5 luglio, sul caso di Charlie Gard, il neonato londinese per il quale l’opinione pubblica mondiale si sta mobilitando dopo che i tribunali hanno disposto lo spegnimento delle macchine che lo tengono in vita, contro la volontà dei genitori. «Non comprendo – scrive in una nota – quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia presso il Bambino Gesù». È di ieri infatti la notizia che l’ospedale britannico avrebbe rifiutato la disponibilità all’accoglienza offerta dalla struttura della Santa Sede.
«Agli atti processuali – prosegue Gambino – il 21° statement della decisione dell’High Court of Justice statuisce espressamente che “transporting Charlie to the Usa would be
problematic, but possible’», cioè che trasportare Charlie negli Stati Uniti, da dove era arrivata una prima disponibilità, sarebbe «problematico ma possibile». Per il giurista «ciò indica inequivocabilmente che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia nella struttura ospedaliera Bambino Gesù». Del resto, osserva, «sarebbe davvero in contrasto con lo spirito tipicamente liberale anglosassone privare per motivi burocratici della libertà di circolazione e di cura un essere umano malato e costringerlo a morire nel suo luogo di residenza».
Forte «dissenso» riguardo alla decisione dei medici del Great Ormond Street Hospital di Londra di sospendere la ventilazione assistita al piccolo Charlie arriva anche dalla stessa associazione Scienza & Vita. «Data la sua rara e grave patologia mitocondriale – osservano dall’associazione -, privato dei supporti vitali il bambino morirà in brevissimo tempo». Eppure «non è terminale, né, a quanto è dato capire, ventilazione, nutrizione e idratazione artificiali sono per lui tanto gravose da consigliarne la sospensione». Perché, allora, «un bimbo gravemente malato, pur avviato a un esito infausto, dovrebbe essere fatto morire in anticipo?». Scienza & Vita intravede come motivazione quella «cultura dello scarto di cui il caso Charlie è diventato tragico simbolo».
Il bimbo, commentano gli esperti dell’associazione, «è affetto da una patologia ancora inguaribile, ma dove non si può guarire si può curare»; inoltre, «tentare una terapia sperimentale e incerta negli esiti, ma, a quanto pare, scientificamente fondata, poteva rappresentare un’ultima possibilità per attenuare i sintomi più gravi e rallentare il progredire del quadro verso la morte», ma «neppure questa possibilità è stata concessa al piccolo Charlie». Di qui l’espressione di «profonda e sofferta vicinanza» ai suoi genitori che lo hanno circondato di cure e d’amore lottando per la sua vita, ai quali viene negata «persino la consolazione di farlo morire a casa. Sentiamo l’esigenza – conclude la nota – di riaffermare con vigore che la vita di ciascun essere umano è un diritto fondamentale ed inviolabile e che ogni intervento medico deve essere orientato alla sua tutela e promozione, nel pieno rispetto della dignità della persona».
Intanto per Charlie si mobilita anche il Movimento dell’Amore familiare, che invita ad accompagnare con i fatti la preghiera per il piccolo e per la sua famiglia, convocando una manifestazione per domani, 6 luglio, alle 19.45 in piazzale di Porta Pia a Roma. «Saremo presenti con cartelloni e megafono e ci saranno delle testimonianze – dichiara il presidente Patrizio De Zuliani – per dire il nostro no, il nostro desiderio di non renderci colpevoli del silenzio su questo crimine orrendo, spaventoso e legalizzato. Non può decidere lo Stato».
5 luglio 2017