Cerimonia a via Fani, Mattarella depone una corona

Commozione davanti alla nuova lapide commemorativa degli uomini della scorta di Moro uccisi il 16 marzo 1978. Inaugurato un giardino. Gabrielli: oltraggio nobilitare i terroristi, erano criminali

Commozione in via Fani, a 40 anni esatti da quel 16 marzo 1978 che rappresentò una ferita nella storia democratica del nostro Paese. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pochi minuti dopo le 9, all’ora esatta della strage in cui furono uccisi gli uomini della scorta di Aldo Moro e fu sequestrato il presidente della Dc, ha deposto una corona di fiori in via Mario Fani, al quartiere Trionfale. Un lungo applauso, poi il silenzio.

L’anniversario è stato celebrato con l’inaugurazione di un monumento commemorativo dedicato a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Erano presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, altri rappresentanti delle istituzioni e i familiari delle vittime.

Inaugurato anche un giardino dedicato alle vittime di via Fani. «Inauguriamo oggi il giardino e il memoriale ai martiri di via Fani – ha detto Virgina Raggi, sindaco di Roma – perché la memoria per noi è fondamentale. Il Comune di Roma non solo vuole rendere omaggio ma vuole ricostruire uno spirito di comunità che si deve fare anche celebrando momenti molto importanti come questo. Io sono cresciuta – ha continuato commossa – con il pensiero di essere nata nell’anno di Moro, uno spartiacque». Raggi ha «ringraziato soprattutto le forze dell’ordine che ogni giorno in silenzio fanno il loro lavoro perché sono uomini di Stato. Il 21 febbraio quella targa è stata barbaramente vilipesa», ha ricordato riferendosi alle scritte offensive (“morte alle guardie”) compare sulla precedente targa che ricordava i cinque uomini della scorta di via Moro. «Non possiamo accettare che qualcuno offenda il nome di quelle persone e delle forze dell’ordine».

Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha criticato certe commemorazioni di questi giorni proposte dai mezzi di comunicazione. «Oggi riproporli in asettici studi televisivi come se stessero discettando della verità rivelata, credo sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita per questo Paese». Gabrielli ha parlato di «una sorta di perverso ribaltamento» in cui «si confondono ruoli e posizioni. Dobbiamo ricordare chi stava da una parte e chi dall’altra. Nei giorni in cui si rievoca il quarantennale della strage abbiamo subito l’oltraggio di vedere dei “sottopancia” nei quali si riporta “dirigente della colonna romana delle Brigate rosse”. Credo sia un pugno allo stomaco. Io non so – ha aggiunto – se in analoghe circostanze sia stato scritto dirigente della cosca di Brancaccio o Riina dirigente di Cosa Nostra. Le parole spesso sono usurate: “dirigente” nobilita e attribuisce responsabilità positive; magari sarebbe stato più giusto dire criminale e terrorista che aveva la responsabilità morale e materiale di quello che ha fatto».

Il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri intervenendo alla inaugurazione del giardino dedicato ai martiri di via Fani ha detto: «Ringrazio fortemente il prefetto Gabrielli che ha ribadito con forza quello che dovrebbe essere nella memoria e nella convinzione di tutti. Chi ha sbagliato, e così gravemente, merita il più ampio rispetto per il percorso individuale di ravvedimento e per il reinserimento in società come prevede la Costituzione, ma non può essere portato come rappresentante di qualcosa che la storia ha dimostrato essere sbagliato».

Tante le dichiarazioni di esponenti politici dopo la cerimonia, sia pure attraverso i social. Il presidente del Senato Pietro Grasso su Facebook ha scritto: «Non dobbiamo smettere di cercare la verità, anche se scomoda. Non dobbiamo dimenticare la lezione di statisti come Aldo Moro». Su Twitter il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha scritto: «Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino. Servitori dello Stato uccisi nell’attacco terroristico di via Fani spesso dimenticati. Insieme ad Aldo Moro sono stati vittime della violenza delle Br in uno dei momenti più bui della storia italiana». Ancora su Facebook, la presidente della Camera Laura Boldrini ha ricordato che «negli anni successivi il terrorismo fu sconfitto, la democrazia e le istituzioni si dimostrarono più forti degli assassini che volevano distruggerle ma l’Italia non fu più la stessa perché con la morte di Aldo Moro la politica italiana perse un protagonista colto e appassionato del progetto di inclusione delle forze politiche e sociali nella vita democratica del Paese».

Intanto il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro Giuseppe Fioroni è stato ricevuto questa mattina dal capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone. Al centro dell’incontro, l’acquisizione di una serie di atti da parte della Commissione che ha portato alla luce nuovi misteri sulla strage di via Fani di 40 anni fa, sui 55 giorni di prigionia e sull’omicidio di Moro.

16 marzo 2018